Era stato enfaticamente preannunciato come «un evento nuovo per la Sicilia, ancora “vergine” per questi fenomeni musicali». Ma sta di fatto che l’“Etna Burning Festival”, svoltosi nello scorso fine settimana a Linguaglossa, si sta lasciando dietro una scia di pesanti polemiche.
L’iniziativa, che a quanto dichiarato dagli organizzatori era «mirata a sviluppare la cultura e ad accrescere il turismo in una zona particolarmente vocata ad esso, come l’Etna», forse avrà fatto conoscere a qualche centinaio di persone in più i “dj” locali ad essa partecipanti, ma per il resto avrebbe lasciato solo… macerie. A denunciare ciò è Sergio Mangiameli, fondatore dell’associazione di educazione ambientale “Piuma Bianca”.
«Sulla contrada Pernicana dell’Etna, ricadente nel territorio del Comune di Linguaglossa – dichiara Mangiameli –, è andato in scena “un lungo week-end di paura”, almeno per i turisti in fuga dai rifugi Ragabo e Brunek, e per gli animali selvatici “violentati”.
«Da venerdì a domenica scorsi, responsabili di questa offesa alla natura ed imbecilli dell’ultima ora non sono stati solo coloro che hanno suonato continuamente “a palla” (notti comprese) musica techno e “sparato” potenti fasci di luce sulle chiome dei pini del bosco, ma anche e soprattutto le pubbliche istituzioni locali, che avrebbero dovuto fare da controllori e prontamente intervenire in presenza delle numerose proteste al riguardo. Il Comune di Linguaglossa ed il Parco dell’Etna hanno invece rilasciato autorizzazioni e nulla-osta agli organizzatori di una manifestazione il cui titolo (“burning”, ovvero “incendiare”) è già di per sé una follia, specie in un parco naturale.
«Lasciando stare che siamo in presenza di una “Zona B” di un’area protetta nonché di un “S.I.C.” (Sito d’Interesse Comunitario) e che sarebbero stati necessari (così come dichiarato dai rappresentanti del Corpo Forestale) altri accertamenti prima di rilasciare il nulla-osta allo svolgimento dell’evento in questione; ma come hanno potuto degli enti pubblici locali, preposti anche alla tutela della natura, autorizzare questo enorme sfregio in uno dei polmoni verdi più importanti dell’Etna?!
«Se il Comune di Linguaglossa è stato leggero e strafottente (ciò verrà accertato da un’indagine in corso), l’Ente Parco non ha scusanti, perché i suoi dirigenti hanno avallato una “porcheria” che sta all’area protetta, di cui sono responsabili, come… un “bestemmione” in chiesa durante la messa.
«E dire che, appena pochi giorni fa ed al cospetto di un esponente del Governo nazionale e di una moltitudine di scolaresche, era stata posizionata in zona l’ambita Stele dell’Unesco che ha sancito, grazie anche all’impegno dei funzionari del Parco nonché della nostra associazione, l’ingresso dell’Etna nel “Patrimonio dell’Umanità”. Nel corso di quella cerimonia, si disse che “bisognava lasciare un ambiente migliore ai bambini ed alle generazioni future”, ed a tal fine erano state rimesse in libertà alcune specie di animali selvatici, che forse, dopo le violenze inflitte loro dai suoni e dalle luci di questo “Burning Festival”, sarebbero stati meglio in gabbia…».
Senza voler entrare nel merito di tale polemica, riteniamo che la valorizzazione turistico-culturale dell’Etna e dei suoi Comuni debba anche passare dall’allestimento di eventi artistici e di spettacolo di un certo richiamo, ma che comunque siano sempre rispettosi del “genius loci”, ossia, nel caso di specie, di un idilliaco ambiente naturale, che potrebbe ben ospitare una rassegna pop-cantautorale di tipo “woodstockiano”, ma non certo “discoteche all’aperto” o gli ancor più dannifici “rave-party”.
Rodolfo Amodeo