Non solo la tutela del proprio mare, ma anche di tutto il “grande fratello blu” che circonda la penisola italiana: è la “mission” del Comitato Civico “Per Salvare la Baia di Naxos”, recentemente costituitosi nella cittadina turistica siciliana per tentare di “difendere” le spiagge di quest’ultima dalla temuta realizzazione del nuovo porto turistico, da tanti considerato un “ecomostro”. Così, come aveva preannunciato nei giorni scorsi il suo portavoce, il nuovo organismo si mobiliterà massicciamente per sostenere il fronte del “Sì” in vista del referendum del 17 aprile, in cui verrà chiesto agli italiani di abrogare la norma di legge che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le dodici miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.
Intanto, il capogruppo consiliare d’opposizione nonché membro del Comitato, Alessandro Costantino, ha già provveduto a depositare in municipio una richiesta di occupazione di suolo pubblico per le precedenti domeniche del 3 e 10 aprile, nel corso delle quali si organizzeranno in piazza degli eventi informativi e di sensibilizzazione per convincere i cittadini a partecipare al voto (per essere valido, infatti, deve recarsi alle urne il 50% degli aventi diritto) e spiegare loro i contenuti della consultazione referendaria.
Contestualmente, è stata depositata un’interrogazione urgente all’Amministrazione Comunale del sindaco Nello Lo Turco per chiedere se e quale posizione politica quest’ultima assumerà sul referendum e se intende impegnarsi a promuoverlo mediaticamente tramite iniziative pubblicitarie.
«L’aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari – spiega Giuseppe Leotta in qualità di portavoce del Comitato “Per Salvare la Baia di Naxos” – non attiene al soddisfacimento delle esigenze energetiche dell’Italia in quanto le piattaforme soggette a referendum coprono meno dell’1% del fabbisogno nazionale di petrolio ed il 3% con riferimento al gas.
«Occorre inoltre considerare che gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma le società private che li estraggono, per lo più straniere, divengono proprietarie di essi e, pertanto, possono disporne come meglio credono: quanto estratto se lo portano via oppure ce lo possono anche rivendere.
«Ci sono, poi, effetti negativi sull’ambiente, in quanto la ricerca e l’estrazione di idrocarburi ha un notevole impatto sulla vita del mare ed, in particolare, sulla fauna ittica. A preoccupare non sono solo guasti ed incidenti, ma anche le normali operazioni di routine: basti pensare che il catrame depositato sui nostri fondali in mare aperto raggiunge una densità media di 38 milligrammi per metro quadrato, ossia tre volte superiore a quella del Mar dei Sargassi, che è al secondo posto di questa classifica negativa.
«Due terzi delle piattaforme operanti nei mari italiani presenta inoltre sedimenti oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie in materia di sostanze pericolose.
«Fermare le trivellazioni in mare, infine, rientra negli impegni presi nello scorso dicembre dall’Italia, insieme ad altri 185 Paesi, nell’ambito della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi».
Le iniziative a sostegno del “Sì” che metterà in campo il Comitato Civico “Per Salvare la Baia di Naxos” verranno sposate anche dalla locale associazione culturale “Idee in Movimento”.
Rodolfo Amodeo
FOTO: il capogruppo consiliare d’opposizione al Comune di Giardini Naxos, Alessandro Costantino (nel riquadro), ed il portavoce del Comitato Civico, Giuseppe Leotta