Nello scalo del capoluogo etneo, rimesso a nuovo pochi anni fa, stanno cadendo a pezzi i… sedili delle sale d’attesa. Ieri ne ha fatto le spese anche il tenore siculo-portoghese Giovanni D’Amore, il quale ha riportato una contusione al gomito sinistro. Un episodio “fantozziano” che ha dell’inverosimile in un contesto che dovrebbe mostrarsi all’insegna dell’accoglienza e del massimo “comfort” nei confronti dei turisti
Sono in tanti ad aver paura di prendere l’aereo, ma forse sarebbe il caso di temere di più quella parte di viaggio in cui, nell’attesa del volo, si staziona sulla terraferma, ossia… all’aeroporto. Ne sa qualcosa il noto artista siciliano Giovanni D’Amore, virtuoso cantante lirico originario del Comune di Graniti, ma ormai da anni residente in Portogallo.
Il cinquantenne tenore, in pratica, si trova da alcuni mesi nel suo paese natio avendo dovuto seguire la lunga malattia del compianto papà, deceduto una decina di giorni addietro. In tale triste frangente è stato raggiunto dalla moglie Amelia, che adesso, però, è dovuta rientrare in terra portoghese per riprendere la sua attività di dirigente scolastica. Nella tarda mattinata di ieri, dunque, il maestro D’Amore, che ancora dovrà fermarsi in Sicilia dove vivono la mamma e la sorella, ha accompagnato la gentile consorte allo scalo catanese di Fontanarossa e, mentre la moglie si è assentata per recarsi alla toilet, lui è andato a sedersi su una di quelle sedie concatenate tra loro su cui i passeggeri ed i rispettivi accompagnatori possono poggiare le terga durante i momenti di attesa.
Non l’avesse mai fatto! Dopo alcuni istanti, lui ed una coppia di coniugi spagnoli assisi accanto si sono improvvisamente ritrovati con… le gambe all’aria e la testa a terra: questo perché la struttura su cui erano poggiati si è ribaltata all’indietro essendosi spezzate le giunture alla base, evidentemente logore già da tempo.
Sta di fatto che, a seguito di quella caduta “fantozziana”, Giovanni D’Amore non ha fortunatamente riportato traumi al capo né alla schiena, ma è dovuto comunque ricorrere alle cure immediate del Pronto Soccorso dell’aeroporto catanese e successivamente, una volta arrivato nella sua zona di residenza, dell’ospedale di Taormina, i cui medici di turno gli hanno riscontrato una contusione al gomito sinistro, da curare con un medicinale antinfiammatorio e con del ghiaccio.
«Fermo restando – ha dichiarato la vittima del singolare incidente – che mi ritengo “miracolato” per non essermi spaccato la testa o la schiena (cosa che auguro anche ai coniugi spagnoli seduti accanto a me), non riesco a spiegarmi come sia potuto avvenire tutto questo in un aeroporto rimesso a nuovo meno di dieci anni fa.
«Com’è che nessuno ha disposto che questi sedili dovevano essere fissati a terra ben imbullonati e che nessuno si è accorto che i loro “piedi” erano ormai usurati?!
«Mi chiedo, inoltre, con che tipo di materiale sono stati costruiti: un metallo resistente (ferro, acciaio, ecc.) oppure… burro?!
«Anche tale spiacevolissimo episodio mi dà ragione sulla mia decisione, presa diversi anni fa, di andare a vivere e lavorare fuori dall’Italia e dalla mia Sicilia, dei luoghi meravigliosi e che avrebbero, soprattutto la seconda, enormi potenzialità turistiche, ma che, alla fine, si perdono in un bicchiere d’acqua, con servizi inesistenti e che non funzionano o che addirittura, come nel caso in questione, mettono a repentaglio l’incolumità della gente. E poi, nei convegni e sugli articoli dei giornali, si continua a sbandierare ai quattro venti che “la Sicilia deve vivere di turismo”!…
«Intanto, per quanto mi riguarda, ai soggetti pubblici e privati (società, consorzi e “carrozzoni politici” vari) che gestiscono lo scalo aeroportuale di Catania, mi riservo di chiedere il risarcimento dei danni per le perdite di tempo, di denaro e di “salute” che, a causa loro, ho subito in questa “maledetta” giornata di domenica 18 ottobre 2015».
Rodolfo Amodeo
FOTO (da sinistra): la fila di sedie “spezzata” e ribaltata all’aeroporto di Catania, un particolare del distacco tra la base ed il resto della struttura ed, infine, il tenore Giovanni D’Amore con il gomito sinistro contuso durante la visita al Pronto Soccorso dello scalo etneo