Il noto artigiano Nino Cavallaro, malgrado sia ormai pensionato, non ha abbandonato l’affascinante pietra che è stata sua “compagna di lavoro” e che ancora oggi scolpisce ed intaglia per realizzare pregevoli opere d’arte, ispirategli sia dall’illustre passato della cittadina dell’Alcantara e sia da soggetti particolari, come la molecola del Dna
Le varie forme di artigianato presentano quasi tutte un tasso di creatività in quanto chi le esercita mette qualcosa di suo nei lavori che gli vengono commissionati. Ma tale predisposizione alla creazione artistica è particolarmente spiccata in chi lavora il marmo: basta fare un giro in un qualsiasi cimitero per imbattersi in tombe monumentali o ornate di pregevolissimi fregi che, tranne qualche eccezione, non sono opera di affermati scultori, bensì di “umili” artigiani marmisti.
A Francavilla di Sicilia, in particolare, l’estro artistico non è mai mancato al marmista Nino Cavallaro, il quale a tutt’oggi, pur essendo in pensione, continua a scolpire e ad intagliare quella materia che gli ha dato da vivere e che lo ha fatto apprezzare anche oltre i confini della cittadina dell’Alcantara (sono sue, ad esempio, le opere marmoree di alcuni grandi e prestigiosi alberghi di Taormina, per le quali ha ricevuto i complimenti di manager turistici ed architetti di fama nazionale). Ed ora che per lui l’amato lavoro si è trasformato in hobby, Cavallaro è ancora più libero di esprimersi artisticamente, sprigionando la propria creatività in piena autonomia visto che non ha più committenti cui dover dare conto, con misure da rispettare e soggetti imposti da altri (progettisti, familiari dei defunti, ecc.).
Così, accogliendoci nel suo ex laboratorio di contrada Cappuccini (oggi gestito dalla figlia Grazia insieme al marito Roberto Catalano), il marmista in pensione ci mostra con orgoglio la sua fedele riproduzione dello stemma nobiliare degli Asburgo, che sino ad alcuni anni addietro, prima che scellerate mani ignote lo asportassero, campeggiava sul ponticello ubicato nelle immediate adiacenze dell’opificio di Cavallaro.
Ma l’attaccamento al proprio paese ha portato il marmista di Francavilla a misurarsi anche con altri capolavori dell’arte monumentale locale, tra cui un mascherone della seicentesca fontana di Piazza San Paolo (attribuita alla famosa scuola del Gagini).
Ultimamente Nino Cavallaro si sta cimentando con eccellenti risultati nella scultura di soggetti che vanno oltre l’interesse localistico, come un originale albero con tutti i rami protesi verso l’alto, quasi fosse una preghiera elevata al cielo da Madre Natura, e la molecola dell’acido desossiribonucleico, più comunemente conosciuta come Dna, con la caratteristica forma che rimanda ad una doppia elica o ad una scala a pioli.
«Si tratta di lavori – tiene a sottolineare Nino Cavallaro – che scaturiscono dalla mia passione per questa materia chiamata marmo, alla quale, peraltro, mi sono accostato del tutto casualmente. Il marmista “di famiglia” era, infatti, il mio compianto fratello Peppino, mentre io andavo a bottega dal fabbro don Saro Ferrara, un indimenticabile artigiano con il quale ho avuto l’onore di collaborare anche in un’opera a suo tempo innovativa e quasi avveniristica per Francavilla, ossia l’installazione di idranti antincendio nel centro abitato, per i quali il Ferrara, con la sua genialità, aveva costruito i particolari attrezzi idonei a montarli. Ad un certo punto, però, mio fratello Peppino mi propose di andare a lavorare da lui perché aveva bisogno di un aiutante, ed io accettai lasciando definitivamente i miei originari mestieri giovanili di fabbro e tubista. Ora che sono in pensione, guardo il marmo in un’ottica diversa rispetto a quando lo lavoravo per conto terzi: senza le scadenze di consegna delle opere e senza dover più attenermi alle richieste dei committenti, col marmo siamo diventati ancora più… amici, ed avvalendomi della lettura di testi e manuali specifici, mi piace scoprire i segreti dell’arte scultorea classica e dei grandi ingegni che l’hanno praticata».
Ed il marmo, ovviamente, impera sovrano nell’appartamento della cooperativa edilizia “Habitat” di Via Stanislao Cannizzaro (a Francavilla di Sicilia in contrada Barilaro) in cui il maestro Cavallaro risiede insieme alla sua gentile consorte Carolina. Di marmo pregiatissimo e perfettamente levigato sono, ovviamente, i pavimenti; ma quella che gli antichi greci chiamavano “la pietra splendente”, il padrone di casa ha voluto incastonarla un po’ in tutti gli arredi, alcuni dei quali di sua totale ideazione e lavorazione, come i due tavolini interamente in marmo rispettivamente collocati nel pianerottolo ed in salotto (quest’ultimo raffigurante una pittoresca “rosa dei venti”). Così come quelli più recenti cui prima accennavamo, anche questi “lavori domestici” sono stati realizzati dal marmista in piena libertà tra gli Anni Settanta e Duemila, nei momenti di pausa dal lavoro. Essi si fanno particolarmente apprezzare per il sapiente cromatismo che li caratterizza.
«L’assemblaggio cromatico tra i vari tipi di marmo – spiega al riguardo Cavallaro – mi ha sempre affascinato. Perché bisogna sapere che questo minerale presenta milioni di tonalità e sfumature di colore, e fare gli accostamenti giusti è per me una sfida appassionante. Tanto per restare a ciò che si vede in casa mia, ed in particolare ai due tavolini che adornano rispettivamente il pianerottolo ed il salotto, ho accostato il “bianco neve” al “nero Italia”, e l’“arabescato cervaiole” al “verde Guatemala” ed al “rosa Francia”. Il marmo dunque, oltre che con le sculture e le incisioni, consente di potersi esprimere e realizzare artisticamente anche attraverso i giusti abbinamenti tra le sue pressoché inesauribili colorazioni».
E poiché “buon sangue non mente”, il “dna” di Nino Cavallaro e del compianto fratello Peppino ha attecchito anche nella giovane nipote Susanna Catalano, che già da diversi anni si cimenta con ottimi risultati nella scultura, al punto da aver intrapreso gli studi d’arte a Carrara, “capitale” internazionale del marmo, presso la cui prestigiosa Accademia ha recentemente conseguito la laurea.
Rodolfo Amodeo
FOTO PRINCIPALE: Nino Cavallaro con le sue recenti sculture marmoree raffiguranti un albero e (nel riquadro) la molecola del Dna
FOTO SOTTOSTANTI: Cavallaro nel suo studio-laboratorio di Francavilla di Sicilia con le sue riproduzioni in marmo dello stemma degli Asburgo e del mascherone della fontana di Piazza San Paolo