Clamoroso al Cibali
La figuraccia rimediata sabato scorso contro il Benevento va ben oltre il risultato maturato al termine dei novanta minuti ed impone una immediata inversione di tendenza perché il Catania non debba ritrovarsi a patire gli accadimenti che hanno contraddistinto le due trascorse stagioni.
Che l’undici etneo abbia perso la brillantezza e la condizione del roboante avvio stagionale è un dato di fatto, oggettivo e sotto gli occhi di tutti. Le ragioni sono meno note o forse potrebbero essere così tante che non si sa proprio da dove cominciare. Proviamo a metterne tre sul tavolo, scusandoci anticipatamente se ne tralasciamo altre: un fattore tecnico, legato squisitamente alle scelte operate dal mister, uno progettuale, concernente il prossimo futuro della Società ed uno motivazionale, con la partenza stagionale ad handicap. L’ordine di importanza dei tre fattori, se mai ce ne fosse uno che possa prevalere su gli altri, lo lasceremo al lettore.
I 90 minuti in campo
Una vera involuzione rispetto allo scoppiettante avvio di campionato. I rossazzurri hanno perso smalto e condizione atletica gara dopo gara, costretti all’interno di un modello di gioco che non esalta più le potenzialità dei singoli ma anzi le mortifica.
Coi risultati che non arrivavano, al Catania è aumentata la percentuale di errori in fase di disimpegno e di appoggio e di pari passo è arretrato, mediamente a gara, il baricentro generale di squadra, chiaro segnale di mancanza di fiducia nei propri mezzi e di un atteggiamento non esattamente aggressivo.
Il modulo scelto dal tecnico Pancaro (il 4-3-3) è solo la punta di un iceberg che sta lentamente sciogliendosi: fanno discutere alcune scelte relative ai singoli, alla loro collocazione sul rettangolo verde ed alle consegne che di volta in volta vengono loro affidate, ai cambi in corsa ed al gioco che latita, sulle corsie laterali ma soprattutto in mezzo.
La recente scelta del doppio regista (il dualismo Agazzi-Musacci disegna una mediana lenta e leggera) che avrebbe dovuto assicurare ai rossazzurri una ulteriore possibilità in fase di palleggio e costruzione della manovra offrendo flussi di gioco alternativi, in realtà ha peggiorato lo stato delle cose, rendendo tutto molto prevedibile. Così come i cambi in corso, ormai prevedibili costanti conosciute dai tifosi ma soprattutto dagli avversari.
E dire che le alternative ce ne sarebbero, per cambiare modulo ma anche interpreti.
Cessione della Società
Che gli sportivi etnei non si sentano più rappresentanti dall’ormai ex presidente Pulvirenti è cosa nota ed oggettivamente condivisibile. Che il patron abbia però realmente intenzione di cedere il pacchetto di maggioranza del Calcio Catania S.p.A., questo è meno chiaro. Dalla cordata estiva messe assieme dal sindaco Enzo Bianco, con tanto di improbabile trattava in streaming, si è passati al più concreto interessamento da parte del gruppo Skybridge Investment World Trade International, facente capo al magnate sudamericano Carlos Ruben Villar d’Alvear, che avrebbe in progetto numerosi investimenti nella Sicilia orientale a cominciare proprio dall’acquisizione del Calcio Catania. Storia vecchia, ma siamo davvero agli sgoccioli. Della pazienza dei tifosi, innanzitutto, che individuano nella vecchia (attuale) proprietà i malesseri sportivi del club, e della trattava stessa, che potrebbe decollare proprio questo fine settimana.
La classifica
Annullata la penalizzazione dei nove punti in appena una settimana (tre vittorie in altrettante gare) in casa Catania sembrava tutto filar liscio. Anche per l’assenza di una vera squadra leader del torneo e perché i club più attrezzati stentavano a decollare.
C’era la sensazione di poter scalare in fretta la graduatoria, gettarsi alle spalle le ultime due fallimentari stagioni e riprendere a guardare le concorrenti dall’alto verso il basso.
La svolta a Caserta, contro una pari grado che regola i rossazzurri col più classico dei risultati al termine di match brutto, fisico e poco spettacolare. Poi la mazzata degli ulteriori due punti di penalizzazione, stavolta per inadempienze di natura amministrativa ed il recente rigetto del ricorso presentato al Coni. Tutto nel periodo migliore del Catania, alla vigilia delle tre gare (due derby, contro Akragas e Messina ed il match contro il Foggia dell’ex De Zerbi) che potevano e dovevano andare diversamente: arrivano invece appena tre pareggi ed una sconfitta, quella terribile del Massimino contro il Benevento. In mezzo, la vittoria di misura contro la Lupa Roma, che fa tre punti ma poco morale, considerato il modesto spessore degli avversari.
Tant’è che i rossazzurri annaspano adesso in quindicesima posizione, in piena bagarre playout a tre lunghezze dalla zona salvezza e distanti 13 punti da Lecce e Foggia, le due pugliesi attualmente in orbita playoff. Le prossime due gare, a Melfi ed in casa contro la Paganese sono obiettivi strategici da non fallire, considerata la successiva sosta e la possibilità dunque di un auspicabile richiamo della preparazione.
Carlo Copani