Un’assemblea pubblica concertata con lo scopo di approntare e porre in essere strategie funzionali all’esigenza di restituire il pronto soccorso al distretto socio-sanitario n.17. In un locale di via Carolina a Giarre, il comitato spontaneo dei cittadini, coordinato dal suo leader Angelo Larosa, ha fatto il punto della situazione prendendo atto anche dell’infausto pronunciamento del Tar in materia di revoca della delibera Asp 664 del 20 aprile 2015.
La quarta sezione del tribunale amministrativo regionale di Catania ha infatti rigettato l’istanza di ricorso presentata dal pool di avvocati, dall’ente comunale e dalle associazioni, rimettendo così la decisione al giudice ordinario. Dal pronunciamento è emerso che i procedimenti amministrativi, essendo ascrivibili al diritto pubblico, non possono intervenire su un atto aziendale di diritto privato.
Il biologo Salvo Pistorio, in qualità di profondo conoscitore dei protocolli del macrocosmo della sanità, ha sottolineato, nell’ambito dell’incontro tenutosi, quali sono le priorità da centrare in materia di diritto alla salute del territorio. Egli ha evidenziato la necessità che siano applicate le apprezzabili linee guida regionali e nazionali e che a bordo di un’ambulanza medicalizzata vi sia la cardioline, in collegamento con l’utic di riferimento:ovvero con l’unità di terapia intensiva coronarica individuabile per esempio nell’ospedale “Cannizzaro”).
Il medico di tale unità, una volta letto l’elettrocardiogramma, deve stabilire l’entità del disturbo e dunque deve valutare se è il caso di trasferire il paziente nell’unità in cui espleta il suo servizio o altrove. A proposito dell’esistenza della cardioline a bordo dell’ambulanza, esperti delle apparecchiature del 118 hanno dichiarato, in un contesto che esulava da quello dell’assemblea pubblica, che la cardioline è un monitor Ecg che effettua l’elettrocardiogramma semplice, ma tale elettrocardiogramma non può esesere stampato, nè può essere mandato. Esso è solo visibile sul video.
In ogni caso la cardioline, che permette in linea di massima di stabilire i livelli di saturazione dell’ossigeno, è presente su tutte le ambulanze perchè obbligatoria. Le ambulanze non medicalizzate sono invece dotate di un elettrocardiografo che effettua ecg (elettrocardiogramma) a 12 derivazioni, oltre a provvedere alla misurazione dei livelli di saturazione. Grazie all’elettrocardiografo, l’ecg può essere inviato telematicamente al fine di attivare la rete ima (infarto miocardico acuto) e mandare il paziente in cardiologia. Il problema risiede nel fatto che tale apparecchiatura non è stata ancora spiegata ai soccorritori ed inoltre non è stata attivata.
Diversamente, le ambulanze medicalizzate sono provviste di monitor multiparametrico, funzionale non solo alla misurazione dei livelli di saturazione e al controllo della pressione arteriosa sanguigna, ma anche all’invio del tracciato elettrocardiografio all’utic di riferimento. Tale monitor multiparametrico funge anche da defibrillatore automatico. Pistorio ha inoltre rimarcato quanto sia opportuno che Giarre possa essere sede di una “Stroke unit” per il trattamento dell’ictus cerebrale. Si tratta di un’unità dove si inizia la diagnosi e si segue il piano per la terapia trombolitica (terapia antitrombotica finalizzata alla dissoluzione di un trombo formatosi nel distretto arterioso dei vasi sanguigni), al fine di recuperare il paziente colpito da trombosi cerebrale. I protocolli, per esempio, prevedono che chi abbia accusato un primo episodio di infarto del miocardio debba essere trasferito in un’unità coronarica entro 120 minuti dal primo episodio stesso. Diversamente,sono più lunghi i tempi di intervento previsti dai protocolli in merito ad un soggetto che deve necessariamente raggiungere una stroke unit perchè colpito da trombosi cerebrale.
Pistorio ha comunque invocato l’istituzione di un pronto soccorso super attrezzato, dove sia possibile effettuare una buona osservazione e stabilizzazione del paziente, che magari potrebbe poi essere inviato nell’ospedale di riferimento inerentemente al trattamento del suo disturbo. Pistorio ha inoltre sottolineato con amarezza che dalle linee guida risulti che il nostro comprensorio viaggi su livelli medio-alti di incidenza dell’infarto miocardico. Il predetto biologo ha evidenziato la necessità di una chirurgia d’urgenza non con un reparto ma con un chirurgo d’urgenza e un rianimatore. Essa infatti sarebbe secondo Pistorio più consigliabile rispetto ad un’anti-economica chirurgia generale.
In caso di arteria recisa, un chirurgo la tappa e la trasfonde per poi mandare il paziente nell’ospedale di riferimento. Il biologo ha poi rimarcato quanto sia indispensabile che le ambulanze siano sufficientemente dotate di apparecchiature efficienti.Per quanto concerne il dolore toracico, Pistorio ha sottolineato che le linee guida prevedono che se si accusa dolore toracico ed il tracciato dell’elettrocardiogramma non è così allarmante, il paziente può essere trasferito nell’ospedale di Acireale. Tuttavia, se l’elettrocardiogramma evidenzia un disturbo ben più serio, il paziente debba necessariamente essere trasferito nell’ospedale “Cannizzaro” senza passare da Acireale.
Pistorio ha poi attribuito un peso non indifferente alla necessità che nel pronto soccorso siano presenti delle sacche di sangue per le trasfusioni, escludendo l’istituzione di un centro trasfusionale, il quale ha dei costi di personale. Pistoio ha inoltre posto l’accento sull’obbligo morale di segnalare per iscritto ai vertici dell’asp l’imprescindibilità di quanto promesso dai vertici ospedalieri stessi nell’ambito del progetto di rifunzionalizzazione dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro”: ovvero l’istituzione di altre due ambulanze medicalizzate che facciano compagnia a quelle di Giarre, Mascali (introdotta dopo il decesso di Maria Mercurio) e Linguaglossa: una a Riposto ed una nel territorio che comprende Milo e Sant’Alfio.
Al momento infatti il territorio che abbraccia Milo e Sant’Alfio è sprovvisto di ambulanza, mentre l’ambulanza di Torre Archirafi (Riposto), non è medicalizzata. L’Avadea di Calatabiano è pertanto l’associazione titolata a erogare prestazioni, e l’Anpas, che gestisce il servizio di pubblica assistenza attraverso il predetto ente, il quale possiede una postazione a Riposto, percepisce dall’Asp 20.000 euro al mese avvalendosi di personale non riconducibile alla Seus. Qualora comunque le istanze del comitato dovessero essere disattese, si procederà con la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica.
A conclusione dell’incontro, Angelo Larosa, leader del comitato dei cittadini (affiancato da Emanuela Camiolo), ha dichiarato che sarebbe opportuno scegliere un giorno da dedicare alla chiusura di scuole ed esercizi commerciali, in segno di protesta contro la chiusura del pronto soccorso. Un’altra iniziativa suggerita sarebbe quella di sollecitare gli utenti del distretto ad esporre nei propri balconi degli striscioni di protesta. Un’altra idea prevede che l’utenza rinunci alle proprie schede elettorali, disertando le elezioni regionali. La battaglia per la riapertura del pronto soccorso, non finisce dunque qui.
Umberto Trovato