Vasta operazione antidroga tra Messina e Catania: 19 arresti NOMI FOTO VIDEO -
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Vasta operazione antidroga tra Messina e Catania: 19 arresti NOMI FOTO VIDEO

Vasta operazione antidroga tra Messina e Catania: 19 arresti NOMI FOTO VIDEO

Vasta operazione dei Carabinieri di Messina che, nella mattinata odierna, hanno eseguito, nella provincia peloritana e in quella catanese, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina su richiesta della competente Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, nei confronti di 19 soggetti (13 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di presentazione alla p.g.), ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altro.

L’inchiesta, denominata “Doppia Sponda” e sviluppata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina, ha permesso di comprovare l’operatività di due gruppi criminali attivi nel territorio del capoluogo peloritano, che gestivano un vasto narcotraffico,  anche grazie agli stretti collegamenti con esponenti di vertice di alcuni sodalizi mafiosi catanesi.

In particolare, l’attività investigativa ha consentito di delineare gli assetti interni della consorteria indagata e le responsabilità dei singoli associati in ordine all’approvvigionamento e alla commercializzazione di ingenti “partite” di cocaina e marijuana, destinate alle principali “piazze di spaccio” dell’hinterland messinese.

TUTTE LE FOTO

TUTTI I NOMI

BARBUSCIA ANTONIO, nato a Messina il 30.05.1988;

CALABRO’ MAURIZIO, nato a Messina il 22.12.1979;

CALABRO’ SANTINO, nato a Messina il 27.09.1972;

CRUPI FRANCESCO, nato a Messina il 07.07.1992;

D’ANGELO MARCO, nato a Messina il 20.1.1988;

DI MENTO SALVATORE, nato a Messina l’8.7.1979, già detenuto per altra causa;

IANNELLI FILIPPO, nato a Messina il 27.07.1983;

LANFRANCHI ROCCO, nato a Messina il 30.09.1989;

MICELI GIANLUCA, nato a Messina il 15.03.1994;

NERONI DOMENICO GIOVANNI, nato a Messina il 15.12.1988;

MICALI SALVATORE, nato a Messina il 12.10.1994;

PANDOLFINO ANTONINO, nato a Messina il 15.01.1993;

PANTO’ PAOLO, nato a Messina l’11.01.1983, già detenuto per altra causa;

RAFFA LADDEA MASSIMO, nato a Messina l’11.01.1993;

SARDO SEBASTIANO, nato a Catania il 21.04.1986;

VALENTE ROCCO, nato a Messina il 26.03.1964, già detenuto per altra causa;

VALENTI GIUSEPPE, nato a Messina il 16.08.1986.

Al momento i due irreperibili sono attivamente ricercati dai Carabinieri

SI SONO COSTITUITI I DUE SOGGETTI RICERCATI

Operazione “Doppia Sponda”: braccati si costituiscono i 2 soggetti che si erano resi irreperibili

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE “DOPPIA SPONDA”

Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività d’indagine sviluppata sin dal marzo del 2013 dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina, i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività di due gruppi criminali attivi nel territorio del capoluogo peloritano e riconducibili a Marco D’Angelo ed a Maurizio Calabrò, quest’ultimo in grado di impartire anche dal carcere le disposizioni per la gestione delle attività di narcotraffico, facilitate dai suoi stretti collegamenti con esponenti di vertice di alcuni sodalizi mafiosi catanesi.

In particolare, l’attività investigativa ha consentito di delineare gli assetti interni delle consorterie indagate e le responsabilità dei singoli associati in ordine all’approvvigionamento e alla commercializzazione di ingenti “partite” di cocaina e marijuana, destinate alle principali “piazze di spaccio” del messinese.

Le indagini hanno preso l’avvio dall’arresto in flagranza di uno spacciatore messinese l’8 marzo 2013, quando i Carabinieri del Nucleo Radiomobile lo hanno trovato in possesso di 1,2 kg di marijuana suddivisa in 12 involucri.

La quantità della sostanza rinvenuta era tale (come accertato dalle successive analisi del R.I.S.. che evidenziarono come dalla sostanza si sarebbero potute ricavare oltre 5500 dosi) da rendere evidente come intorno ad essa ruotasse un circuito di spaccio e non certo un singolo individuo.

Veniva così individuata un’organizzazione criminale che si muoveva intorno alla figura di Maurizio Calabrò – ritenuto l’organizzatore del gruppo – e di Giuseppe Valenti divenuto elemento apicale dopo l’arresto del Calabrò.

Il gruppo operava prevalentemente nello smercio di marijuana e cocaina provenienti dalle province di Reggio Calabria e Catania, ma non disdegnava la consumazione di reati contro il patrimonio e in materia di armi.

Il capo originario era certamente Maurizio Calabrò (inteso “Militto”, soprannome ereditato dal padre Carmelo, nel periodo in cui questi militava tra le file della criminalità messinese tra gli anni 70  e 90): era lui a dare ordini, a indicare ruoli e attività, nonché a curare il reperimento dello stupefacente attraverso contatti personali con elementi calabresi rimasti ignoti e il catanese Sebastiano Sardo (colpito stamane anche da un altro ordine di custodia cautelare da parte della procura di Catania – clicca e leggi Catania, San Cristoforo: 16 arresti per droga del clan Cappello Bonaccorsi NOMI FOTO VIDEO).

Il Calabrò era legato da uno strettissimo rapporto di amicizia con il Sardo, tanto da essersi tatuato su un braccio il nome di battesimo di Sardo, divenuto – poi – un componente essenziale del gruppo con Giuseppe Cucinotta, Antonino Pandolfino, Letterio Russo e Samuele Zocco.

Calabrò è stato poi arrestato il 6 luglio 2013, perché trovato in possesso di 4,8 Kg di marijuana. Con l’arresto del Calabrò la direzione della congrega è stata assunta dal Valenti che come il Calabrò si è occupato di organizzare il trasporto della droga dai luoghi di acquisto (soprattutto Gioia Tauro e Catania) alla piazza messinese.

Sul finire dell’estate 2013 si è cominciata a delineare una nuova struttura delinquenziale capeggiata da Marco D’Angelo, desideroso di recidere la collaborazione con il Valenti e di assumere un ruolo da protagonista sul mercato messinese dello spaccio anche alla luce del fatto che all’epoca il D’Angelo era il futuro genero di Giuseppe Trischitta, uno degli storici reggenti del clan di Mangialupi, con la cui figlia era fidanzato.

Rispetto alla prima associazione, quella del D’Angelo aveva mutato il metodo di spaccio, affidandosi per la commercializzazione dello stupefacente ad un ristretto numero di complici, ai quali era affidato il compito di vendere la droga e rimettere a lui le somme illecite ricavate.

Tra i più stretti collaboratori del D’Angelo emergono Salvatore Di Mento e Gianluca Miceli. Il D’Angelo si è sempre attenuto a precise regole nella gestione dei suoi affari: il luogo degli incontri con i pusher era sempre la sua abitazione, in orario notturno, adottando e facendo adottare ogni cautela per eludere i possibili controlli delle forze dell’ordine; il venerdì era il giorno scelto per la riscossione degli introiti dell’attività di spaccio.

D’Angelo, peraltro,  provvedeva ad annotare in un registro le somme che i singoli associati gli dovevano per le partite di droga di volta in volta consegnate loro. Dal “libro mastro”, sequestrato dagli investigatori, sono emerse transazioni di importi rilevantissimi, come quando il D’Angelo ha ceduto stupefacente a due acquirenti per 23.800 euro.

Anche le comunicazioni avvenivano utilizzando parole di comodo per indicare lo stupefacente, menzionato come “rose rosse” o “prezzemolo

Che ci si trovasse innanzi a soggetti estremamente spregiudicati, trovava conferma il 23 agosto 2013, quando Letterio Russo non esitava ad incendiare l’auto della fidanzata, di cui aveva scoperto la relazione parallela con il socio Samuele Zocco.

Diversi poi i furti consumati da alcuni dei sodali tra ottobre e novembre 2013, in danno di Smart e di cittadini.

L’organizzazione aveva inoltre la disponibilità di armi. Durante le indagini, il 26 novembre 2013, i Carabinieri hanno sequestrato un fucile cal. 12, occultato in un bar di via La Farina, con il quale alcuni degli indagati avevano intenzione di commettere reati contro il patrimonio.

Nel corso dell’operazione veniva tratto in arresto, in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di droga Giuseppe Micali, messinese cl. 1980,  fratello di Salvatore Micali, in quanto, durante la perquisizione domiciliare veniva trovato in possesso di sostanze stupefacenti.

11 dei nominati (Calabro’ Maurizio, D’angelo Marco, Di Mento Salvatore, Iannelli Filippo, Miceli Gianluca, Neroni Domenico Giovanni, Pandolfino Antonino, Panto’ Paolo, Raffa Laddea Massimo, Sardo Sebastiano e Valenti Giuseppe) sono stati tradotti in carcere, 4 (Barbuscia Antonio, Calabro’ Santino, Crupi Francesco e Valente Rocco) agli arresti domiciliari, 2 (Lanfranchi Rocco e Micali Salvatore) agli obblighi di presentazione alla P.G.

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