Taormina ed il mondo salutano Gaetano Saglimbeni -
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Taormina ed il mondo salutano Gaetano Saglimbeni

Taormina ed il mondo salutano Gaetano Saglimbeni

Il grande giornalista e scrittore, per vent’anni inviato speciale del popolare settimanale “Gente”, è venuto a mancare ieri a Milano, non appena dimesso dall’ospedale in cui era stato ricoverato per curare una patologia. Nel corso della sua carriera ha viaggiato in lungo ed in largo per intervistare i “grandi” del pianeta, ed in particolare i divi di Hollywood, ma senza mai dimenticare l’amato luogo natio

Tanti “vip” che hanno fatto la storia dello spettacolo, del costume e della politica a livello mondiale, stanno riabbracciando una loro vecchia conoscenza: tra questi, “divi e divine” del calibro di Gregory Peck, Marlene Dietrich, Burt Lancaster, Bette Davis, Anthony Quinn, Rita Hayworth, Cary Grant, Liz Taylor, Charlton Heston ed Audrey Hepburn, statisti e governanti quali Deng Xiao-Ping e Sandro Pertini ed intellettuali come Oriana Fallaci. Ieri, infatti, li ha raggiunti Gaetano Saglimbeni, autorevole giornalista di Taormina che tutte queste personalità e tante altre ancora ha avuto modo di conoscere ed intervistare nel corso della sua lunga carriera, iniziata da cronista del quotidiano messinese “Gazzetta del Sud” e proseguita per circa un ventennio a Milano come redattore ed inviato del popolare settimanale “Gente”.

E proprio nel capoluogo lombardo, che tante soddisfazioni professionali gli aveva procurato, Saglimbeni ha concluso la sua esistenza terrena all’età di 83 anni. Si trovava a casa della sorella, che lo ospitava dopo essere stato appena dimesso dall’ospedale milanese in cui si era sottoposto ad un periodo di cure per una sopravvenuta patologia. Ed avantieri, sul suo seguitissimo profilo Facebook, aveva tranquillizzato amici e conoscenti, annunciando loro l’imminente rientro nella sua amata Taormina. Purtroppo, però, la situazione è precipitata e, nel giro di poche ore, il suo cuore ha cessato di battere.

Come inviato speciale di “Gente”, Gaetano Saglimbeni ha avuto modo di scrivere da tutto il mondo: dalla Cuba di Fidel Castro alla Cina comunista (al seguito del presidente Pertini in visita di Stato), dalla Siberia (dove riuscì a fotografare per primo il “gulag” in cui era stato rinchiuso per anni il dissidente Solgenitsin) a Mosca per le Olimpiadi, dalla Spagna per i Mondiali di Calcio a Venezia, Sanremo e Saint Vincent per i festival del cinema e della canzone.

Per quasi due anni il settimanale della Rusconi gli ha, inoltre, affidato una rubrica fissa intitolata “Splendori e miserie della vecchia Hollywood”, dedicata ai leggendari divi del cinema americano ed ai loro successi, fallimenti e drammi esistenziali.

Come scrittore ha esordito nel 1981, a 49 anni, con un libro sulla sua Taormina (“La storia, i peccati, i grandi amori”) nelle cui pagine ha esaustivamente raccontato tutta la leggendaria “dolce vita” della capitale siciliana del turismo, con i suoi viaggiatori illustri e le sue “valchirie” venute dal Nord Europa in cerca di emozioni e, soprattutto, trasgressioni.

Ed a Taormina Saglimbeni ha anche dedicato il libro-scoop “Lady Chatterley e il mulattiere”, in cui svela i morbosi retroscena del più trasgressivo romanzo del secolo scorso, ossia “L’amante di Lady Chatterley”. In pratica, il giornalista-scrittore taorminese è riuscito a dimostrare che le perversioni sessuali narrate da David Herbert Lawrence in quella sua opera del 1928 non avevano nulla a che vedere con l’Inghilterra, dove l’autore le ambientò, in quanto il giovane amante della moglie non era altro che l’umile, ma prestante, mulattiere di Taormina Peppino D’Allura il quale, poco più che ventenne, venne prescelto dalla quarantenne baronessa tedesca Frieda Von Richthofen per soddisfare le proprie voglie erotiche nei contesti più bizzarri (sotto la pioggia, all’interno dei palmenti, in casolari semidiroccati ed in altre anomale “alcove”). Tutto ciò nell’arco del paio d’anni (tra il 1920 ed il 1922) in cui lo scrittore anglosassone visse a Taormina (in una casa di Via Fontana Vecchia), nella speranza che il sole di Sicilia potesse guarirlo dalla tisi, che invece ne determinerà il decesso a 45 anni, poco dopo aver pubblicato lo “scandaloso” scritto sulle lussuriose “imprese” di sua moglie. Una volta rimasta vedova, la licenziosa nobildonna tedesca contrasse matrimonio con l’ex bersagliere ligure Angelo Ravagli, che tanti credevano fosse il giovane amante di Lady Chatterley protagonista del libro del Lawrence. Ma da bravo giornalista, facendo leva sulle sue reminiscenze e frequentazioni giovanili taorminesi, Gaetano Saglimbeni ha avuto la capacità di “smontare” tale erronea supposizione, meritandosi persino l’apprezzamento ed i titoli a tutta pagina di autorevoli testate londinesi, quali “Guardian” e “Mail on Sunday”.

Alla sua cittadina d’origine e che non ha quasi mai abbandonato (da inviato speciale poteva permettersi di non risiedere continuativamente a Milano, dove “Gente” aveva la sua redazione centrale) Saglimbeni ha dedicato anche i volumi “Taormina nel Mito” ed “Hollywood a Taormina” (in cui narra delle leggendarie “notti delle stelle” in occasione dei festival del cinema e del Premio “David di Donatello” al Teatro Antico).

Altre sue pubblicazioni sono “Salvo Randone, una vita a teatro”, “Divi, divine e divani-alcova”, “Splendori e miserie della vecchia Hollywood” (raccolta, quest’ultima, di quanto pubblicato nell’omonima rubrica da lui curata per “Gente”), “Dal vostro inviato, in giro per il pianeta Terra”, “I grandi amori della storia”, “I grandi amori della letteratura e dell’arte” ed, infine, “La figlioccia del boss”, avvincente e significativo romanzo, edito l’estate scorsa, in cui Saglimbeni denuncia, senza reticenza alcuna, le ingiustizie e le efferate atrocità perpetrate da sempre dalla mafia siciliana.

A questo suo figlio illustre e benemerito, il Comune natio ha assegnato, un paio d’anni fa, il Premio “Città di Taormina”, di cui Gaetano Saglimbeni andava particolarmente fiero proprio per quel suo viscerale attaccamento al paese d’origine per il quale, una volta andato in pensione, si è anche impegnato politicamente (negli Anni Novanta è stato, in particolare, eletto consigliere provinciale) intestandosi delle battaglie da lui condotte con grande passione civica ed adamantina onestà intellettuale, spesso confrontandosi in maniera serrata con i locali “professionisti della politica”, le cui logiche il giornalista-scrittore non sempre riusciva a comprendere e condividere.

Per quanto ci riguarda, noi “umili” cronisti locali ci accostavamo a questa grande firma con fare riverente, ma lui, nonostante la sua esaltante carriera giornalistica, non amava affatto stare sul cosiddetto “piedistallo”, e quando anche il più giovane dei corrispondenti di paese gli dava del “lei” o gli rivolgeva l’appellativo di “maestro”, Gaetano Saglimbeni rompeva immediatamente il ghiaccio, obbligando noi “piccoli allievi” ad instaurare con lui un rapporto alla pari, «perché – amava sempre sottolineare con simpatica umiltà – ho solo avuto la fortuna di poter fare, per mestiere, un lavoro che era ed è il sogno di tanti giovani: andare in giro sul pianeta Terra e raccontare storie…».

Profondamente rattristata per la dipartita di questo eminente collega e maestro di giornalismo, anche la Redazione del “Gazzettino Online” formula le più sincere condoglianze alla moglie Concettina Muscolino ed ai familiari tutti di Gaetano Saglimbeni.

Rodolfo Amodeo

 

FOTO: Gaetano Saglimbeni nel suo studio con la statuetta del Premio “Città di Taormina” e, nei riquadri, in assetto da inviato speciale (con l’inseparabile macchina da scrivere portatile) ed in Cina con il presidente della Repubblica Sandro Pertini  

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