C’è tanta “francavillesità”, e non solo, nel romanzetto autobiografico “L’inebriante profumo delle zagare” dato recentemente alle stampe dall’ingegnere e docente Francesco Bruno per i tipi delle “Edizioni Eva”. Quest’ultima ha sede in provincia di Isernia, in Molise, dove nello scorso anno scolastico l’autore ha insegnato, facendosi subito apprezzare dagli ambienti culturali locali che hanno trovato interessante e gradevole il manoscritto dell’opera in questione, al punto da spronare Bruno a farla pubblicare ad una casa editrice della loro regione.
Nelle circa cento pagine che compongono la pubblicazione, l’ingegnere-scrittore di Francavilla di Sicilia passa in rassegna tutte le sue principali esperienze di vita vissuta, sia con riferimento alla quotidianità e sia rievocando momenti particolarmente esaltanti dei suoi anni giovanili, come i viaggi in giro per l’Italia ed alla volta degli Stati Uniti.
Ma protagonista assoluto è il paese di Vallefranca, denominazione semifantasiosa che l’autore conferisce alla sua Francavilla, che assurge così a luogo “universale” nel quale chiunque risieda in un piccolo centro della provincia italiana può identificarsi (non a caso tale lavoro ha appassionato, come prima si accennava, anche i lettori dei paesini del Molise).
Francesco Bruno fa dunque riaffiorare, consegnandolo alla memoria dei posteri ed additandolo implicitamente a modello alle nuove generazioni, un idilliaco passato all’insegna di marachelle giovanili, amarcord scolastici, vicende e personaggi “strapaesani” (come le bische clandestine natalizie, le “trasgressioni” carnascialesche, il “campanaro” Francesco Tripolone, ecc.) e risorse purtroppo perdute, quali il glorioso “trenino dell’Alcantara” e la fiorente agrumicoltura, un tempo principale fonte di reddito per la comunità francavillese.
Ne vengon fuori dei simpatici e spesso significativi quadretti attraverso i quali Francesco Bruno, pur senza indulgere in tentazioni nostalgiche, racconta di una generazione (quella degli Anni Sessanta-Settanta) che probabilmente ha saputo assaporare la vita molto meglio delle generazioni attuali le quali, vuoi per la frustrante recessione economica, vuoi per la sempre più alienante “realtà virtuale” di Internet e dei social network, denotano sicuramente una minore “vitalità” rispetto ai loro padri e fratelli maggiori.
Ma la principale chiave di lettura di questa recente fatica letteraria dell’ingegnere Bruno è forse quella ben individuata dall’affermato scrittore e poeta molisano Amerigo Iannacone, il quale nella sua prefazione a “L’inebriante profumo delle zagare” scrive che «l’autore ha girato l’Italia ed il mondo, ma c’è sempre il ritorno alla sua Sicilia ed al profumo “inebriante e quasi pungente delle zagare”, quel profumo intenso che “unito alla gioventù di allora, mi è rimasto impresso nella mente per sempre”. Dalla Sicilia si parte ed alla Sicilia si ritorna, perché la Sicilia è bella e perché è l’amata terra madre».
Dopo il battesimo ufficiale di fine giugno presso il Comune campano di San Pietro Infine, che ha registrato un notevole successo di pubblico, “L’inebriante profumo delle zagare” non poteva non essere presentato nel paese che ne fa da sfondo, ossia Francavilla di Sicilia, dove nelle sere scorse lo scritto di Francesco Bruno è stato ad oggetto di un’apposita conferenza, svoltasi a Palazzo Cagnone.
Dopo i saluti del primo cittadino francavillese, Lino Monea, l’opera è stata commentata ed approfondita dall’insegnante Mario Riso, dalla presidente della locale sezione dell’associazione femminile F.I.D.A.P.A., Maria Teresa Guidotto, dalla docente di Lettere Anna Amico, che ha curato la supervisione dei testi, ed ovviamente dallo stesso autore.
Dato il periodo agostano, erano presenti in sala numerosi francavillesi oggi residenti altrove per lavoro e rientrati al luogo natio in occasione delle ferie estive, i quali hanno avuto la piacevole possibilità, attraverso le vicende narrate da Bruno, di rituffarsi nelle atmosfere della loro infanzia e “ritrovare” quella Francavilla che non c’è più.
“L’inebriante profumo delle zagare” è la seconda “incursione” di Francesco Bruno nel mondo dell’editoria. Lo scorso anno, infatti, aveva esordito con l’interessante ed articolato saggio “L’Universo, le Fedi e l’Uomo”, utilissima e gradevole “guida” tra scienza e spiritualità per tentare di conoscere meglio il nostro ruolo ed il senso della nostra esistenza nell’immensità cosmica. Adesso, invece, l’eclettico ingegnere francavillese ha preferito “rimanere a terra” occupandosi di una realtà sicuramente più minimale e circoscritta, ma non per questo meno pregna di contenuti e spunti di riflessione su interrogativi di natura generazionale quali “chi eravamo ieri?…”, “chi siamo oggi?…”, “dove andremo domani?…” e “cosa ci manca del nostro passato?…”.
Rodolfo Amodeo
FOTO: in primo piano l’ingegnere Francesco Bruno e, sullo sfondo, il tavolo dei relatori alla recente conferenza di presentazione del suo nuovo libro, svoltasi a Francavilla di Sicilia