Chi ben lo conosce sa delle sue “collezioni” di donne e di motori (è stato sposato tre volte e, nell’arco della sua vita, ha posseduto una trentina di autovetture). Ma la collezione di cui oggi va più fiero l’operaio edile in pensione Salvatore Cirino è quella che, ormai da diversi anni, custodisce nel grande garage di casa sua nel Comune etneo di Calatabiano e consistente in svariate migliaia di testimonianze dell’antica civiltà artigiana e contadina e della successiva evoluzione tecnologica dal secolo scorso ai giorni nostri. Si tratta di reperti in parte di sua proprietà ed in parte a lui donati o venduti da famiglie del luogo e che tanti di noi siamo soliti, scioccamente, spedire in discarica, inconsapevoli del valore storico e documentale che essi sono destinati ad acquisire nel tempo.
Addentrandosi in Via Piano Piraini (alle spalle della piazza centrale di Calatabiano) è, dunque, possibile intraprendere un suggestivo “viaggio nel tempo” che ha inizio all’ingresso del piano-terra di casa Cirino: trattasi di un vano che si sviluppa in lunghezza e profondità e, come tale, al suo imbocco si ha subito l’impressione di trovarsi al cospetto di un pittoresco “tunnel” che attraversa la storia dell’umanità. Ma, ultimamente, lo spazio espositivo si è arricchito di un ulteriore vano attiguo (anch’esso, in precedenza, adibito a garage) in cui Salvatore Cirino ha messo in bella mostra tantissimi esemplari di vecchi televisori e registratori a cassetta.
“Museo delle Arti, dei Mestieri, della Scienza e della Tecnica” è l’ambiziosa, ma in effetti realistica, denominazione che il collezionista, in partnership con l’associazione “Airon Club”, ha dato a questa ricchissima esposizione, visitabile tutti i giorni (preferibilmente dietro prenotazione telefonando al 329-4252756).
Per elencare e descrivere tutti i cimeli contenuti in questo “scrigno” di storia e tradizioni non basterebbe… un’enciclopedia: ci limitiamo solo a citare la presenza di ogni benché minimo attrezzo da lavoro utilizzato dagli agricoltori e dagli artigiani sin dagli inizi dell’Ottocento (ed anche da prima), utensili ed oggetti per la casa (caffettiere, lumi, macchine da cucire, pale per infornare il pane, ecc.) precedenti all’avvento degli elettrodomestici, strumenti (siringhe, stetoscopi, speculi vaginali, ecc.) di cui si avvaleva il vecchio medico condotto del paese, svariati reperti bellici dei conflitti mondiali del secolo scorso (palle di cannone, elmetti, binocoli, borracce, telefoni militari, ecc.), strumenti musicali del folklore siciliano (tamburelli, “friscaletti”, ecc.) e libri, giornali e foto d’epoca.
A tratti la tipica tonalità cromatica marrone-grigia che avvolge tutte queste testimonianze del passato viene “squarciata”, con gusto piuttosto “kitsch”, dai vividi colori delle moderne tecnologie: nella sua “genialità” e nella sua sensibilità per l’evoluzione del progresso e dei costumi, Salvatore Cirino ha voluto riservare diversi settori della sua ridondante collezione ai nuovi ritrovati che hanno reso via via più agevole l’esistenza umana (magari – direbbe qualcuno – solo dal punto di vista fisico-materiale e non anche interiore…).
Il vulcanico collezionista calatabianese ci offre, così, gli “spettacoli” delle mutazioni del telefono cellulare (dal voluminoso “Nokia” dei primi Anni Novanta al più pratico Microtac della “Motorola”), così come del normale telefono fisso (dal modello a ruota a quello a tastiera), della macchina da cucire (dalla vecchia “Singer” a pedale ai sofisticatissimi esemplari computerizzati), del ferro da stiro (dal pesantissimo modello a carbone a quello a vapore), dei sistemi di scrittura (dalle gloriose macchine da scrivere “Olivetti” ai primi computer inizialmente utilizzati solo dagli uffici pubblici e da blasonate aziende) e di illuminazione (dal lume a petrolio alla torcia elettrica).
Ma tra le altre “nostalgiche curiosità” che il signor Cirino offre alla vista dei visitatori del suo originale museo figurano pure le “rivoluzionarie” macchine fotografiche “Polaroid” (che consentivano la stampa immediata delle foto), i coloratissimi e giovanili “mangiadischi”, un organo elettrico “Welson” del 1955 (precursore degli innovativi sintetizzatori), un ingombrante registratore audio a bobine e tutto l’armamentario di cui, prima dell’avvento dei sistemi Vhs e digitale, si avvaleva il cineamatore per riprendere, montare e visionare i propri filmati girati con la pellicola “Super 8”.
Quelli sin qui sommariamente descritti sono solo i protagonisti più appariscenti di questo immenso, interessante ed a tratti spassoso “bazar” etnoantropologico, il cui cimelio più datato è probabilmente una palla di cannone del 1400: tra una vecchia sputacchiera ed una radio valvolare o tra la particolare cesta per la raccolta delle nespole (prodotto tipico delle campagne calatabianesi) ed il vaso da notte della nonna, è possibile imbattersi in oggetti più “minimali”, ma ugualmente emblemi di un’epoca; come, ad esempio, il “truffaldino” foglio di celluloide rosso-verde-blu che negli Anni Settanta si soleva attaccare allo schermo dei televisori in bianco e nero per concedersi “il lusso” (o, meglio, l’illusione…) di vedere le immagini a colori; o quella sorta di curioso “mattone” che era la massiccia musicassetta “Stereo 8”.
Nel garage di Via Piano Piraini “va in scena”, insomma, l’affascinante ed a volte divertente “spettacolo” dell’evoluzione dell’umanità attraverso tutte quelle entità inanimate (strumenti di lavoro, elettrodomestici, mezzi di comunicazione, ecc.) di cui ci siamo sempre serviti sia per sbarcare il lunario e sia per rendere più comodi e gradevoli la vita domestica ed i momenti di svago e tempo libero.
Visitare il “Museo delle Arti, dei Mestieri, della Scienza e della Tecnica” di Calatabiano è, dunque, un’esperienza unica oltre che culturalmente utile, in particolare per le giovani generazioni (non a caso l’esposizione di Cirino è stata anche meta di visite scolastiche) affinché possano rendersi conto delle mutazioni che hanno caratterizzato le varie epoche, specie con riferimento agli ultimi cento anni, in cui il progresso tecnologico ha subito un’accelerazione davvero stratosferica.
Ci si augura, pertanto, che anche le istituzioni locali prendano pienamente coscienza, contribuendo a valorizzarla, di questa singolare realtà presente nel loro territorio grazie alla spontanea iniziativa di un benemerito privato: già sede di un’altra importante attrattiva turistica, quale il Castello arabo-normanno, oggi Calatabiano può puntare pure su questo “museo del tempo e dei ricordi” per veicolare il proprio nome e la propria immagine.
Rodolfo Amodeo
FOTO: nella principale Salvatore Cirino sulla Rolls Royce a pedali posta all’ingresso del suo museo di Calatabiano e, nei riquadri laterali, parte delle collezioni di telefoni cellulari ed apparecchi radiofonici; nelle altre immagini, altri angoli del grande garage di Via Piano Piraini ed alcuni dei cimeli in esso esposti