Un “Presepe nel Presepe”: è quello che, dalle ore 17.00 alle ore 22.00, andrà in scena nel Comune etneo di Castiglione di Sicilia sia dopodomani, sabato 26 dicembre, e sia il 3 gennaio su iniziativa della locale associazione “Museo Santi Pietro e Paolo” e col supporto dell’Amministrazione Comunale e della Parrocchia. Particolare è, infatti, la location scelta per rappresentare la Notte della Natività, ossia la Giudecca Ebraica del quartiere Santa Maria.
A detta degli organizzatori dell’evento, «l’intento di questo originale presepe vivente è quello di dare a Castiglione una manifestazione di carattere storico-religioso dal rilevante valore culturale e dal forte richiamo turistico a livello nazionale ed internazionale, sia attraverso la suggestiva ambientazione e sia mediante l’utilizzo delle tecnologie sceniche più innovative. E vuol essere anche un modo per rivalutare questa antica Giudecca, i cui resti sopravvivono ancora nel nostro Comune, nella quale, in passato, pare abitassero parecchi ebrei. Tale quartiere potrebbe, quindi, rientrare a pieno titolo tra gli itinerari turistici di Sicilia. Intanto, ci si sta impegnando al massimo (curando nei dettagli la fedeltà dei costumi all’epoca storica, l’aspetto mimico-gestuale della recitazione ed il coinvolgimento del pubblico) affinché il 26 dicembre ed il 3 gennaio questa prima edizione del nostro presepe vivente possa emozionare chi verrà ad ammirarla».
Sono diverse le testimonianze (soprattutto architettoniche) attestanti la presenza a Castiglione di Sicilia, nei secoli passati, di una sicuramente popolosa comunità ebraica. Nel 1818, tra l’altro, nel luogo che nei prossimi giorni farà da “set” al presepe vivente venne rinvenuto un enorme quantitativo di reperti archeologici di notevole valore (urne funerarie, vasi e tantissime monete delle epoche più svariate, allora consegnati all’Ufficio del Secreto di Catania) che solo una Giudecca poteva contenere.
E si suppone, addirittura, che un particolare episodio verificatosi nella Giudecca castiglionese abbia non poco influito sull’emanazione dell’editto con cui, nel 1492, Re Ferdinando D’Aragona “il Cattolico” ed Isabella di Castiglia disposero l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia.
Anche a Castiglione di Sicilia, infatti, non correva affatto buon sangue tra la locale comunità cattolica e quella ebraica (ricordiamo che duecento anni prima Federico III d’Aragona aveva proibito agli ebrei di dialogare con i cattolici ed aveva imposto loro di tenere appeso al petto un bastoncino di colore rosso come segno di riconoscimento).
Sta di fatto che nel 1491 il parroco castiglionese di allora, Don Nicola Antonio Amodei, se la andò, come suol dirsi, a cercare: quasi a voler provocare la comunità ebraica, il prelato fece transitare la processione del Cristo morto sotto l’abitazione del Rabbino Bitone, che sentendosi quasi “sfidato”, prese un sasso con l’intento di scagliarlo contro il prete, ma che invece andò a colpire la statua di Gesù, causandone la rottura del braccio tra lo sdegno e l’indignazione della folla.
Fu a questo punto che i “focosi” fratelli Andrea e Bartolomeo Crisi saltarono furenti sul balcone del Rabbino, uccidendolo all’istante. I due vennero quindi fatti arrestare dal Barone di Castiglione del tempo.
Ma, stante il diffuso sentimento di ostilità nei confronti del popolo ebraico, sia l’arresto che il successivo processo dinnanzi alla Corte di Spagna si rivelarono, ovviamente, delle “farse”, in quanto i due assassini vennero prosciolti da ogni accusa, come se nulla fosse successo.
Sembra, inoltre, che la delegazione che accompagnava i fratelli Crisi dinnanzi al collegio giudicante abbia espressamente chiesto a Re Ferdinando, il quale presiedeva personalmente il processo, di allontanare una volta per tutte gli ebrei dalla Sicilia. Cosa che il sovrano fece immediatamente con il tremendo editto di Granada del 1492.
Ancora una volta, dunque, da un apparentemente vetusto ed anonimo angolo della remota Sicilia è passata la Storia.
Rodolfo Amodeo
FOTO: due scorci della Giudecca di Castiglione di Sicilia