“Qui comunisti, democratici e fascisti giocano insieme a carte”; così scriveva lo scrittore Carlo Levi riferendosi a Santa Maria di Licodia. Ma questo penetrante ritratto della realtà di provincia potrebbe benissimo applicarsi a Giarre. Nella nostra cittadina, le diverse realtà ideologiche si alternano al governo degli organi locali in un tacito accordo di opposizione, che esclude qualunque mordente identitario e collettivista. Questo schema di potere si riflette anche nella toponomastica locale, ove la convivenza di personaggi storici e politici portatori di idee e azioni in contrasto tra loro non sembra essere un problema.
Troviamo intitolazioni variegate e stridenti: dagli uomini-simbolo della sinistra italiana (Berlinguer, Gramsci e Pertini) a quelli della destra missina (Almirante), del centro democristiano (De Gasperi e Moro) e perfino dell’indipendentismo siciliano (Finocchiaro Aprile). Tutti insieme, quasi come giocatori di una squadra di successo che abbiano contribuito, in egual misura, alla vittoria, e non come uomini animati da passioni forti e opposte, che in vita si erano in alcuni casi odiati e vituperati.
Talvolta, il contrasto viene esasperato dalla vicinanza geografica o addirittura dall’attiguità, come nell’ultimo caso dello scorso agosto: l’alzata d’ingegno di dedicare al Bersagliere d’Italia la scalinata che conduce a piazza Fabrizio De Andrè (ex piazza Marino, nel quartiere Camposanto Vecchio – nella foto), cantante e poeta anarchico e antimilitarista. Entrambe figure degne di rispetto, ma portatrici di visioni della realtà opposte. Nessuno sembra aver notato l’incongruenza, tutto tace.
L’attribuzione di nomi alle strade è, nella cultura europea, una lotta per la definizione di significati collettivi. A Giarre, invece, diventa lo sbandierato successo di un movimento d’opinione, di un’associazione locale o di un piccolo gruppo di pressione. Le molte anime della città sono immerse in un quieto vivere che sminuisce il significato di questo tipo di battaglia, perché non la inserisce all’interno di una guerra morale volta al cambiamento dei nomi e, dunque, dei significati della realtà locale. Tant’è che, laddove il fenomeno criminale in genere e mafioso in specie è forte e radicato, nessuno reclama l’intitolazione di un luogo simbolico e conosciuto alle figure che hanno lottato contro Cosa Nostra in ambito locale e regionale. Di fatto, le uniche due vittime della violenza mafiosa che danno nomi a strade giarresi (Pio La Torre e Piersanti Mattarella) erano uomini politici e non esponenti della società civile.
Mario Lo Iacono