Mentre la Regione Siciliana tenta di fare cassa a ogni costo mettendo nella stretta anche gli operai forestali cui ha chiesto la restituzione degli arretrati riguardanti l’aumento contrattuale – illegittimo secondo alcune sentenze – l’intera categoria è messa in ginocchio, ancora una volta, oltre che dalla precarietà, pure dal ritardo pagamento del salario.
Da qualche tempo la periodicità con cui i forestali – non soltanto quelli precari, ma anche quelli a tempo indeterminato – sono retribuiti, ha una scadenza molto irregolare e questa pratica sta portando all’impoverimento tante famiglie che vivono, esclusivamente, con il reddito derivante da lavoro forestale.
Non è la prima volta. Tanto, loro, sono abituati direbbe un antico proverbio. Fatto sta che solo intorno alle dodici di ieri (primo marzo) agli operai a tempo indeterminato è stato pagato il mese di gennaio 2016. A credito degli stessi operai a tempo indeterminato rimane metà quota della tredicesima, che dovrà essere corrisposta dall’Azienda foreste demaniali, il salario mensile di dicembre 2015 e quello di febbraio 2016.
Situazione ben più articolata riguarda i forestali precari la cui posizione varia in funzione della qualifica, del cantiere e della località. Alcuni operai hanno percepito soltanto piccoli acconti, variabili tra 150 e 200 euro, altri, invece, aspettano di incassare residui e mensilità da giugno 2015.
Tutta colpa della crisi economica, dei complessi meccanismi del bilancio regionale e della mancanza di liquidità della Regione Siciliana, si dice in giro.
“Non ci spieghiamo il motivo di tale ritardo nei pagamenti – dichiara Maurizio Marino del sindacato Sinalp – stiamo parlando di somme stanziate nel bilancio 2015 e non crediamo alle voci di corridoio secondo cui i ritardi sono da attribuire alle solite pastoie burocratiche o a un presunto contenzioso tra la Regione Siciliana e Sicilia e-Servizi (Società fornitrice di servizi informatici e telematici alla Regione Siciliana, NDR); addirittura – aggiunge – vogliono farci credere che la lentezza dipenda dal sistema informatico colpito da un virus. Noi non crediamo a queste scuse meschine, sospettiamo, piuttosto, che qualcuno tragga profitto incassando gli interessi dalle somme depositate in banca da mesi”.
Gaetano Scarpignato