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Giarre, Bonaccorsi: “Adesso parlo io”, ma senza nomi

Giarre, Bonaccorsi: “Adesso parlo io”, ma senza nomi

PIAZZAA molti è sembrato che si tornasse a votare. Piazza Duomo gremita di galoppini, cittadini, consiglieri comunali, tantissimi impiegati comunali (molti dell’area finanziaria) e, in larga parte le solite facce che si vedono in campagna elettorale (portantini del voto, assistenti di palco, di piazza, coristi, nanerottoli e ministranti).

Presente in piazza anche qualche dirigente comunale: i superstiti dell’era bonaccorsiana stavano sotto il palco preservando la propria poltrona; e poi il cerchio magico del sindaco al completo.  C’erano anche tanti cittadini curiosi di sentire il sindaco.

Un comizio serrato di 1 ora e 10 minuti durante il quale il primo cittadino ha spiegato di essere stato vittima di una congiura da fare impallidire lo scandalo del watergate. Adesso parlo io. Solo io. Bonaccorsi ha ripercorso i due anni di sindacatura partendo dall’increscioso episodio di inizio consiliatura. Quel primo giorno di scuola segnato da un “vulnus”.

“Sciascia non avrebbe trovato aggettivi per qualificare quei due consiglieri comunali che, durante la votazione del presidente del Consiglio, hanno introdotto due schede false. Un fatto gravissimo – ha detto il sindaco –; la città è stata infangata. Eppure tutto è passato inosservato. Quel giorno è successo un fatto che ha condizionato e continua a condizionare tutta la vita del Consiglio comunale. Due nostri consiglieri hanno falsificato alcune schede, si sono macchiati di un grave reato; quei consiglieri comunali ancora siedono in Consiglio comunale impunemente e la città è silente, non dice nulla. Come se non fosse successo nulla. Questi signori che siedono in aula continuano ad esercitare la propria funzione attraverso discorsi morali. Questi due soggetti non hanno avuto il coraggio di autodenunciarsi e di abbandonare l’aula del Consiglio. La nostra città non merita tutto questo”.

Il primo cittadino giarrese, poi ha reso noto un fatto inedito rimasto fino a ieri riservato. Il sindaco ha ricordato una data: il 20 novembre 2013, pochi mesi dopo il suo insediamento. Quel giorno ignoti autori hanno lanciato contro la vetrata del proprio studio privato di via Brancati un proiettile.

“Qualcuno – ha detto Bonaccorsi dal palco – ha cercato immediatamente di intimidirmi. Ho capito che tipo di avvertimento era, ho informato il Prefetto com’era giusto che fosse. Quella data la ricorderò sempre, perché da quel momento ho capito che nella mia città qualcuno non voleva che io facessi alcune cose, ma quell’atto vile compiuto da qualcuno che ancora oggi continua a nascondersi non mi ha fermato”.

Il sindaco durante il comizio-appello ha elencato una sequela di fatti, a cominciare dagli innumerevoli dossier, lettere anonime recapitate con impressionante sequenza alla Corte dei conti e financo al Ministero dell’Interno. Bonaccorsi ha poi chiamato in causa il parlamentare catanese Giovanni Burtone, unico firmatario di una interpellanza parlamentare nella quale chiedeva l’invio di ispettori al Comune; quel politico che il sindaco ha definito uno degli “sponsor” del dirigente fiananziario, la cui sorella Agata, avvocato, “è stata – ha rimarcato con enfasi Bonaccorsi – colei che ha giudicato i dirigenti nel concorso interno”.

Nel racconto del sindaco, non mancano, poi, una serie di episodi che la stampa ha seguito con dovizia di particolari: l’introduzione del presunto “cemento zero” che, a dire di Bonaccorsi, ha rimesso in moto i cosiddetti “comitati d’affare” e la rimodulazione delle aree dell’Ente, vissuta da molti come un “vero oltraggio” con dirigenti che hanno abbandonato la nave, emulando l’impresa di Schettino e poi, la scoperta di tre costosi software per un totale di quasi 400 mila euro acquistati senza gara e mai entrati in funzione. Episodi, anche questi, che non hanno determinato alcun sollevamento morale: un silenzio assordante della città e dell’intero consiglio comunale.

“Lo stesso silenzio – ha osservato il sindaco – per quel  siparietto in Consiglio comunale quando è stato recapitato un documento falso, con un numero di protocollo alterato e che ha coinvolto in questo illecito alcuni consiglieri comunali complici”.

Il sindaco Bonaccorsi ha ovviamente affrontato la questione del buco da 11 milioni esprimendo il proprio stupore per quei consiglieri che “tifano per il dissesto”e che non si rendono conto degli effetti devastanti: “Ho compreso in questi due anni di essere un sindaco scomodo che deve essere screditato ad ogni costo ma continuerò per la mia strada. Se pensano che mi dimetta, si sbagliano di grosso”.

IL VIDEO INTEGRALE DEL COMIZIO

 

 

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