Fiumefreddo e il calvario infinito di Piazza Botteghelle

Si torna a parlare a Fiumefreddo di Sicilia di piazza Botteghelle ma chi si aspettava buone notizie dovrà rassegnarsi. Il calvario del cuore della cittadina ionica, che dura ormai da cinque anni, non è ancora giunto al termine.

E’ notizia di oggi, infatti, che l’amministrazione comunale del sindaco Marco Alosi ha deciso di proporre opposizione, conferendo incarico di patrocinio legale all’avvocato catanese Livia Lucia Leotta, al decreto ingiuntivo n°4297/2016 del 7 ottobre 2016 emesso dal Tribunale di Catania su ricorso proposto dall’impresa ATI Patriarca geom. Salvatore e Di. Fil. s.r.l.

La ditta comisana, nuova aggiudicataria dei lavori della piazza centrale, con quest’atto pretende la somma di 262.776,56 euro oltre interessi per la fatture emesse relativamente alla “Riqualificazione ed arredo urbano – Progetto per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in piazza Botteghelle e pavimentazione della stessa”.

“Ci stiamo opponendo – commenta Alosi – perché i nostri uffici ritengono che tutte le cose che vengono asserite nel decreto ingiuntivo non spettino alla ditta. Prima di opporci, però, avevamo tentato la strada della conciliazione, che non è stata recepita. Questo porterà ad un altro piccolo ritardo fermo restando che proveremo nuovamente ad effettuare una mediazione per evitare le vie legali e ridimensionare i tempi di consegna. Nonostante ancora non sia stato disposto il dissequestro e si sta provvedendo a smaltire il materiale pericoloso non manca molto per ultimare la piazza, rimane soltanto la pavimentazione. Speriamo di restituirla al più presto al paese”.

Facciamo un passo indietro per ripercorrere tutte le tappe. Era il 26 novembre del 2011 quando l’ex sindaco Sebastiano Nucifora effettuava la posa della prima pietra dell’opera. L’importo, che prevede un parcheggio sotterraneo con 16 posti auto, bagni pubblici, pavimentazione, illuminazione e una vasca centrale raffigurante le caratteristiche storiche del paese già pronta e soltanto da collocare, era di oltre 1 milione di euro finanziato dall’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità per 626 mila euro oltre Iva a cui vanno aggiunti fondi comunali per 450 mila euro mediante un mutuo contratto nel 2011.

Il precedente 12 ottobre del 2011, però, la ditta Patriarca Salvatore, impresa qualificata come “Capogruppo mandataria della A.T.I. di Patriarca Salvatore in associazione con la società DI. FIL. srl” con sede a Comiso, aveva presentato ricorso per un risarcimento a causa del mancato appalto dei lavori. In quell’occasione veniva richiesto l’annullamento del verbale di gara n.22 del 29 giugno 2011 che ammetteva al concorso un’altra ditta, l’ATI Effe Esse Costruzioni srl, nonché del verbale di gara n.29 dell’8 luglio 2011 e della determinazione n.235 del 29 luglio 2011. Pare che la Effe Esse non avesse i requisiti per partecipare al bando e quindi ciò avrebbe potuto stravolgere gli esiti finali.

Tale ricorso veniva prima annullato l’11 novembre dal Tar di Catania e poi il 22 novembre il Cga della Regione Sicilia (Consiglio di Giustizia Amministrativa) accettava il ricorso di appello. Con l’ordinanza del Cga di Palermo del 15 dicembre 2011 quindi, passate appena tre settimane dall’inizio dei lavori fino a quel momento affidati alla ditta Gisam di Rosolini, l’ufficio tecnico comunale guidato dall’Architetto Salvatore Leonardi ne dispose l’immediata sospensione nelle more della definizione del giudizio di merito pendente innanzi al Tar di Catania. I tempi tecnici per queste vicende giudiziario-amministrative sono infiniti e la sentenza definitiva è arrivata soltanto alcuni anni dopo, precisamente nell’ottobre del 2013, dando ragione alla ditta Patriarca che aveva presentato ricorso.

Nel giugno 2014, la commissione speciale nominata per dare ottemperanza alla sentenza emessa dal Cga procedeva all’aggiudicazione dei lavori all’ATI Patriarca e D.FIL. srl. Con determina del luglio successivo il responsabile del 3° servizio approvava il verbale di ottemperanza e aggiudicava in via definitiva i lavori all’ATI Patriarca e D.FIL. srl. A questo punto si rende necessario determinare, in contraddittorio con la precedente impresa, l’ammontare dei lavori eseguiti dalla stessa.

Dopo varie convocazioni si arriva al 3 dicembre 2014 a redigere un verbale per approvare la contabilità di cantiere e l’ammontare dei lavori eseguiti. Dopo aver verificato di come il finanziamento regionale fosse ancora valido si procede alla stipula del nuovo contratto il 9 settembre 2015.

Nel novembre 2015 un’indagine della Guardia di Finanza di Riposto, però, pone nuovamente i sigilli sul cantiere per il rinvenimento di detriti contenenti amianto, materiale inquinante derivante probabilmente da vecchie tubature riemerse durante i nuovi scavi. L’area venne sottoposta a sequestro probatorio e la Procura di Catania ha notificato quattro avvisi di garanzia per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche a Salvatore Patriarca, titolare dell’impresa individuale aggiudicataria dell’appalto di gara; Domenico Grasso, direttore dei lavori; Salvatore Crimi, responsabile unico del procedimento e Rosario Leonardi, responsabile comunale dell’area Lavori Pubblici.

Prima o poi il calvario finirà?

Alessandro Famà