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Catania: ricordato Ercole Patti ma l’amministrazione cittadina ha dimenticato lo scrittore

Catania: ricordato Ercole Patti ma l’amministrazione cittadina ha dimenticato lo scrittore

I tanti aspetti naturalistici dell’opera dello scrittore catanese Ercole Patti sono stati ricordati, a quarant’anni dalla scomparsa, in un interessante incontro promosso dall’Università di Catania e dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali, diretto dal prof. Carmelo Monaco, nell’accogliente emiciclo situato all’interno del complesso dell’Orto botanico venerdì scorso alla presenza di tanti estimatori.

Da sottolineare fra i presenti la nipote prediletta di Ercole Patti, Anna Maria Patti, particolarmente commossa per l’accoglienza ricevuta e che ha ricordato i numerosi regali che il nonno le donava ogni qualvolta rientrava dai suoi numerosi viaggi.

Ad aprire i lavori è stato il prof. Gianpietro Giusso del Galdo, docente di botanica, il quale ha sottolineato l’importanza dello scrittore etneo nel panorama culturale italiano.

Alto il grido di dispiacere della giornalista Erika Abramo, presidentessa del Centro culturale Robinson, che ha parlato sul tema “Sulla persona e l’opera di Ercole Patti” facendo constatare come: “Catania che si propone come capitale della cultura, si è dimenticata di ricordare un suo figlio, intitolando anche una via periferica” e proponendo di variare, invece, la via oggi denominata Argentina allo scrittore etneo, vicinissima a via Etnea, celebre strada centrale ricordata moltissime volte da Ercole Patti.

Numerosi gli incontri della giornalista con lo scrittore, soprattutto nella sua casa a Pozzillo a partire dal 1971 e fino al 1975.
L’Abramo ha sottolineato come nei personaggi dei suoi romanzi si rifletteva lo stesso scrittore, insofferente a qualsiasi forma di coercizione, scappato dal Collegio Pennisi di Acireale, gestito dai Gesuiti, dove il padre, avvocato, lo aveva iscritto.

Molti altri particolari sono stati ricordati dalla Abramo sulla villa di Pozzillo, fatta costruire appositamente da Ercole Patti, amante del buon cibo locale e del vicino mare Jonio; la villa è stata oggetto di vandalismo e di ruberie che l’hanno spogliata dei numerosi arredi, anche antichi e con rari esemplari di libri tradotti in giapponese, oggi introvabili.
Il portico era caratterizzato da un tavolo ricavato da una antica botte della quale lo scrittore sentiva ancora l’intenso odore del mosto. Elegante, ma semplice, il suo modo di vestire ed il suo motto era:”Vivere per scrivere, non scrivere per vivere”.

Altro particolare interessante descritto da Erika Abramo è stato l’incontro dell’autore col Mario Missiroli, il quale riuscì a farlo evadere dal carcere romano di Regina Coeli, dove era stato rinchiuso nel ’43 per la mancata adesione al fascismo in quanto insofferente a qualsiasi forma di dittatura.

giusso-del-galdoRicchissimo di dati e di documenti fotografici dell’epoca l’intervento del prof. Pietro Pavone, docente di botanica, su “I giardini di Catania nell’opera di Ercole Patti”, il quale ha ricordato come la città etnea era ricchissima di giardini anche privati fino al 1960 con numerose piante sia esotiche che spontanee; alcuni spezzoni del film “La cugina” hanno fatto constatare l’opera di Ercole Patti del quale è stato sottolineato l’amore per la natura.

Di già lo scrittore Ercole Patti si lamentava della eccessiva proliferazione del cemento con numerose ville, anche di pessimo gusto, che cominciavano a stravolgere il panorama etneo tanto caro allo scrittore.
E’ seguita la relazione del prof. di botanica Pietro Minissale su “Piante e paesaggio etneo” descritti nel romanzo di Ercole Patti “Un bellissimo novembre” nel quale si nota la sensibilità dell’autore per il paesaggio etneo e la minuta descrizione dei colori e della natura nel contesto autunnale, con particolare riferimento al periodo della vendemmia, vera festa popolare che vivificava le falde dell’Etna.

Il prof. di citologia, Guglielmo Longo,intervenuto con “Il senso della natura in Ercole Patti”, ha ricordato il gene della sicilianità in tutta l’opera del Patti, la sua propensione alla scrittura fin da ragazzo con numerosi racconti pubblicati sul Corriere dei Piccoli, mentre i film tratti dalle sue opere non hanno rispettato a pieno tutti gli aspetti caratteristici dei romanzi, ma quelli più pruriginosi ed erotici.Molti brani di Ercole Patti sembrano scritti da “un poeta della natura” ha evidenziato il prof. Longo, ricordando che il Patti lascia la e colline dell’Etna per l’amore verso il mare.

giusso-del-galdo-e-demilioLa vita cittadina è stata oggetto dell’intervento dell’ing. Gaetano D’Emilio, già assessore del Comune di Catania, con “Villeggiatura nei paesini etnei ai tempi di Ercole Patti”.
Il relatore ha indicato Ercole Patti come “ultimo passeggiante” della città ormai depredata dai bei locali di una volta che caratterizzavano, in particolare, la via Etnea; la vita cittadina, al tempo dello scrittore, era caratterizzata da ben 80 circoli privati che ponevano Catania come la terza capitale letteraria dopo città come Milano e Bologna, mentre solo lo sport accomunava le varie classi sociali. La villeggiatura era un’altra caratteristica che accomunava i catanesi che si spostavano, prima con calessi, poi con le automobili, verso i paesi alle falde del vulcano.

L’ing. D’Emilio ha, infine, ricordato l’enorme scempio che, nel ’67, la famosa legge ponte ha portato alla devastazione del territorio etneo, tanto amato da Ercole Patti.

Domenico Pirracchio

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