Non c’è stato il consueto taglio del nastro, né la tradizionale benedizione. Il nuovo Museo, invece, è stato aperto al pubblico con la classica formula pronunciata dalla minisindaco di Randazzo, Alice Giardina, alla fine degli interventi programmati.
La manifestazione si è aperta con i saluti e il discorso inaugurale del sindaco Michele Mangione. Egli ha esordito ringraziando i predecessori, Agati e Del Campo e l’ex vicesindaco Grazia Emmanuele, oggi consigliere comunale di maggioranza. “Vorrei ricordare – afferma – che senza la collezione di Pupi non vi sarebbe stato il Museo. Quindi mi sembra doveroso ringraziare il professor Agati per aver colto prontamente la fortuita e fortunata occasione, come raccontato dallo stesso sulle pagine di questa testata, e in seguito per aver integrato la collezione con il resto dei pupi tramite il caparbio lavoro della dottoressa Grazia Emmanuele, allora
A seguire ha parlato Salvatore Spartà, amministratore delegato del Distretto Taormina Etna. “L’obiettivo del progetto – ci dice – è quello di fare in modo che il visitatore si soffermi nel nostro territorio, evitando il “mordi e fuggi” che purtroppo caratterizza il turismo locale, nonostante le bellezze naturali, l’arte, la cultura e la natura proprie di questa zona. Il progetto “I musei dell’identità storica etnea” rappresenta certamente un modo più che concreto di incoraggiare il turista a rimanere più a lungo possibile nelle città interessate dal progetto (Bronte, Linguaglossa, Maletto, Randazzo). Il Museo dell’Opera dei Pupi, appena inaugurato, oltre ad aiutare il turismo, impreziosisce la città di un altro sito. Prossimamente – conclude Spartà – ai visitatori sarà offerta la possibilità di fruire lo spazio museale attraverso servizi multifunzionali con tecnologia wi-fi e tramite applicazioni per smartphone”.
Rosaria Gargano, in rappresentanza della sua famiglia di “Opranti”, ha raccontato con la veemenza della passione, “il mestiere del “Puparo” che – a suo dire – non è soltanto un lavoro ma soprattutto una filosofia di vita. Nel suo intervento ella ha fatto cenno pure alle difficoltà economiche che le pochissime compagnie ancora in vita affrontano quotidianamente per continuare a narrare un pezzo di Sicilia che scompare inesorabilmente, giorno dopo giorno”.
Alla serata inaugurale c’erano, insieme ai genitori, numerosi bambini e ragazzi curiosi di seguire la messa in scena dell’Opera dei Pupi “Scontro tra Perseo e Medusa”. Lo spettacolo, curato dall’associazione culturale “Opera dei Pupi Messinesi in memoria di R. Garagano”, si è tenuto dopo un brindisi nel cortile esterno dell’ex Macello con l’antico selciato di pietra lavica, ai piedi delle mura di cinta medievali.
Il museo dell’Opera dei Pupi di Randazzo si sviluppa in un percorso espositivo articolato in più ambienti: l’ingresso con la reception e a seguire, da un lato, la sala versatile in cui si terranno conferenze, mostre ed esposizioni temporanee; dall’altro lato un punto informativo per la promozione turistica. Il cuore del Museo, di forte impatto visivo, invece, è concentrato in un unico ambiente espositivo che accoglie trentasette pregiati Pupi siciliani dell’ex collezione Ninì Calabrese. Pannelli esplicativi e scritte didascaliche accompagnano i visitatori tra i maestosi Pupi siciliani realizzati nel periodo della Grande Guerra con materiali artigianali e armature in metallo sapientemente lavorato a mano, secondo un canone prestabilito, quello catanese.
Se in tanti oggi celebrano il neo Museo dell’Opera dei Pupi di Randazzo, un operatore del settore, Venerando Gargano, ne ridimensiona gli elogi. “L’insieme, così com’è stato realizzato – ci dice il Puparo messinese in un’intervista che sarà pubblicata dal nostro giornale nei prossimi giorni – non può definirsi un vero e proprio Museo dell’Opera dei Pupi”. Tuttavia, la pregevolezza dei Pupi che ivi si conservano, potrebbe essere il punto di partenza per un incremento di altre raccolte che si vorranno acquisire”.
Finalmente – dichiara entusiasta Gianluca Lanza, vicesindaco con delega al turismo – dopo una lunga e travagliata ristrutturazione dei locali dell’ex Macello, la nostra collezione di Pupi siciliani, tra le più importanti di Sicilia, torna fruibile. Attraverso il nuovo e moderno Museo dell’Opera dei Pupi punteremo tantissimo per il rilancio turistico ed economico della nostra città. Abbiamo colto la circostanza dell’inaugurazione per riprogettare i ticket d’ingresso ai Musei civici che avranno anche la funzione di biglietti da visita del nostro sistema museale. Ciò è stato possibile grazie alla generosità di due sponsor locali che ringrazio personalmente. Per quanto riguarda il futuro, già dal prossimo mese di giugno, ospiteremo nell’apposita sala un evento importante. Sarà inaugurata la mostra dei dipinti della collezione Augusto Daolio, che fu anche un affermato cantante e leader storico dei Nomadi. Il mio ringraziamento va alle numerose persone che in ogni tempo hanno reso possibile tutto ciò che oggi abbiamo consegnato alla pubblica fruizione. La mia speranza è che il nuovo Museo sia incrementato e diventi fin da subito una meta preferita dai turisti”.
“Mi piace pensare che il Museo dell’Opera dei Pupi – conclude il sindaco Mangione – non sia soltanto di Randazzo, ma dell’intero territorio di questo meraviglioso versante dell’Etna. Sui tre Musei civici ho in mente diversi progetti che prevedano un ammodernamento, soprattutto nel concetto espositivo, integrato da moderni strumenti che aiutino a potenziarne lo studio e la fruizione. Certamente, c’è da riconsiderare anche i luoghi che ospitano le varie collezioni. C’è da fare uno sforzo non indifferente per riuscire a individuare le fonti di finanziamento, impensabile il ricorso a fondi del bilancio comunale ormai al collasso. Penso soprattutto a quelli europei. Le idee sono tante e tanta è la volontà, sono sicuro che sapremo metterle a frutto con la collaborazione di tutti, perché se ciò accadesse a goderne i benefici non sarà il Sindaco protempore ma la città intera”.
In occasione dell’inaugurazione, l’ingresso al Museo dell’Opera dei Pupi sarà gratuito per tutto il mese di maggio.
Gaetano Scarpignato