Giardini Naxos, il trasformismo trionfa

Ed il tempo passò, smentendo gli antichi detti. I greci sostenevano il loro “Panta Rei”, i Romani il loro “Nihil aeternum est”, la Scienza moderna il suo dogma: “nulla si crea nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Nel divenire sta l’eternità delle cose. Cambiare, evolvendosi e, mutando, adattarsi. Questa necessità di cambiamento però, sembra non esserci nel Dna dei cittadini giardinesi.

Con le piogge di marzo e il sol d’aprile, sono spuntati i primi striscioni che annunziano la candidatura di coloro i quali aspirano a coprire lo scranno più alto del Palazzo dei Naxioti. Tanti i concorrenti, molti gli appetiti, pochi i palati buoni. Molti sono inadatti, qualcuno è più adatto, tanti i poco preparati. Torna, però, a primeggiare il male endemico della politica italiana, quel male che fu di Antonio Depretis: il trasformismo, che oggi, a Giardini, prende il nome di fregolismo, in onore del grande Fregoli, capace di assumere qualsiasi fisionomia.

Il sommo Dante scriveva: “quando finisce il gioco della zara, colui che perde se ne sta dolente, con l’altro se ne va tutta la gente”. Infatti, la vittoria ha tanti padri, mentre la sconfitta è orfana. Pur di conservare la poltrona o di conquistarla, molti ballano la danza del trasformismo, cambiando casacca. È vero, solo gli imbecilli non cambiamo mai opinione, ma cambiare casacca, politica, ideologia, all’ultimo momento, non è né salutare, né opportuno. L’incoerenza è sovrana; la corsa per trovare collocazioni che abbiano più probabilità di essere eletti o rieletti è frenetica. Si dimentica il passato, quanto detto, quanto affermato, come se la coerenza politica fosse patrimonio solo degli imbecilli. Si passa da uno schieramento che fino ad ieri era stato di opposizione ad una coalizione che, sulla carta, risulta vincente. Viceversa, si lascia una aggregazione nella quale si è stati attaccati per cinque anni, godendone i benefici per passare ad una altra che si pensa, sarà maggioritaria.

A cosa è dovuto, questo trasformismo attivato a pochi giorni dalle elezioni? Perché si lasciano posizioni di comando e si contesta quanto prima si è approvato? Cosa è successo? Quali i retroscena? Si cercano voti, vantando verginità perdute. Si dimentica che il voto è un rapporto di fiducia che si stabilisce fra l’eletto e l’elettore. L’elettore delega l’eletto a rappresentarlo, per vedere realizzati i suoi sogni, risolti i suoi problemi, concretizzate le sue aspettative. Come si può continuare ad avere fiducia in persone che, fino a pochi giorni fa, militavano in liste vincenti ed ora, all’improvviso, cambiano casacca?

La baraonda è terribile; la confusione e la disinformazione enormi. Si ripropongono nomi che sono contestati, dai fatti come dai cittadini. Coloro i quali sono stati scelti per formare le liste debbono trarre insegnamenti dal passato, dai risultati visibili. Debbono valutare con estrema attenzione le persone che debbono essere candidate, valutandone l’operosità, le capacità dialettiche e politiche, l’impegno, il retroterra culturale e sociale, il coraggio nell’incarico da assumere. Chi vuole amministrare per interposta persona, sappia che Giardini non lo permetterà più. La città di Giardini vuole persone che, dall’esperienza vissuta, magari non brillante, perché fatti e situazioni ne hanno determinato la poca riuscita, siano capaci nel migliorarsi, umili nel riconoscere i propri sbagli e ammettere i propri errori. Sbagliare è umano; però, solo chi sbaglia è capace di correggersi, ma ci vuole tanta capacità, molta umiltà e soprattutto tanta, tanta intelligenza.

Francesco Bottari