E’ già rinomata per le prelibate pesche prodotte dalla sua rigogliosa piana. Ma adesso Mojo Alcantara potrà associare il proprio nome anche al caratteristico e salutare cavolfiore rosso, alla cui coltivazione si dedicano da sempre numerosi agricoltori del luogo. Tutto questo grazie dell’adesione del Comune dell’Alcantara al percorso culturale “Borghi GeniusLoci De.Co.”, che mira a salvaguardare e valorizzare le tipicità locali e gli angoli di territorio di cui sono espressione, in netta controtendenza rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende invece ad omologare prodotti e sapori, annullandone le peculiarità.
Così, sabato scorso, la sala consiliare del municipio moiese ha ospitato la presentazione ufficiale dell’iniziativa, al cospetto di diversi pubblici amministratori dei Comuni del comprensorio (tra cui il primo cittadino di Cesarò, Salvatore Calì, il presidente del Consiglio di Motta Camastra, Mariagrazia Granato, ed il vicesindaco di Francavilla, Angelo Russotti) e di una rappresentanza di agricoltori locali.
A fare gli onori di casa, il sindaco Angelo Piazza il quale, dopo i saluti introduttivi, ha ceduto la parola ai due tecnici relatori dell’incontro, ossia il dottore agronomo nonché funzionario dell’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara, Filippo Zullo, e Nino Sutera, ideologo della Libera Università dei Saperi & dei Sapori Onlus.
«Il cavolfiore rosso-violaceo di Mojo Alcantara – ha spiegato l’agronomo Zullo – è detentore di alti contenuti di fibre e minerali, nonché di rilevanti quantità di vitamine e di provate proprietà antiossidanti, in grado di scongiurare l’insorgere di tumori. Queste sue caratteristiche tipiche derivano principalmente dal territorio lavico in cui tale ortaggio si produce e dalle escursioni termiche tra il giorno e la notte che si verificano in questo lembo di territorio. Rappresenta, pertanto, un “unicum”, ovvero quel “genius loci”, inteso come “anima ed identità di un determinato luogo”, cui si ispira il percorso che si sta intraprendendo, frutto di una geniale intuizione del compianto enologo lombardo Luigi Veronelli il quale, nel 1999, lanciò l’idea che i Comuni potessero promuovere i loro territori attraverso le rispettive produzioni agricole ed artigianali, nonché le manifestazioni e gli eventi legati alle tradizioni locali. Nacque, così, la “DE.CO.”, ossia la “Denominazione Comunale”, che non è, come erroneamente potrebbe intendersi, un marchio di qualità, bensì un’attestazione che assegna ad un prodotto o ad un bene immateriale (quale potrebbe essere una festa patronale o un corteo storico) il ruolo di “ambasciatore del territorio”: in pratica, tanto per rimanere alla De.Co. che ci riguarda, chi sa che a Mojo Alcantara si produce il cavolfiore rosso, potrebbe essere invogliato a visitare questo paese per acquistarlo o gustarlo direttamente sui luoghi, innescando quindi un virtuoso meccanismo per la crescita dell’economia locale, con introiti per agricoltori, titolari di strutture ricettive e di ristoro ed operatori commerciali in genere».
L’esaustivo preambolo di Filippo Zullo è stato ulteriormente approfondito da Nino Sutera, massimo esperto siciliano, conosciuto e stimato anche in ambito nazionale, in materia di De.Co.
«E’ fondamentale – ha esordito il dottor Sutera – capire che i vari marchi di qualità Dop, Igp, Stg, ecc., possono essere attribuiti, dopo lunghi e complessi iter burocratici, solo ed esclusivamente dall’Unione Europea, e che il marchio di qualità serve a tutelare il prodotto stesso da, in particolare, contraffazioni (anche se non sempre si è riusciti in tale “mission”, come nel caso del “plagiatissimo” formaggio Parmigiano Reggiano). Il procedimento per giungere alla De.Co. è, invece, “a burocrazia zero” e di totale competenza dei Comuni. E con la De.Co. non si è in presenza di un marchio di qualità, perché non c’è nessun prodotto da tutelare, bensì di una “carta d’identità” rilasciata ad un territorio: è quindi quest’ultimo ad essere “tutelato”, con tutti i vantaggi in termini di immagine e di sviluppo socioeconomico che ne derivano, mentre il prodotto a denominazione comunale funge da elemento attrattore per turisti e visitatori. E non è nemmeno esatto definire “prodotto tipico” un prodotto a denominazione comunale, che invece è più corretto considerare “prodotto identitario di un territorio e della sua gente”».
Nino Sutera ha, quindi, esortato gli amministratori comunali di Mojo Alcantara, le associazioni locali, gli agricoltori ed i cittadini in genere, ad attivarsi sin da subito e costantemente nel tempo per programmare ed organizzare tutta una serie di iniziative che vedano per protagonista il cavolfiore rosso, affinché la De.Co. di cui esso si sta cominciando a fregiare possa avere le auspicate positive ricadute sul territorio.
La conferenza di sabato scorso (che nel lessico utilizzato per il riconoscimento delle De.Co. viene tecnicamente definita “audizione pubblica”) si è solennemente conclusa con la consegna al sindaco di Mojo Alcantara, Angelo Piazza, del riconoscimento-qualifica di “Custode dell’Identità Territoriale”. Al primo cittadino moiese, dunque, il compito di accompagnare per mano il cavolfiore rosso in questo esaltante “cammino verso la gloria”, non solo del salutare ortaggio, ma soprattutto, come hanno tenuto ad evidenziare gli esperti Sutera e Zullo, della comunità locale.
Rodolfo Amodeo
FOTO: da sinistra il presidente del Consiglio Comunale di Motta Camastra, Mariagrazia Granato, Filippo Zullo, il sindaco di Cesaro Salvatore Calì, il sindaco di Mojo Angelo Piazza e Nino Sutera durante la conferenza di sabato scorso; nei riquadri un esemplare di cavolfiore rosso ed il sindaco Piazza mentre riceve da Sutera il riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”