Conferma della sentenza: questo il verdetto, emesso da pochi minuti, dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania (presidente Salvatore Costa, a latere Sgarlata) sul duplice omicidio di Francesco Grasso e Giuseppe Spampinato.
In primo grado, il 2 marzo del 2015, i giudici della Corte d’Assise avevano condannato a 29 anni Rosario Grasso e ad 1 anno e 6 mesi il figlio Filippo. Unica novità: la rideazione della pena per Filippo: la stessa è stata accorciata ad 1 anno (pena sospesa). Assolti, invece, la moglie ed il figlio Angelo. Per Grasso, inoltre, era stata esclusa la premeditazione e l’aggravante dell’art. 7 (aggravante mafiosa).
La Procura Generale, con il Pg Miriam Cantone, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
Adesso si attendono le motivazioni della sentenza che dovrebbero essere depositate entro 90 giorni.
In primo grado, il Pm Pasquale Pacifico aveva richiesto l’ergastolo per Rosario Grasso, per omicidio, occultamento di cadavere e detenzione d’arma, e tre anni per i suoi familiari, la moglie Maria Gabriella Pappalardo e i figli Filippo e Angelo per favoreggiamento.
Era il 21 febbraio del 2011, quando Francesco Grasso e Giuseppe Spampinato scomparvero nel nulla. Secondo gli inquirenti, i due uomini, ritenuti vicini al clan Laudani, furono uccisi da Rosario Grasso, gestore dell’agriturismo Akis, a Pennisi, frazione di Acireale. Fu proprio in quell’agriturismo che di Grasso e di Spampinato si persero le tracce.
Sarebbe stato proprio Grasso ad uccidere i due uomini, anche se davanti la Corte d’Assise, ha sempre sostenuto che a compiere l’omicidio sarebbero stati due uomini incappucciati, che avrebbero poi caricato i due corpi su un’audi nera.
Marco Benanti