La legge è legge, “dura lex sed lex” dicevano i latini: gli italiani lo ripetono, talora a pappagallo, anche e soprattutto quando questa massima non è applicata alla stessa maniera per casi uguali. Si chiama “uniformità di giudizio” e/o “uniformità di trattamento”, una chimera, in particolare, dalle nostre parti e soprattutto nello sbilanciato rapporto fra giudici e avvocati.
Che c’entra questo con il caso di cui scriviamo? Andiamo per ordine. La notizia, o meglio il caso (perché di vicende analoghe ne sono accadute già in passato) è accaduta al Tribunale di Catania: un’avvocatessa, Giuliana Gallone, la cui madre era improvvisamente deceduta, si è vista negare il rinvio di un processo in cui era parte civile.
Effettivamente il codice è – alla lettera – rispettato, perché non prevede questa facoltà per la parte civile. Non a caso, il collegio giudicante della seconda sezione del Tribunale (presidente Ignazia Barbarino) non ha accolto la richiesta avanzata dalla collega Maria Rita D’Amico, presente in aula, lunedì mattina scorso, per sostituire la collega Gallone. Alla richiesta avevano aderito, peraltro, anche i legali del collegio difensivo.
Questa scelta ha suscitato l’indignazione di parte (molti altri hanno continuato, in perfetto stile rossazzurro, a farsi gli affari propri) e dell’avvocatura catanese, che, ieri mattina, si è ritrovata sotto la statua della giustizia (la chiamano così) del Palazzaccio per esprimere solidarietà alla collega e nello stesso tempo protestare per la decisione assunta dal collegio. All’iniziativa hanno partecipato anche gli avvocati Ignazio Danzuso, in rappresentanza dell’ordine e Enrico Trantino, presidente della Camera Penale: è stato da loro assicurato che seguiranno iniziative di solidarietà nei confronti dell’avvocatessa Gallone.
Mercoledì sera era arrivato l’annuncio dell’iniziativa: “alle ore 08.50 ci vedremo sotto la statua presso il Tribunale di Catania, entrando nelle aule del Tribunale 15 minuti dopo per esprimere la nostra solidarietà ad una collega che ha subito un fatto ingiusto ovvero non è stato considerato legittimo impedimento la morte della madre” così l’avvocato Monica Foti referente catanese del MGA, associazione forense nazionale, aveva annunciato una presa di posizione dei legali catanese.
“E’ gravissimo oltre che vergognoso che una sezione del Tribunale abbia negato ad un avvocato il rinvio del processo nonostante fosse certificato il decesso della madre avvenuto il giorno precedente – continuava in una nota l’avvocato Foti – ne è giustificabile l’eventuale richiamo da parte del Tribunale di norme processuali”. E concludeva: “il rinvio in questo caso doveva essere concesso a prescindere da tutto. Un rinvio con sospensione dei termini non avrebbe comportato nulla, considerato che spesso vengo rinviati processi perchè testi, Pm assenti ma non è ora il momento di polemizzare”.
Marco Benanti