Ce l’hanno detto in tutte le salse. Questa Lega Pro è un inferno. Botte da orbi, trasferte complicate, direttori di gara non sempre al top della forma, campi buoni manco per le patate. Ma che dei ladri potessero piombare all’interno dello spogliatoio del Catania, proprio nel bel mezzo di una gara ufficiale, questa non avremmo potuto nemmeno immaginarla. Così Biagianti è stato costretto a denunciare il furto del suo telefonino, del rolex e della sua fede nuziale, una volta rientrato negli spogliatoi al 90’ al termine di Reggina-Catania di mercoledì scorso. In tarda serata cellulare ed orologio sono stati riconsegnati dai carabinieri al capitano rossazzurro (purtroppo nessuna traccia dell’anello) ma certo è che a Reggio non hanno proprio fatto una bella figura. Il terreno di gioco del Granillo è pessimo ed anche la struttura andrebbe ammodernata, nonostante il Presidente della Reggina, Mimmo Praticò, attraverso una nota diramata ieri dalla società amaranto, continui a consideralo uno dei migliori impianti di Lega Pro.
Sul campo una partita maschia, poco spettacolare ma intensa. Le pessime condizioni del manto (poco) erboso hanno penalizzato la squadra più tecnica – il Catania – così che l’avversario ha spesso avuto la meglio sui contrasti, spezzettando il gioco a suo piacimento. Peccato, perché la partita si era messa sui giusti binari dopo il vantaggio di Piscitella. Nessun furto, sul campo, ma tanta amarezza per la rete del pareggio subita a causa di una leggerezza difensiva e per tre importantissimi punti gettati alle ortiche.
Sulla graticola, ma a fuoco lento, anche il tecnico etneo. Rigoli lascia fuori Calil e Silva dall’undici di partenza, affidandosi a Piscitella e Fornito. E non sbaglia. Il primo lo ripaga con un gol, il secondo con una prestazione di grande sacrificio, nonostante arrivi in ritardo sulla sgroppata di Bangou per il pareggio amaranto. Nel momento di maggiore pressione avversaria, però, l’allenatore etneo la combina grossa: passa al 4-5-1, irrobustendo il centrocampo, è vero, lasciando però che l’iniziativa scorra totalmente tra i piedi dei giocatori avversari. Un classico del calcio italiano, che non sempre regala i risultati sperati e che nove volte su dieci ti fa raccogliere il pallone dentro la tua porta. Dal Catania, contro questa Reggina – che è davvero poca roba – ci si aspettava francamente un atteggiamento più autoritario.
Ciliegina sulla torta, l’ulteriore punto di penalizzazione (ritardato pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps) che si aggiunge a precedenti sei per la vicenda Castro e fa adesso scivolare i rossazzurri a meno due punti, a due lunghezze dalla Paganese ferma ancora al palo.
Una decisione attesa ma che arriva in un momento assai delicato (le capolista Lecce e Foggia vantano già 14 punti di vantaggio, nonostante il Catania debba ancora recuperare una gara), alla vigilia della trasferta di Matera, terza forza del campionato a sole due lunghezze dal vertice.