“Il Giudice Impallomeni, già presidente dell’Asec (nominato da Stancanelli), è lo stesso giudice tributario che ritenne corretto il comportamento di Mario Ciancio… quando l’editore catanese eluse 3,5 milioni di euro di tasse. Grazie a questa sentenza della commissione tributaria, Ciancio qualche giorno addietro è stato assolto per il reato di elusione fiscale dal tribunale della Repubblica di Catania… sulla vicenda è molto interessante leggere l’audizione dell’ex procuratore della Repubblica Salvi in commissione antimafia… ecco perchè sabato scorso abbiamo manifestato gridando: fuori la mafia dai PAlazzi!”.
I clamorosi sviluppi dell’indagine, illustrati ieri pomeriggio, in conferenza stampa, da investigatori e inquirenti (in testa il Procuratore facente funzioni Michelangelo Patanè e il sostituto procuratore Tiziana Laudani) fanno emergere una storia da “commedia all’italiana”, dove i confini fra lecito e illecito – almeno secondo l’ipotesi dell’Accusa – si superano, con modalità così disinvolte da lasciare allibiti (clicca e leggi Catania, corruzione in atti giudiziari: 5 arresti eccellenti I DETTAGLI).
In fondo, comunque, una storia che sembra una rappresentazione plastica di miserie umane, di ambientazioni provinciali e piuttosto tristi. Ma – ribadiamo – attendiamo i successivi passaggi giudiziari prima di esprimere un giudizio definitivo. Di certo, resta l’impressione di una vicenda squallida.
Non solo: gli accertamenti volti ad acquisire la documentazione relativa alle relative autovetture hanno fatto emergere l’inesistenza di titoli giustificativi dell’uso delle stesse da parte del magistrato. Malgrado questo, su una delle due autovetture intestate alla concessionaria il giudice Impallomeni aveva anche apposto un adesivo riportante lo stemma “magistratura tributaria”. La stessa concessionaria è stata utilizzata dal giudice anche per riparare l’autovettura della moglie, con spese, anche in questo caso, a carico del gruppo.
Ha affermato, in conferenza stampa, il sostituto procuratore Tiziana Laudani: “nel luglio del 2015, mentre indagavamo, è stata emessa una sentenza della commissione tributaria basata su dati falsi. Abbiamo verificato la disponibilità, in capo a Filippo Impallomeni, di autovetture della “Virauto”. Quando gli indagati erano intercettati, e avevano capito di essere sotto indagine, è stata tentata la sostituzione della sentenza favorevole con una di condanna”.
Ha spiegato, da parte sua, il comandante della Guardia di Finanza di Catania Roberto Manna: “ci siamo trovati davanti a un sistema ben strutturato e collaudato da anni. L’imprenditore dominus, il giudice elabora le sentenze, il commercialista che fa da tramite, e la concessionaria che fornisce gratuitamente autovetture, riparando anche la vettura della moglie del giudice della commissione tributaria”.
Marco Benanti