I cittadini del Comune dell’Alcantara stanno firmando una petizione-reclamo per tentare di ottenere l’agognata installazione dell’apparecchio all’esterno del locale ufficio postale di Via Roma, in maniera tale da evitare file e perdite di tempo per effettuare le varie operazioni allo sportello
E’ già a quota centosessanta firme la petizione che gli abitanti del Comune di Gaggi inoltreranno alla Direzione Provinciale di Messina di Poste Italiane per reclamare l’installazione di uno Sportello Postamat all’esterno dell’unico ufficio postale del loro paese, ubicato in Via Roma.
Dell’apparecchio “sfornasoldi”, peraltro, non vi è traccia nemmeno all’interno, e ciò obbliga l’utenza ad avere inevitabilmente a che fare, ovviamente solo negli orari d’ufficio, con gli impiegati allo sportello per effettuare una qualsivoglia operazione (anche ricariche telefoniche, pagamenti di utenze, visualizzazione del saldo, ecc.), sobbarcandosi ad estenuanti file.
«Spesso – si legge nel testo della petizione che i cittadini gaggesi stanno in questi giorni sottoscrivendo – allo sportello c’è un solo impiegato e le attese diventano lunghe e snervanti, specie per gli anziani e per coloro che hanno impegni di lavoro o di famiglia.
«L’alternativa, ma solo per chi è motorizzato, è recarsi al Postamat più vicino, che si trova nella frazione taorminese di Trappitello; oppure allo sportello Bancomat della locale filiale della Banca Intesa San Paolo, pagando in questo caso un costo di commissione che si aggira intorno ai quattro euro.
«E dire che l’ufficio postale di Gaggi ha un bacino di circa quattromila utenti, provenienti anche dal vicino Comune di Graniti e dalla limitrofa frazione castiglionese di Mitogio.
«Non si capisce dunque perché, nonostante le reiterate richieste al riguardo avanzate dai cittadini gaggesi, la Direzione Provinciale delle Poste si ostina a non voler installare il Postamat esterno.
«Con questa petizione auspichiamo, pertanto, che chi di competenza prenda una volta per tutte in considerazione tale nostra legittima richiesta».
Rodolfo Amodeo