IL VIDEO DEGLI ARRESTI
LE INTERCETTAZIONI E LE MINACCE
Come anticipato, questa mattina, su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, personale della Squadra Mobile di Catania ha dato esecuzione ad ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Catania, nei confronti di 29 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso (famiglia Mazzei “Carcagnusi”), associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio delle medesime, estorsioni, rapina, furto e reati in materia di armi, aggravati dall’art. 7 L.203/91.
L’importanza dell’operazione è determinata non solo dalla presenza, tra i soggetti colpiti dal provvedimento in parola, dei vertici della cosca, rappresentati da Sebastiano Mazzei e Costantino Grasso, quest’ultimo responsabile della squadra di Lineri, frazione di Misterbianco, ma soprattutto dalla circostanza che le indagini hanno evidenziato le nuove modalità estorsive poste in essere da soggetti mafiosi in favore di imprenditori e commercianti in difficoltà economiche.
In particolare è venuta alla luce una prassi estorsiva già da tempo nota agli inquirenti ma che in questa indagine ha mostrato essere divenuta, per alcuni gruppi mafiosi, il principale strumento di guadagno illecito soppiantando la tradizionale estorsione ai piccoli commercianti.
Si tratta del recupero credito in favore degli imprenditori e commercianti che a volte vantano crediti, che non riescono a soddisfare per le vie legali, di decine di migliaia di euro. L’intervento dell’organizzazione mafiosa è ritenuto per i clan maggiormente sicuro rispetto alla tradizionale estorsione, in quanto il mafioso che interviene per mediare tra il creditore ed il debitore agisce per far valere un diritto di credito e confida che il debitore, per tale motivo, non denunci alle forze dell’ordine. Inoltre la caratura criminale del mafioso, generalmente, porta il debitore a pagare il proprio debito senza che questi debba ricorrere a particolari minacce potendo far valere la forza di assoggettamento in un determinato territorio.
Dal canto suo il creditore, pur dovendo cedere una considerevole parte del proprio credito al gruppo mafioso, preferisce rivolgersi al malavitoso del quartiere per non essere costretto ad adire le vie legali instaurando giudizi civili della durata di diversi anni che non danno alcuna garanzia del reale pagamento del credito neanche dopo aver ottenuto una sentenza favorevole.
A carico dei commercianti ed imprenditori che si sono rivolti all’organizzazione mafiosa per recuperare i propri crediti, su richiesta della Procura, il Gip ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari ed è stato loro contestato il reato di concorso in estorsione attuata con modalità mafiose.
L’indagine ha tratto origine, sul finire del 2012, allorquando personale della Squadra Mobile di Catania, nel perquisire l’abitazione di Costantino Grasso, rinveniva alcuni block-notes sui quali, in una sorta di “libro mastro”, erano annotate diverse voci ordinate per “Entrate” e “Uscite”, evidenzianti la tipica movimentazione economica riguardante somme estorte a commercianti e gli “stipendi” consegnati ai familiari dei detenuti, nonché quella che poi si rivelerà essere la compravendita di sostanza stupefacente.
Nei block-notes, contraddistinti nella copertina con la voce “Entrate” o “Uscite”, a seguito di una certosina e laboriosa attività di decriptazione svolta dagli inquirenti, risultava contabilizzata e messa a “bilancio” la vita dell’organizzazione, tanto da essere comprese le spese sostenute nel periodo natalizio per l’acquistodi panettoni da distribuire alle famiglie dei detenuti, agli appartenenti ed affiliati all’organizzazione, compresi quelli – acquistati il 24 dicembre 2010 per un valore complessivo di 400 euro – da destinare a Sebastiano Mazzei.
Il prosieguo dell’attività è stato possibile di riscontrare la piena operatività del clan Mazzei – retto dal noto Sebastiano Mazzei, destinatario della misura in parola, già tratto in arresto lo scorso 10 aprile dopo un anno di latitanza – che risulta ancora organizzato nelle squadre dei cosiddetti “Traforo” e di “Lineri” – quest’ultima gestita da Costantino Grasso, responsabile della “pignata”, termine convenzionale utilizzato nelle intercettazioni dagli associati per indicare la cassa comune.
Nel corso delle indagini, sono stati arrestati in flagranza di reato alcuni affiliati mentre ritiravano il “pizzo” presso due attività commerciali e si è proceduto al sequestro di sostanza stupefacente e di armi, in particolare 8 kg di marijuana ed un fucile a canne mozze rinvenuti e sequestrati, il 30 aprile del 2013, all’interno di una bottega nella disponibilità di Alfio Grazioso. Uno dei destinatari è irreperibile perché all’estero.
L’ELENCO DI TUTTI GLI ARRESTATI
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