D’altronde si sa, la politica è un “io ti do, tu mi dai”. Lo sa bene chi starebbe per diventare (secondo indiscrezioni) il prossimo presidente di Pubbliservizi, la società partecipata della ex Provincia regionale di Catania che “fornisce servizi di gestione integrata del patrimonio dell’Ente provinciale garantendo efficienza, efficacia ed economicità delle prestazioni” (dal sito ufficiale di Pubbliservizi Spa).
Uno sponsor col quale lo stesso Adolfo Messina deve aver fatto pace proprio nelle ultime settimane. Ricordiamo, infatti, ciò perché non molto tempo fa (esattamente il 22 gennaio scorso), proprio di Giovanni
Il riferimento economico di Messina – quando parla di Pistorio – è al recente incarico da segretario ottenuto dal neo assessore regionale all’Agricoltura, Ettore Leotta. Quest’ultimo (secondo una ricostruzione sostenuta e trascritta altrove anche da Messina), avrebbe ottenuto tale incarico dietro indicazione di Pistorio, che ne ha quindi successivamente beneficiato diventandone collaboratore più stretto, a libro paga regionale. Una critica fortissima e dall’indubbio valore etico, quella di Messina. Se non fosse per due piccoli particolari.
Particolare uno: come Giovanni Pistorio, anche Adolfo Messina è stato pagato coi soldi dei contribuenti. Ebbene, è stato consulente esterno durante il governo regionale siciliano presieduto da Raffaele Lombardo (“amico quarantennale”, dice lui), con la qualifica di un non meglio precisato “Consulente esperto del Presidente”. Un incarico durato un anno e dieci mesi (dal marzo 2009 al dicembre 2010) e pagato 10.329,15 euro.
Particolare due: come Giovanni Pistorio, anche Adolfo Messina può essere definito un trombato della politica. Infatti, fu candidato alle elezioni amministrative nella sua Paternò nel 2007 in una lista civica dal nome “Liberali e Riformatori per Paternò” (in una coalizione alternativa al centrodestra), ottenendo soltanto 51 preferenze personali ed ovviamente non centrando l’elezione in assise civica. Nei cinque anni precedenti, però, il centrodestra paternese adottò Adolfo Messina come uno dei “massimi esponenti cittadini di Forza Italia” (citazione del quotidiano La Sicilia). C’è da dire che alle amministrative in cui Messina fu candidato, il partito di Berlusconi era in coalizione con il fu sindaco Pippo Failla (An), contrapposto alla coalizione dentro cui Adolfo Messina fu successivamente candidato.
Ma la “trombata politica” più significativa Messina l’ha collezionata alle scorse elezioni Politiche del 2013, in occasione delle quali è stato ancora candidato ma questa volta col centrosinistra di Pierluigi Bersani nella lista “Moderati” (di cui era capolista). Quello dei “Moderati” – per quel che se ne sa – fu un progetto politico cucito addosso ad Adolfo Messina, che con l’eventuale attribuzione del premio di maggioranza sarebbe approdato in Senato – in quanto capolista col sistema bloccato – anche se l’intera lista avesse ottenuto numeri da prefisso telefonico. Sfortuna volle che l’obiettivo di ottenere tanti voti quanto un prefisso telefonico fu raggiunto (9356 preferenze con lo 0,41% in tutta l’Isola), ma il premio di maggioranza per il Senato in Sicilia lo prese il centrodestra. Messina restò fregato un’altra volta (a vantaggio del giarrese Pippo Pagano ndR).
Che dire, quindi? Chi si somiglia si piglia (Pistorio-Messina). E fu così che tra un’intervista farlocca ed un’altra, tra un amico presunto ed un altro, tra un fotomontaggio ed un altro, Adolfo Messina giungerebbe al suo nuovo impegno politico. Questa volta dietro le quinte, però. Vale a dire in Pubbliservizi, una società da centinaia di dipendenti ed il cui consiglio di amministrazione e la presidenza costano ai siciliani decine di migliaia di euro ogni anno. Niente male.
Se replicherà, al solito suo, l’interessato lo farà raccontandovi di qualche canzone cantata dal sottoscritto al karaoke (che volete? Ho il vizio del microfono), oppure attribuendomi il titolo di barzellettiere (ho la risata facile). Togliamoci il dente, replico subito: meglio essere estrosi in casa propria (e con soldi propri) che saltimbanco in casa d’altri (coi soldi di tutti).
Unico interrogativo serio rimasto senza risposta altrettanto seria: perché la presidenza di Pubbliservizi di Catania resta sempre a Paternò? Mistero della (mala)politica?
Andrea Di Bella
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