Dopo tanto silenzio, i responsabili della clinica Gibiino parlano e lo fanno, dicono, per «mettere fine al fango» caduto sulla casa di cura dove, il 12 febbraio scorso, è nata Nicole che sarebbe morta su un’ambulanza mentre era in viaggio per Ragusa per la mancanza di posti letto nelle Unità terapia intensiva neonatale di Catania e Siracusa.
“Nessuna messa in scena – dice il presidente del Cda, Calogero Gibiino –. Nicole non è morta nella nostra casa di cura, come emerge chiaramente dalla consulenza tecnica di parte. Vicinanza al dolore della famiglia, che vive una sofferenza che conosco: con mia moglie abbiamo sofferto la perdita di tre figli. Ma adesso, dopo mesi di silenzio per il rispetto di tutti, la casa di cura ha il dovere di dire basta alle false accuse. Non possiamo più assistere in silenzio a supposizioni, dichiarazioni avventate, diffusione di notizie infondate. Per questo è stato mandato all’avvocato Tommaso Tamburino di tutelare struttura, medici e lavoratori”.
A Gibiino fa eco il direttore amministrativo della clinica, Dario Pagano: “La scelta di una ambulanza privata per trasferire Nicole non è stata frutto di una decisione errata o arbitraria, ma imposta da un decreto assessoriale che impedisce l’utilizzo di quelle del 118 per le strutture private accreditate e impone l’utilizzo di mezzi privati che passano al vaglio degli ispettori preposti. La casa di cura Gibiino, tra il 1998 e il 2015 , ha avuto solo due casi di decesso su 12.320 nascite, uno dei quali quello di Nicole”.
Intanto la madre di Nicole, Tania Laura Egitto, attraverso i social network, bolla come “senza vergogna” le dichiarazioni di Gibino e di Pagano e lancia la sfida: “Aspettiamo di essere querelati”.
Orazio Vasta