La possibilità che cada in prescrizione il procedimento in corso al Tribunale di Catania per le vicissitudini del bilancio del Comune capoluogo etneo relativo al periodo 2006-2008, prende sempre più concretezza di udienza in udienza.
Oggi è stato necessario un altro rinvio per via di un difetto di notifica ad uno degli imputati, Vincenzo Emanuele e ciò nonostante l’udienza in data odierna provenisse dal rinvio chiesto lo scorso 30 marzo per la stessa causa.
Il Pubblico Ministero, il dottore Marco Bisogni, ha tentato di far accogliere un’eccezione, ma senza successo. Infatti, in Aula si è dato atto che la Giurisprudenza è costante nel concedere venti giorni “liberi” (vale a dire senza festività in mezzo) tra la data della notifica all’imputato e la data dell’udienza. Pertanto il procedimento in questione scivola al 25 maggio invece del 7 dello stesso mese, così come chiesto dal PM. In quella data la Difesa potrà citare tutti i testi della sua lista.
Il procedimento vede rinviati a giudizio la rosa di uomini che dal 2006 al 2008 mise mano ai bilanci comunali: l’ex sindaco Umberto Scapagnini, deceduto; gli ex assessori al Bilancio Francesco Caruso e Gaetano Tafuri; l’ex commissario straordinario che al Comune sostituì il dimissionario Scapagnini nel 2008, Vincenzo Emanuele; gli ex ragionieri generali Vincenzo Castorina e Francesco Bruno; i dirigenti del Comune Mario D’Antoni, Carmelo Pricoco, Santo Cimellaro e Luigi Asero. L’accusa, formulata nel novembre del 2012 dal sostituto procuratore Alessandra Chiavegatti, è di aver redatto “piani di rientro con cifre gonfiate per garantire gli equilibri dei bilanci di previsione del Comune di Catania fra il 2006 e il 2008”. Precisamente, “si prevedevano otto milioni di euro di entrate per il 2006, a fronte di un incasso reale di appena un milione e 700mila euro; 50 milioni di introiti previsti con il condono edilizio del 2007, a fronte di entrate di appena due milioni e 200mila euro; per il 2008, anno di insediamento del commissario Emanuele, gli introiti previsti con il solo condono edilizio erano di circa 40 milioni di euro, a fronte di due milioni e mezzo effettivamente incassati”.
Flora Bonaccorso