Solo una passione o qualcosa di più? Trovandoci davanti ad un autentico spettacolo, che copre una superficie (“tutto calpestabile”, si affretta a spiegare l’autore) di 10 metri di lunghezza per una larghezza di oltre 6 metri, definirlo soltanto frutto della passione potrebbe davvero apparire riduttivo.
Eppure, come racconta sorridendo Davide Turiano, l’artefice di questa realizzazione, «si tratta di una passione nata circa 25 anni fa. Ho iniziato “conquistando” ogni spazio disponibile a casa di mia nonna e poi, quando mi sono spostato, ho continuato nel salone di casa mia».
Ed è proprio questo convivere ed integrarsi di tradizionale e moderno diventa motivo di attrazione e grande interesse che Davide, da anni, condivide al pubblico: «Da 5 anni il presepe che realizzo viene puntualmente visitato da scolaresche di tutte le età. È questa la soddisfazione più bella che mi regala la mia passione (oltre ai sorrisi di suo figlio Andrea e di sua moglie Roberta, brava a fronteggiare una “invasione” di spazio che dura a lungo… aggiungiamo noi!), perché sono convinto che quella della presepe è una bellissima tradizione che non dobbiamo perdere ma che, anzi, dobbiamo trasmettere ai nostri figli. E non solo! Anche Salvatore Camiolo, curatore del Museo del Presepe, è venuto a visitarlo e mi ha fatto i complimenti, oltre a regalarmi preziosi consigli su come ampliare quello che ho realizzato. Non ti dico che emozione è stata!».
«Per realizzarlo ci vogliono almeno 3 mesi, lavorando soprattutto di notte, quando finisco di lavorare e rientro a casa. Inizio a montare il tutto ad ottobre e non lo smonto prima di marzo (con qualche rimpianto, pensiamo noi…). La scena che più emoziona è quella del villaggio con la vita quotidiana delle persone, ma si tratta di scenari che, di anno in anno, cambiano nella loro realizzazione. Quindi, per il prossimo anno, chi sa quale scena regalerà più emozioni…».
E, guardando al futuro, subito pensiamo a cosa potrebbe puntare la passione di Davide. Lui ci pensa un pochino e poi ci dice che «vorrei automatizzare tutto il presepe, facendo proprio “vivere” tutti i protagonisti delle scene».
Un traguardo che, almeno a giudicare, dalla passione espressa da ogni parola e dalla bellezza del presepe che si stende e “vive” davanti ai nostri occhi, non sembra davvero tanto lontano…
Corrado Petralia