A Giarre, tra l’800 e il 900 l’economia della città si basava prevalentemente sull’agricoltura, sull’artigianato e sul commercio. I due terzi del terreno agricolo erano coltivati a vigneto e tra le diverse qualità di uva, si coltivava prevalentemente il nerello che consentiva la produzione di rossi e di neri, particolarmente richiesti dal mercato locale e di Malta verso la quale si spedivano i maggiori quantitativi. Lo studio di questo argomento è stato all’attenzione delle alunne e degli alunni della sezione B della scuola dell’infanzia del plesso “Cosentino”, appartenente al I Istituto comprensivo “Giuseppe Russo”, guidati e coordinati dalle insegnanti Angela Sciacca e Anna Maria Leanza, che con la collaborazione entusiasta dei genitori, hanno presentato un accattivante spettacolo sull’antica vendemmia e i passatempi del dopo vendemmia a Giarre.
Ospite d’onore della serata è stato l’artista Luigi Di Pino, che si è divertito a cantare in dialetto insieme ai bambini, esortando il pubblico a far amare le nostre tradizioni “che costituiscono – ha detto – le nostre radici più belle e più vere”. Gli attori e canterini in erba sono stati bravissimi, presentati dal “Cantastorie del 2000”, hanno eseguito balletti e brani della tradizione, ricordando come a Giarre, la vendemmia fosse un evento straordinario, che mobilitava messe di lavoratori: “i vinnignaturi”, che si caricavano sulle spalle pesanti “cuffuni” ricolmi dell’uva che veniva inserita mediante coffe e panari, che veniva riversata nel palmento per la vinificazione. Poi c’era la pausa pranzo, con pasta al sugo o con salsa di pomodoro o pesce stocco alla ghiotta, con buon pane di casa. Dopo a pistata da raggina, a sera, finiti i lavori, ci si dava appuntamento in piazza Duomo, per assistere ad un evento imperdibile e bellissimo: lo spettacolo dei pupi siciliani, con protagonisti Orlando Rinaldo, Tancredi, Angelica Carlo Magno e l’immancabile traditore Gano di Magonza.
Uno spettacolo carino, questo delle alunne e degli alunni del plesso “Cosentino” di Giarre, ma non come tanti altri, perché è servito a riflettere sulle tradizioni della nostra città, che in quel periodo era in piena crescita e sviluppo, al punto da divenire un crocevia economico e di servizi fondamentale tra mare e montagna, tra Catania e Messina, riconosciuto in tutta l’Isola. Storie di altri tempi, purtroppo…
Mario Pafumi