Processo “Scarface”: ascoltato il commercialista gelese che denunciò la “famiglia Cerbo”

E’ stato ascoltato oggi, giovedì, il primo teste della lista del Pubblico Ministero, nell’ambito del processo che con l’accusa di intestazione fittizia di beni ed estorsione vede imputato William Alfonso Cerbo insieme ad altri sedici, tra i quali spicca il nome del capo del clan Mazzei vale a dire Sebastiano detto Nuccio.
Il teste in questione è un commercialista gelese, il dottore B. C., che nel 2011 fu contattato per conto di una S.p.a. che poi risultò riconducibile alla “famiglia Cerbo”. B. C. fu indotto da un giovane ma intraprendente ragioniere, di origine gelese come lui, a credere che avrebbe ricevuto l’incarico di costituire il Collegio sindacale della S.p.a. in questione. Per questo fornì a Francesco Ivano Cerbo – padre di William – i suoi dati e quelli delle altre persone con cui avrebbe dovuto costituire il Collegio. “Nell’offerta ricevuta dal ragioniere vedevo un’opportunità professionale prestigiosa”, ha ripetuto in Aula il dottore B. C.. Invece non seguì lettera di incarico e quando B. C., insospettito dai comportamenti tenuti dal ragioniere gelese, scoprì che l’S.p.a. aveva già provveduto a depositare i documenti di bilancio societario, si convinse a denunciare tutta la vicenda che gli appariva quanto meno strana.
A seguito di Scarface (clicca e leggi l’articolo Operazione “Scarface”: gli arresti e le società), la Procura e la Guardia di Finanza di Catania hanno avviato un’altra operazione, denominata Nuova Famiglia, finalizzata ad individuare i reggenti del clan Mazzei (soprannominato dei “carcagnusi”) durante il periodo di latitanza di Nuccio Mazzei, che cominciò ai primi esiti di Scarface. L’operazione Nuova Famiglia si è conclusa il 6 ottobre 2015 con l’arresto di sette persone e con la scoperta di alcune informazioni significative per Scarface (clicca e leggi l’articolo Catania: arrestati i reggenti del clan Mazzei, i “carcagnusi” I NOMI LE FOTO IL VIDEO), riassunte nella seguente slide fornita dalla Procura di Catania (immagine a destra).
A spiegazione della slide, il G.I.P. di Catania ha disposto il sequestro delle quote della società “Meta Harmony S.r.l.” e della ditta individuale “69 lune”, per il tramite delle quali la famiglia Mazzei gestiva la discoteca catanese “69 Lune Fashion Club”.

Flora Bonaccorso