Linguaglossa di buonumore con Gino Astorina

Il noto cabarettista è stato ospite della locale associazione “Cultura Aetnae” per parlare del suo esordio letterario con il volume “Basta che non sudi”, esilarante antologia di racconti autobiografici all’insegna dell’ironia tipica catanese, di cui l’autore è da sempre intelligentissima e raffinata espressione

E’ iniziato sotto i buoni auspici della simpatia e del più intelligente umorismo il secondo anno di attività dell’associazione “Cultura Aetnae”, costituitasi a Linguaglossa nello scorso luglio e guidata dal giovane e colto presidente Andrea Giuseppe Cerra. Nelle sere scorse, infatti, il sodalizio ha avuto ospite il popolare cabarettista catanese Gino Astorina, fresco di esordio editoriale avendo di recente dato alle stampe l’esilarante volume “Basta che non sudi”, le cui oltre duecento pagine contengono tanti gustosissimi racconti brevi autobiografici che consentono all’autore di sfoderare tutta la sua prorompente “catanesità”, fatta di sana filosofia popolare, refrattarietà alle nuove tecnologie e tragicomica quotidianità di “fantozziana” memoria.

L’incontro con Astorina ha avuto luogo nell’accogliente auditorium della “Casa San Tommaso”, che per l’occasione ha registrato il tutto esaurito. Il presidente dell’associazione organizzatrice, Andrea Giuseppe Cerra, ha provveduto a “chiacchierare” con il protagonista della gradevolissima serata, il quale era accompagnato dall’autorevole prefatore del suo volume, ossia Tino Vittorio, docente di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Catania, che ha conferito a quest’opera prima letteraria di Gino Astorina l’“imprimatur” dell’accademicità.

«“Basta che non sudi” – ha dichiarato il prof. Vittorio alla platea linguaglossese, riprendendo quanto da lui scritto nella prefazione al libro  – è la confutazione dell’aristotelismo comico ed è anche la trasformazione della marginalità in eccentricità, la commutazione della tragedia del disviversi periferico girata in comicità, la sublimazione dell’ingenuità inerme volta in superiorità morale ed intellettuale, il cerebralismo pirandelliano rinfrescato e risorto dal “candore” di Martoglio».

Ha fatto seguito l’atteso intervento del mattatore del “Gatto Blu” (storica compagnia catanese fondata da Astorina quarant’anni fa), il quale ha simpaticamente ed “umilmente” esordito dichiarando di sentirsi «preso per i fondelli dalle parole di Tino Vittorio… E poi sappiate che questo è il primo ed ultimo libro che scrivo perché non voglio rubare il mestiere agli scrittori di professione. Purtroppo ho dovuto intitolarlo così in quanto alla Siae mi hanno detto che i titoli belli che avevo pensato, tra cui “Via col vento”, erano già stati utilizzati da altri autori… Ed allora ho ripiegato su quella particolare raccomandazione che mi faceva continuamente mia mamma quando ero piccolo ogni volta che andavo da qualche parte. Lei era molto tollerante e mi lasciava libero, purché… non sudassi. E me lo diceva anche quando mi accingevo ad andare a giocare a pallone… Poi però, con tutti i maglioni, le magliette e le magliettine che mi faceva indossare per paura che mi raffreddassi, era proprio mia mamma che mi faceva sudare…».

Attingendo al suo sconfinato repertorio cabarettistico ed utilizzando il tipico ed accattivante intercalare dialettale catanese, Astorina ha quindi divertito la platea con una spassosissima versione “riveduta e corretta” dell’Odissea, per poi proseguire, stimolato dal presidente-conduttore Cerra, con tutta una serie di coinvolgenti “riflessioni” di stretta attualità (in particolare sullo smodato utilizzo dei social network e sull’imperversare dei programmi televisivi di cucina) e di “amarcord” della sua infanzia, trascorsa nei quartieri popolari di Catania tra tradizioni ormai pressoché estinte (come i regali per la Festa dei Morti, oggi sostituiti dai “dolcetti e scherzetti” di Halloween) e stili di vita semplici e spartani, il cui contrasto con quelli attuali ha sempre offerto all’apprezzato attore etneo lo spunto per suscitare ilarità.

E quando, sul finire dell’incontro linguaglossese, è stato invitato dal conduttore Cerra a promuovere il suo libro, Astorina si è “timidamente” dichiarato «refrattario a queste operazioni di marketing. Posso solo dire – ha ironicamente “avvertito” l’autore – che le porte della sala che ci ospita si sono… bloccate (nel senso che non si poteva “scappare” per evitare di acquistare il volume, ndr) e che il ricavato delle vendite andrà interamente in beneficenza all’associazione A.M.F., ossia “Artisti Morti di Fame”, di cui faccio parte insieme ai miei familiari…».

Ancora un volta, dunque, Gino Astorina si è riconfermato comico ed intrattenitore “di qualità” in quanto portatore di un “humor” raffinato ed arguto, in grado di far riflettere e sorridere, senza volgarità, sui paradossi e sui problemi della vita quotidiana, così come dall’altra parte dell’isola sono riusciti a fare i suoi illustri colleghi palermitani Pino Caruso e Ficarra e Picone.

Il piacevolissimo “happening” di Linguaglossa con Gino Astorina si è concluso con l’“arrivederci” di Andrea Giuseppe Cerra, il quale ha preannunciato che la sua associazione “Cultura Aetnae”, nel corso dei prossimi mesi dell’anno appena iniziato, ha in cantiere altri interessanti eventi nell’ambito della propria “mission” tra storia, arte, letteratura e lifestyle.

Rodolfo Amodeo  

FOTO PRINCIPALE: da sinistra Gino Astorina, Andrea Giuseppe Cerra e Tino Vittorio