Tra i vari aspetti emersi dalle indagini che hanno dato il via all’operazione “Penelope” che ha decapitato il clan Cappello-Bonaccorso, si è potuto accertare come ancora il boss Salvatore Turi Cappello avesse il pieno comando, pur ristretto al regime detentivo del 41 bis, del clan.
A farsi portavoce, e quindi ad avere un ruolo di primo piano, sia da un punto di vista operativo che decisionale, era la storica compagna, Maria Rosaria Campagna (nella foto a destra).
Era lei, domiciliata a Napoli, l’anello di congiunzione tra il boss ed i vertici operativi a Catania, dove la donna si recava frequentemente.
Secondo gli investigatori il boss, infatti, ha continuato a ricoprire il ruolo di capo indiscusso dell’omonima organizzazione mafiosa, dando direttive ai sodali anche per il tramite la compagna.
A dimostrazione inoltre che la gerarchia fosse ferrea ed il ruolo di Turi Cappello (nella foto a sinistra) operativo anche alcune intercettazioni in cui Calogero Giuseppe Balsamo elenca i costi per i “ragazzi”, ovvero le somme divise mese per mese ai vari appartenenti al clan,
Tuttavia non è stato adottato alcun provvedimento cautelare a carico di Cappello in quanto è detenuto in espiazione di condanne definitive all’ergastolo.
A Maria Rosaria campagna è stata sequestrata preventivamente la totalità dei beni aziendali e strumentali dell’impresa individuale Pizzeria e Bar “I due Vulcani”, con sede in Napoli, via Alessandro Volta n. 3 e la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società “I 2 Vulcani Società a responsabilità limitata semplificata” per la gestione del ristorante – pizzeria “I 2 Vucani” con sede a Napoli in via A. Volta n. 3, intestata a Campagna Maria Rosaria;