“Quando è stato trovato Orazio – dice Anna Consoli, la mamma – l’officina era sottosopra, con un martello per terra con il manico spezzato. Rotto anche il computer. Che cosa è successo dentro l’officina? A mio figlio non hanno fatto nemmeno l’autopsia. Mi chiedo il perché?”.
Papà Vincenzo: “Una signora che abita di fronte l’officina ha visto la sera della morte di mio figlio, prima degli uomini che discutevano animatamente con Orazio. Poi il 30, a mezzogiorno, ci sarebbe stata una lite furibonda. Perchè non hanno mai indagato su questi particolari? Perché non hanno mai sequestrato l’officina, non hanno mai chiesto i vestiti, il martello, il computer? Tutti questi oggetti sono a casa mia. Al momento del ritrovamento Orazio aveva un ematoma sulla fronte, e graffi in faccia. Mi chiedo, una persona che si suicida si graffia la faccia da solo, si fa gli ematomi da solo? Come se le è fatte queste ferite mio figlio?”.
“Secondo me – conclude amaramente il signor Stancanelli – c’è stata una lite, di cui non conosco i motivi, e il suicidio è stato solo una messa in scena”.
Ma l’inchiesta, chiediamo, è chiusa? “L’inchiesta – spiega l’avvocato della famiglia Stancanelli, Maria Fallico – è nelle mani del sostituto procuratore Angelo Brugaletta e non ci sono state richieste di archiviazione da parte della Procura della Repubbblica. La relazione sull’ispezione cadaverica effettuata dal medico legale Giuseppe Ragazzi è stata depositata ma non ne conosciamo le conclusioni. Può darsi che si tratti di elementi irrilevanti, non lo sappiamo, però è anche vero che, dopo un anno, qualche risposta la meritiamo”.
Orazio Vasta