A partire dal 2007 e sino a qualche giorno fa, il noto artista figurativo Giovanni Murganti, durante le sue escursioni subacquee, ha rinvenuto sui fondali antistanti al quartiere Tysandros interessanti reperti che testimonierebbero la veridicità di quanto riferito dalle leggende e dai racconti popolari sul colonizzatore greco Teocle, sulla misteriosa statua di Apollo Arcageta e sullo sbarco di San Pancrazio. Da tali ritrovamenti si evincerebbe, inoltre, l’esistenza in zona, nell’antichità, di un porto ben attrezzato
Il Comune di Giardini Naxos ha la fortuna di annoverare tra i propri abitanti il quotato artista figurativo Giovanni Murganti, poliedrico scultore e pittore nativo del Siracusano, ma ormai da una vita residente nella cittadina turistica messinese, della quale si è “innamorato” in occasione di una gita negli anni dell’infanzia (Cupido, poi, ha fatto il resto propiziando il suo matrimonio con una donna del luogo).
La “fortuna” di avere il maestro Murganti come concittadino non è riferita solo alla statura artistica del personaggio (il quale ha all’attivo mostre in tutta Italia ed all’estero e numerosi riconoscimenti conseguiti nell’ambito di prestigiosi concorsi internazionali), ma anche al fatto che questo apprezzatissimo creativo, quando posa scalpelli e pennelli, indossa muta e pinne per immergersi nel mare naxiota e praticare il suo amato hobby delle escursioni subacquee, da cui sono scaturite interessanti “sorprese” per quanto riguarda il glorioso passato della prima colonia greca di Sicilia, per certi versi non ancora del tutto conosciuto.
Otto anni fa, in particolare, durante alcune sue immersioni nelle acque antistanti al lungomare Tysandros, Giovanni Murganti si è accorto della presenza sui fondali (a circa cinquanta metri dalla costa e ad otto di profondità) di due grosse ancore nonché di diversi blocchi di pietra squadrati (presumibilmente appartenenti ad un molo o ad un muro) dai quali si evincerebbe che quella zona potesse ospitare, a suo tempo, un porto, che potrebbe magari essere stato l’approdo dei colonizzatori greci guidati da Teocle. Questi ultimi, sulla base di quanto riferito dallo storico Tucidide, quando nel 753 a.C. sbarcarono a Naxos eressero sulla spiaggia un altare con la statua del dio Apollo Arcageta, divinità propiziatoria dei viaggi. Ed è proprio qui che, esattamente otto anni dopo quei primi rinvenimenti dell’artista-sub, si innesta la nuova scoperta fatta dallo stesso nei giorni scorsi.
Sempre in quei fondali antistanti al quartiere Tysandros, infatti, il novello “Indiana Jones” si è adesso imbattuto in un pezzo marmoreo la cui conformazione evoca una parte di arto inferiore umano (probabilmente il polpaccio della gamba destra). E di sculture e forme anatomiche Giovanni Murganti, data la sua professione, è uno che se ne intende.
«Così come ho doverosamente fatto – sottolinea l’“archeologo per caso” – con i reperti da me rinvenuti negli anni passati ed oggi custoditi presso il Museo Archeologico di Naxos, consegnerò quanto prima questo presumibile pezzo di scultura agli uffici della Soprintendenza ai Beni Culturali. Intanto ritengo ci si trovi in presenza di una parte di statua raffigurante un essere umano (o una divinità “umanizzata”) a dimensioni pressoché naturali (stando alla misura di questo presunto polpaccio, è probabile che l’intera scultura fosse alta circa un metro ed ottanta centimetri). E collegando questo mio nuovo ritrovamento a quelli in cui mi sono imbattuto otto anni fa, niente di strano che esso facesse parte della statua di Apollo Arcageta, eretta in quella zona dai calcidesi non appena sbarcati».
A questo punto, potrebbe anche darsi che nei reperti recuperati da Giovanni Murganti nel 2007 e, da ultimo, qualche settimana addietro, si intreccino le storie di due eccelse personalità ambedue “venute dal mare”. Si narra, infatti, che quella statua di Apollo Arcageta, voluta dal condottiero ateniese Teocle, venne fatta abbattere, in quanto simbolo di un culto pagano, da San Pancrazio, primo vescovo cristiano di Sicilia approdato a Giardini Naxos dalla Siria nel 42 d.C. Non è, dunque, del tutto peregrina l’ipotesi che i cocci di quel simulacro ridotto in frantumi siano andati dispersi in mare, e che uno di essi possa essere quello portato alla luce nei giorni scorsi dal maestro Murganti.
«Si discute da tempo – dichiara quest’ultimo – su dove possa essere andata a finire la “misteriosa” statua di Apollo Arcageta e sulla veridicità di quanto si narra sul conto di San Pancrazio, particolarmente venerato a Giardini Naxos: se si riuscisse a dimostrare che quel pezzo di scultura da me rinvenuto nei fondali marini antistanti alla spiaggia di Via Tysandros apparteneva effettivamente alla statua del dio pagano, la leggenda verrebbe confermata dalla storia reale».
Ma c’è anche un’altra interessantissima e suggestiva ipotesi che le scoperte di Giovanni Murganti potrebbero suffragare, ossia l’esistenza nella zona in questione di un porto o di una qualche forma di approdo strutturato.
«Oltre che da quei blocchi di pietra ben squadrati che rinvenni lì otto anni fa e che fanno pensare ad una sorta di bastione – sostiene al riguardo Murganti –, lo deduco anche dalle due ancore che, sempre allora, trovai in quello stesso tratto di mare e risalenti ad epoche diverse, in quanto, come gli esperti della Soprintendenza hanno appurato, una romana e l’altra bizantina: se fossero state contemporanee l’una dell’altra, si sarebbero anche potute trovare lì per caso perché appartenute ad una stessa nave e trascinate dalle correnti marine; ma trattandosi di reperti di differente datazione, è probabile che quell’area sia stata per diversi secoli un punto di ormeggio per le imbarcazioni».
Il mare, si sa, custodisce tanti segreti; ma ancor di più per una cittadina come Giardini Naxos, che proprio dal mare, con i suoi naviganti, condottieri e santi venuti da terre lontane, ha visto originarsi la sua storia.
Rodolfo Amodeo
FOTO: Giovanni Murganti con il presunto “polpaccio” della statua di Apollo Arcageta da lui recentemente rinvenuto