Per fortuna questi film da me visti, i primi due in particolare, sono “leggibili” e le discipline sociologiche sono interessate solo alle manifestazioni artistiche che contengono un messaggio “leggibile” in negativo o positivo per la gente. In questo senso si può dire, tranquillamente, che i film italiani sono degli ottimi film, la cui produzione, direzione, interpretazione, e quanto altro, risultano di ottima qualità ed anche il marketing è di alto livello. Non dimentichiamo, come ha affermato Sorrentino, che la ragione principale per cui si viene al Festival è il mercato e questo non solo per alleviare le bruciature della sconfitta.
Il pensiero occidentale, speriamo decada presto, è totalmente pregno dell’attenzione per l’avere per poi scoprire che in fondo si diventa sempre più poveri. Le storie più belle ed il pensiero orientale è ricco di questo, hanno attenzioni verso il dare, verso la donazione di sé (amore), verso una utilità della propria opera per gli altri. Il Cinema che non riesce a fare questa attenzione diventa, nella sostanza, diseducativo e resta schiavo della cultura del mercato, del vendere, di una mercificazione, ed è per questo che l’industria cinematografica va a Cannes, come ad altri Festival, per allargare la vendita dei films all’estero. Al Festival, come in ogni Festival, c’è lotta di mercato e sottotraccia c’è sempre del marcio, è bene dirlo. Se a questo si aggiunge una grossa ingenuità commessa a Cannes dalla produzione dei tre film italiani in concorso il quadro è completo, con relativa frittata inclusa. Cosa è successo? Presto detto. La nostra squadra italiana, più passavano i giorni e più sembrava destinata a grandi risultati. La sicumera è stata troppa: il giovedì i cast dei 3 film si sono fatti fotografare tutti e tre insieme: una specie di festeggiamento anticipato. Ora a cominciare da Sorrentino (“non voleva essere un gesto trionfalistico, solo un modo di farci gli auguri”) cercano di giustificarsi ma la frittata era stata già fatta, ed ha finito per pesare anche l’assenza in giuria di componenti italiani. Chi aveva interesse ad equivocare ha trovato dell’ottimo pane. L’Italia ora impari dalla Francia e se possibile porti film meno tristi e più educativi.
Salvo Marino