Castiglione di Sicilia e la ragazza “tutta blu” -
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Castiglione di Sicilia e la ragazza “tutta blu”

Castiglione di Sicilia e la ragazza “tutta blu”

Ottantanove anni fa, in un convento di Acireale, moriva appena dodicenne Gaetana Nastasi, la fanciulla del Comune etneo cui sono legati, a tutt’oggi, eventi prodigiosi e straordinari, a cominciare dalla colorazione celestiale che assunse il suo corpo nelle ore immediatamente successive al decesso. Un apposito Comitato, presieduto dal discendente e più volte da lei miracolato Mario Giuffrè, ne ha richiesto la beatificazione e la proclamazione a “Protettrice dei Disoccupati e delle Giovani”

Castiglione di Sicilia potrebbe fregiarsi di una Serva di Dio. Il 2 marzo del 1914, infatti, nel Comune etneo veniva alla luce Gaetana Nastasi, deceduta appena dodici anni dopo, ossia il 4 aprile del 1926, in odore di santità. Di quest’ultima sarebbe stata prova evidente l’anomala e straordinaria colorazione bluastra che tutto il corpo ormai senza vita della ragazzina via via assunse nelle ore immediatamente successive alla morte, quasi ad evocare la celestialità della Madonna.

Nelle settimane scorse un apposito Comitato, costituito da una decina di discendenti di Gaetana Nastasi, si è intestato l’avvio delle procedure per la relativa causa di beatificazione, ossia l’atto mediante il quale la Chiesa accerta l’ascensione di una persona defunta al Paradiso e la conseguente capacità di intercedere a favore dei fedeli che la pregano; solo dopo l’avvenuta beatificazione può avere inizio il processo di canonizzazione, al termine del quale un Servo di Dio è riconosciuto Santo. Ovviamente, occorre dimostrare la sussistenza delle qualità richieste per poter essere elevati dalla Chiesa agli onori degli altari in seguito a un procedimento di beatificazione; e sulla loro antenata, i membri del suddetto Comitato, guidato dal presidente Mario Giuffrè, discendente della Nastasi dal lato paterno, hanno prodotto un corposo “dossier”, corredato anche da documenti d’epoca, già consegnato a Mons. Antonino Raspanti, vescovo della Diocesi di Acireale nella cui competenza rientra la Parrocchia di Castiglione di Sicilia. La pratica in questione verrà quanto prima trasmessa al presidente del Tribunale Ecclesiastico della Curia acese, Don Alfio Privitera, il quale la esaminerà ed approfondirà, anche convocando nel suo ufficio i rappresentanti del Comitato promotore e l’arciprete di Castiglione, Mons. Roberto Fucile. Ma anche il primo cittadino castiglionese Salvatore Barbagallo, incontratosi di recente con il presidente Giuffrè, intende perorare la causa di beatificazione della Nastasi attraverso appositi atti di Giunta e di Consiglio Comunale nonché iniziative convegnistiche e di sensibilizzazione.

Dalla scrupolosa ricerca condotta dal Giuffrè e dagli altri membri del Comitato si apprende che Gaetana (comunemente chiamata anche Tanina) Nastasi morì in un non ben identificato convento di Acireale, cui era stata affidata in tenera età dalla sua umilissima famiglia che versava in condizioni economiche oltremodo precarie, con un padre (Antonino Nastasi) richiamato alle armi nella guerra del 1915-18 (nella quale perse la vita quando Gaetana aveva ancora quattro anni), una madre casalinga (Carmela Dicarlo) ed altre due sorelle più piccole (Lucia ed Antonina Anna). All’originario nome di battesimo (Gaetana o Tanina), le suore del convento le aggiunsero (non si sa se su scelta della piccola) quello di Agata, ossia la Santa Patrona di Catania.

Agata Tanina si mostrò sin da subito esemplare ospite del convento acese, manifestando il suo attaccamento e la sua bontà soprattutto nei riguardi delle suore più anziane e sofferenti. Ad un certo punto, però, venne colpita da una misteriosa malattia, probabilmente assimilabile all’odierna depressione: la ragazza avrebbe, infatti, preso coscienza di essere stata abbandonata al proprio destino da una famiglia che l’aveva rifiutata (a differenza delle due sorelle minori rimaste, invece, a Castiglione) mandandola a vivere in un luogo a quei tempi difficilmente raggiungibile dalle persone a lei care (Castiglione di Sicilia ed Acireale, che oggi appartengono alla stessa provincia, erano allora Comuni “lontani” perché non adeguatamente collegati da strade e mezzi di trasporto pubblici).

Sta di fatto che, forse a causa di questo malessere esistenziale, Agata Tanina si ammalò gravemente, al punto da indurre i responsabili del convento acese a contattare i suoi familiari affinché se la riprendessero, dicendo loro, per non allarmarli, che la ragazzina aveva bisogno di un periodo di riposo in un ambiente salubre come, per l’appunto, quello delle campagne castiglionesi. Ma la situazione precipitò, ed il 4 aprile 1926 il cuore di Agata Tanina cessò di battere.

Il primo accenno di santità si manifesta proprio nella data del suo decesso, coincidente con il giorno di Pasqua di quell’anno. Come inizialmente accennavamo, sopravvenne poi il segno divino di quel corpo ormai senza vita che, anziché assumere la classica colorazione cadaverica, diventava sempre più blu in ogni sua parte. Sparsasi la voce dell’inusitato fenomeno, tantissima gente (compresi parecchi cittadini castiglionesi) prese d’assalto la camera ardente gridando al miracolo. E persino il vescovo di Acireale del tempo, Mons. Ferdinando Cento, constatando di persona lo strano prodigio definì quest’ultimo «un Segno Divino che illumina la Fede e la Chiesa».

L’alto prelato dispose, quindi, che il corpo di Agata Tanina Nastasi venisse seppellito in una chiesa anziché in un normale cimitero, opponendosi alla richiesta dei familiari, che nel frattempo erano giunti al convento acese, di poter riportare le spoglie della loro giovanissima congiunta nella natia Castiglione di Sicilia, dove la povera Tanina cominciava ad essere considerata “la nuova Santa Maria Goretti” in quanto anche la famosa martire era deceduta alla tenera età di dodici anni. La tumulazione della salma avvenne tre giorni dopo il decesso (ossia il 7 aprile 1926) onde consentire ad un’autentica fiumana di persone, provenienti da tutta la Sicilia Orientale ed in particolare dai Comuni pedemontani etnei e dalla Valle dell’Alcantara, di dare l’ultimo saluto a colei che veniva definita “la ragazza tutta blu”.

Eppure ancora oggi, a distanza di ottantanove anni, il luogo di sepoltura di Agata Tanina Nastasi, che dovrebbe essere (così come disposto dal vescovo del tempo) una chiesa di Acireale, è ancora ignoto. Il particolare suona strano, così come anche l’impossibilità di rinvenire una qualche foto della ragazza nonché il registro del convento relativo all’anno della sua morte (il 1926), guarda caso l’unico mancante. Come sospetta lo stesso Mario Giuffrè, presidente del Comitato Pro Beatificazione, nella sua doviziosa relazione allegata alla richiesta inoltrata al vescovo di Acireale, «qualcuno vuole forse occultare le prove della santità di Gaetana Nastasi…».

Oltre che dal fenomeno della colorazione blu e dalla morte avvenuta il giorno della Santa Pasqua, gli ultimi istanti della breve esistenza di Agata Tanina Nastasi sono stati contrassegnati da tutta una serie di prodigi (o miracoli), dettagliatamente elencati dal signor Giuffrè: la ragazza, benché le suore si fossero sempre guardate bene dal farglielo capire, era consapevole della sua imminente fine, che lei lucidamente profetizzò attraverso un curioso “gioco” con le candele, le cui fiammelle, spegnendosi nei momenti esatti da lei previsti, preannunciavano la sua dipartita; quando stava per esalare l’ultimo respiro, al suo letto di morte si avvicinò un padre di famiglia disperato il quale la supplicò affinché potesse trovare un lavoro, che gli si presentò non appena Agata Tanina, con un fil di voce, lo rassicurò al riguardo; il becchino incaricato di curare le esequie temette seriamente di dover rinunciare alla per lui importante occasione di lavoro (senza la quale non avrebbe potuto sostentare la sua famiglia né pagare i dipendenti) in quanto nessuna delle casse funebri in suo possesso si adattava ad ospitare il corpicino della ragazza finché, al cospetto dell’ultima rimastagli da provare, non implorò Agata Tanina, alla quale quella cassa si adattò alla perfezione.

Vi sono poi diverse testimonianze dirette dello stesso relatore, che proverebbero il potere santifico della fanciulla castiglionese anche a distanza di quasi novant’anni dalla sua scomparsa terrena. In particolare la risoluzione di alcuni casi giudiziari, riguardanti persone di conoscenza del Giuffrè, dove la verità è stata appurata grazie alle implorazioni da quest’ultimo rivolte ad Agata Tanina Nastasi, che al discendente è anche più volte apparsa in visione nel febbraio di quest’anno. E sempre per intercessione della sua ava, Giuffrè ha visto miracolosamente rifiorire un suo appezzamento di terreno, cui mani ignote avevano appiccato il fuoco nel 2011, nonché sbloccarsi il suo ginocchio sinistro, da anni paralizzato.

Alla luce di alcuni degli eventi straordinari sin qui sinteticamente accennati, Il Comitato Pro Beatificazione di Gaetana Nastasi ha chiesto alla Curia di Acireale che la giovane castiglionese venga proclamata “Protettrice dei Disoccupati e delle Ragazze”.

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: il volto della “Fanciulla Malata” del pittore Edvard Munch e, sullo sfondo, un antico panorama di Castiglione di Sicilia

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