Un altro spettacolo gratuito in “Piazzetta”, in piazza Santa Maria di Gesù, nello spazio autogestito dalla comunità giovanile denominata “Le Ragazze e i Ragazzi della Piazzetta”. Dopo Luciano Bruno, con l’emozionante monologo “Principessa”, è stata la volta di Samuele Carcagnolo, 18 anni, che frequenta il quinto anno del liceo scientifico Vaccarini, opzione progetto sportivo, militante dei Liberi Pensieri Studenteschi (LPS).
– Samuele il tuo spettacolo in Piazzetta, “Esistenzialmente”, com’è nato?
“Le mie passioni più grande sono il teatro e la poesia. In Piazzetta è andato in scena il mio ultimo spettacolo, appunto “Esistenzialmente”… una raccolta di poesie e sculture. Le sculture erano di Alice Di Vita, che mi ha accompagnato passo dopo passo alla creazione dello spettacolo. Lo spettacolo è – e in quanto essere e dunque esiste… da qui il nome del titolo – una mia analisi della vita umana, del percorso dell’uomo. Tutto è nato vedendo le opere di Alice e guardandomi allo specchio… Lì ho capito tutto. Il mio sogno più grande, è cambiare il mondo, svegliare il percorso dell’uomo dormiente, e questo solo un mezzo rivoluzionario come l’arte lo può fare”.
– Samuele, la poesia, fra metafora e realtà. Spesso le due cose si confondono. Cosa succede nella tua poesia?
“La mia poesia è un lotta tra me e me… è lo sfogo, è la continua trasformazione, è l’analisi della mia vita e del mondo in cui vivo..ed è proprio qui che comincia la lotta. Scrivo per me ma se scrivessi solo per me sarei egoista, sarebbe arte fine a se stessa, e l’arte è condivisione. Scrivo in funzione della mia vita e della vita delle persone che incontro al punto che non si capisce se narro una storia o vivo una storia”.
– Secondo te esiste una poesia militante? O la poesia, in quanto poesia, è già militante nel senso rivoluzionario del termine “militante”?
“Bellissima domanda. Un’arte che non ha sfondi o riferimenti politici non è arte… è estetica. La poesia è rivoluzione, e il poeta è un militante della vita”.
– Adesso, Samuele, una delle poesie del tuo apprezzato spettacolo in “Piazzetta”.
“La guerra é brutta, lo so pure io che sono un bambino.
Non andare papà, ti prego…
Non senti la mamma che piange?
Ha paura che tu non torni più a casa.
Non lasciarmi papà, ti prego…
Ho bisogno di te, devo mostrarti ancora cosí tante cose.
Insegnami ad andare in bici.
Insegnami a corteggiare una ragazza.
Insegnami a guardare il cielo mentre lascio il mio palloncino.
Insegnami ad essere gentile, buono e umile.
Non andare via papà..ti prego, non farlo..
Non andare nella terra di nessuno,
non giocare a questo gioco brutale che è la guerra…
Insegnami l’amore, insegnami che nel mondo siamo tutti fratelli,
insegnami che non esistono nazioni, eserciti o persone differenti..
insegnami che esistono persone diverse da noi
ma proprio da quelle dobbiamo imparare.
Non voglio perderti..papà non andare, rimani con me.
Non voglio sentire il grande macigno della mancanza,
non voglio sentire la mamma ogni notte piangere per paura che non ritorni..
Papà insegnami a vivere..
Ti prego non andare”.
Il piccolo grande poeta, che durante i cortei studenteschi sta sempre davanti allo striscione dei LPS, con il megafono in pugno, fra slogan e brevi discorsi, ha aperto il suo ultimo spettacolo in Piazzetta, nonostante il freddo, a torso nudo, coperto da un trasparente telo di plastica. A torso nudo, come nudo è il suo percorso umano, nonostante la sua giovanissima età. La sua poesia è uno spettacolo dove la stessa opera poetica esce dai versi immortalati sulla carta e si confonde con tutto quello che circonda l’artista mentre sta recitando.
La poesia di Samuele si fa carne e sangue. Non è mai astratta. E’ carne e sangue del poeta, dei protagonisti dei suoi versi, del pubblico che assiste.
Orazio Vasta