Nei giorni scorsi mi hanno fatto rispettosamente notare come i toni assunti dal sottoscritto nelle ultime settimane non si addicano al mio modo di fare, di affrontare le singole tematiche, dovrei mettere da parte il livore, sotterrarlo e tornare a mostrare quella bonaria pacatezza che ha contraddistinto i miei primi mesi di opposizione alla giunta Lo Turco.
Sto forse perdendo la sobrietà del mio senso delle istituzioni? Può darsi. Quel che sono certo di aver perso da tempo è la pazienza.
Proverò allora a mettere da parte parole troppo forti per descrivere l’attuale panorama politico di Giardini e mi rifugerò nel fertile terreno della satira, amara e pungente, ma mai sboccata.
C’era una volta…anzi no, dicevamo di toni satirici e questo sarebbe un inizio più adatto ad una fiaba. Limitiamoci col ricordare allora che fin dall’anno della sua fondazione, il 734 A.C., ad opera dei Calcidesi, l’antica Naxos, la prima colonia greca dell’isola, ha sempre rappresentato un fulgido esempio in quanto a valori democratici e della civiltà occidentale più in generale.
Come si presenta, oggi, Giardini Naxos agli occhi dei suoi abitanti e di chi ha la fortuna di approdare sulle sue sponde dorate?
Volessimo dare credito alle parole di chi, da anni ormai, rappresenta indubbiamente la figura dell’intellettuale organico proteso sul desco dei potenti di turno, ci troveremmo di fronte ad un piccolo borgo amministrato da un sapiente, grande, tessitore dal pensiero e dall’agire così sottile e arguto da suscitare persino l’invidia dei grandi della storia, come Depretis, dai lontani sepolcri. Come dargli torto, vuoi mettere a paragone l’austero titolo “Professor Pancrazio Lo Turco”, con il più fascinoso e scintillante soprannome di “Nello Depretis”, all’occorrenza anche hashtag #NelloDePetris. E pazienza se, ad esempio, il primo governo Depretis ha all’attivo la storica legge Coppino sull’istruzione elementare obbligatoria mentre quest’amministrazione vorrebbe caratterizzarsi per la DIstruzione del bene più prezioso che possediamo, la baia di Naxos, affidando la realizzazione di un Porto non funzionale alle esigenze del paese, anti-estetico e completamente incompatibile con il “genius loci” del nostro territorio ad una ditta attualmente commissariata, prossima alla bancarotta e recentemente fatta oggetto di una misura interdittiva antimafia per “elementi sintomatici di contiguità dell’impresa con Cosa Nostra”. Voli pindarici, appunto.
Sbattendo forsennatamente le ali a quest’altezza poi potremmo anche sorvolare agilmente sulla procedura di bilancio partecipato prima annunciata in pompa magna e poi sparita nel nulla, sullo strumento della “somma urgenza” usato come ordinaria amministrazione, sui debiti fuori bilancio a carico dell’ente portati in Consiglio dopo l’approvazione del bilancio di previsione, sulle piazze vuote a carnevale nonostante i soldi pubblici spesi.
Con un ulteriore sforzo dell’immaginazione potremmo aggiungere agli spartiti di questa piatta e monotona sinfonia qualche altra strofa, ad esempio trasfigurando il consigliere Amoroso nel Conte di Cavour o l’incolore presidente Bevacqua in… no questa è troppo difficile anche per me, in effetti.
Dulcis in fundo, lunedì 22 febbraio avverrà la tanto attesa surroga del consigliere Sanfilippo a vantaggio del subentrante Bonaffini (colui che guardava al futuro), circa 300 preferenze bruciate sull’altare della politica da manuale Cencelli (il principio di rappresentanza, questo sconosciuto, ma perché non le aboliscono queste irritanti preferenze).
Dov’eravamo? Ah sì, la Giardini Naxos di oggi, per qualcuno un poema epico simile all’Iliade e all’Odissea da vestire con parole ricercate e suadenti, per altri, come il sottoscritto, assomiglia più a una satira di Giovenale, un surrogato dell’antica gemella, questione di prospettive, questione di valori, questione di…
Giuseppe Leotta