I sondaggi preliminari erano stati condotti lo scorso inverno “radiografando” palmo a palmo l’area in questione che, essendo ubicata nelle immediate adiacenze dell’originaria zona archeologica francavillese, ha fatto ipotizzare l’esistenza in zona di altri reperti e testimonianze riconducibili al passato ellenico della cittadina dell’Alcantara.
E, come volevasi dimostrare, gli scavi delle scorse settimane hanno fatto affiorare tutta una serie di cocci che, a detta del professor Göransson e dei suoi collaboratori, proverebbero l’esistenza in zona di una pavimentazione e, quindi, di un’abitazione o di una strada, da datare presumibilmente tra il V ed il IV secolo a.C., così come gli altri reperti di epoca greca (soprattutto oggetti votivi come protomi femminili, statuette di dee in trono e pinakes) rinvenuti a Francavilla a partire dalla fine degli Anni Settanta ed oggi conservati in parte al Museo “Paolo Orsi” di Siracusa ed in parte nell’Antiquarium di cui si è dotata la cittadina dell’Alcantara una decina di anni fa.
Quelle prime scoperte del 1979 si devono alla felice intuizione di alcuni allora giovani intellettuali del luogo (Virginia D’Arrò, Salvatore Di Marco ed i fratelli Filippo e Maria Immesi), grazie ai quali è ormai una certezza che i coloni della vicina Naxos penetrarono nella Valle dell’Alcantara, sicuramente invogliati dal generoso fiume che attraversa quest’ultima. E l’archeologo Göransson ipotizza addirittura, così come ebbe a dirci nei mesi scorsi in occasione dei primi sondaggi nel giardino di Palazzo Cagnone, che la grande città di Kallipolis, presumibilmente distrutta nel 403 a.C. dal tiranno siracusano Dionisio I e tradizionalmente localizzata dove oggi si sviluppa la cittadina etnea di Giarre, potrebbe identificarsi proprio con l’insediamento francavillese. Questo perché un corso d’acqua imponente come l’Alcantara garantiva migliori condizioni di vita rispetto al più modesto torrente Macchia che scorre nel territorio giarrese.
«In questo scavo iniziale – ha dichiarato ieri mattina Kristian Göransson prima di lasciare Francavilla insieme al suo staff – abbiamo operato su un angolo circoscritto del giardino di Palazzo Cagnone, e già qualche risultato abbastanza interessante lo si è ottenuto. Altri ne otterremo sicuramente nei prossimi mesi, quando torneremo per estendere la nostra ricerca al resto del terreno in questione».
Soddisfatto anche il sindaco di Francavilla, Lino Monea, dichiaratosi ancora una volta fiero dell’attenzione riservata al suo Comune dalla prestigiosa Accademia Reale di Svezia, finanziatrice in via esclusiva della campagna di scavo in questione, avente una durata di quattro anni e regolarmente autorizzata dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dalla Soprintendenza. «Durante la mia gestione amministrativa – ha sottolineato in particolare Monea – Francavilla di Sicilia, con il suo Antiquarium di Via Liguria, da qualche mese nuovamente aperto al pubblico, è rientrata nel Parco Archeologico di Naxos. E’ dunque di fondamentale importanza appropriarci il più possibile delle nostre origini elleniche e farne un elemento distintivo ed attrattivo della nostra comunità, che avrebbe così tutti i numeri per divenire meta di turismo, soprattutto culturale. Ringrazio sentitamente, dunque, l’Accademia Reale di Svezia, l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma e la British School at Rome perché ci stanno consentendo di realizzare questo “sogno” in tempi in cui gli enti locali e regionali non possono permettersi il “lusso” di impiegare somme per studi e ricerche».
Rodolfo Amodeo
FOTO PRINCIPALE: il sindaco di Francavilla, Lino Monea (primo da sinistra), insieme all’equipe di archeologi e tecnici che hanno condotto i recenti scavi nel giardino di Palazzo Cagnone