Due doverosi omaggi postumi ed al passo con i tempi di cui, da Lassù, il loro destinatario sarà sicuramente fiero: sono l’esaustivo videodocumentario e l’elegante sito Internet recentemente realizzati per onorare la memoria dell’eminente artista figurativo, scrittore e poeta Salvatore Incorpora, nato nel 1920 nella cittadina calabrese di Gioiosa Ionica, ma vissuto per gran parte della sua esistenza, conclusasi nel 2010, nel Comune siciliano di Linguaglossa, che nella primavera scorsa aveva già dedicato all’insigne concittadino una sala espositiva permanente, allestita all’interno del museo “Francesco Messina” (altro grande creativo espresso dalla municipalità etnea).
Adesso, invece, è stata la volta dei prima citati contributi massmediatici, ossia il dvd “Salvatore Incorpora: l’Uomo, l’Arte”, prodotto dallo Studio Trovato, ed il website “www.salvatoreincorpora.it”, ideato (in collaborazione con Luigi Capasso) dall’ingegnere Giovanni Incorpora, figlio dell’artista linguaglossese, che con i fratelli Egidio ed Emma ha voluto inserire l’amata figura paterna nei nuovi contesti della comunicazione multimediale.
La presentazione ufficiale delle due iniziative ha avuto luogo nei giorni scorsi presso la Biblioteca Comunale di Linguaglossa alla presenza delle autorità locali (con in testa il sindaco Rosa Maria Vecchio), del giornalista Ivan Trovato, autore del dvd sul maestro Incorpora, di Filippo Zullo (dottore agronomo e funzionario dell’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara nonché eccellente “speaker”), il quale ha fatto da voce narrante nel documentario, e di numerose personalità del mondo della cultura etnea (quali Fulvia Caffo, Sarah Zappulla Muscarà, Enzo Zappulla ed Annamaria Polimeni).
Salvatore Incorpora ha interpretato in maniera innovativa e geniale i drammi della guerra, della povertà e dell’immigrazione, da lui vissuti in prima persona.
L’estro creativo lo eredita dalla madre Gemma Morizzi, maestra della creta, e dal nonno Rocco, scultore del legno, che sin da bambino gli fanno respirare la magia dei caratteristici presepi dell’800 napoletano.
Non appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, in cui vive la drammatica esperienza della prigionia (alla quale, nel 1992, dedica il volume “Quell’andare”), completa gli studi presso l’Accademia-Liceo Artistico di Napoli per poi dedicarsi all’insegnamento (ma è stato anche ispettore onorario per i beni ambientali, architettonici ed artistici).
Durante un soggiorno in Sicilia conosce una donna di Linguaglossa della quale s’innamora e che sposerà, trasferendosi così stabilmente nel Comune etneo, dove produrrà sculture, pitture, poesie e scritti vari (migliaia i racconti, molti dei quali pubblicati su riviste letterarie nazionali) sino alla fine dei suoi giorni e senza mai, anche durante la vecchiaia, abbandonare il vigore espressivo che caratterizza tutta la sua variegata produzione.
«E dire – sottolinea spesso il figlio Giovanni – che la prima volta che si trovò a transitare da questi luoghi, papà non mise minimamente in conto di doverci, un giorno, andare a vivere definitivamente, in quanto quel nero dei territori lavici gli incuteva, inizialmente, una certa tristezza. In seguito, però, si dovette ricredere perché a questi stessi luoghi rivolse un’autentica “dichiarazione d’amore” attraverso una poesia i cui versi iniziali recitano così: “Io sono d’un paese dove il sole ride pure col freddo e i fiori profumano sempre. Io sono d’un paese dove arancio e olivo fanno verdi le valli…”».
Centinaia le mostre dedicate alle sue opere ed alquanto autorevoli le personalità interessatesi alla sua produzione (tra cui artisti ed intellettuali del calibro di Leonardo Sciascia, Giuseppe Migneco, Carlo Levi e Francesco Messina, con i quali Incorpora ha intrattenuto rapporti epistolari).
Tra i tratti distintivi dell’arte di Salvatore Incorpora spiccano lo spirito surreale e dissacratorio (espresso, ad esempio, dipingendo mani e piedi ingigantiti rispetto al resto del corpo), la straordinaria capacità di plasmare e dominare la materia (in particolare la creta) con una speciale cura per i dettagli, anche in soggetti di piccole proporzioni (come nei coloratissimi presepi di ambientazione tipicamente sicula da lui realizzati all’interno di “scatole magiche”) e, specie negli ultimi anni, la scelta di soggetti comuni, come pescatori e contadini, espressione tipica della terra siciliana nonché delle fatiche quotidiane.
Testimonianze mirabili della sua arte immortale sono presenti anche in diversi Comuni della provincia di Catania, come Fiumefreddo di Sicilia (per la cui chiesa della Madonna della Catena il maestro Incorpora ha realizzato una delle sue imponenti Vie Crucis in terracotta policroma) e la sua stessa Linguaglossa (dove la porta della chiesa di San Francesco di Paola è stata da lui impreziosita con dei superbi pannelli bronzei).
Numerosi, inoltre, i monumenti ai caduti commissionatigli da diversi Comuni italiani ed etnei (uno di essi lo si può ammirare nella frazione castiglionese di Solicchiata) ed in cui il dramma della guerra, che Salvatore Incorpora visse sulla propria pelle, viene espresso dall’artista come dolore per la separazione dagli affetti familiari.
A chi volesse “toccare con gli occhi” le meraviglie generate dalla prorompente, multiforme ed inesauribile creatività di questo benemerito “figlio adottivo” dell’Etna, consigliamo vivamente di visitare la sala espositiva permanente dedicatagli, come prima accennavamo, all’interno del Museo “Francesco Messina” di Linguaglossa (in Piazza Annunziata).
Rodolfo Amodeo
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FOTO: da sinistra il giornalista Ivan Trovato, Giovanni Incorpora e lo speaker Filippo Zullo durante la recente presentazione del dvd e del sito web dedicati al grande artista linguaglossese (sullo sfondo); nelle altre immagini, i tre figli del maestro Incorpora ed alcune opere di quest’ultimo