L’Autorità Anticorruzione mette in guardia dalla fretta con cui si sta organizzando il prestigioso evento internazionale, in programma tra appena quattro mesi, ma per il quale sino ad oggi si sono spese solo parole. Per accelerare i tempi delle relative opere il Governo ha autorizzato procedure semplificate che potrebbero prestarsi ad “intrallazzi”
Gli italiani, ed in particolare i siciliani, siamo notoriamente bravi ad “improvvisare”, ossia ad “inventarci” qualcosa pur di risolvere un qualche problema. Ma è possibile “improvvisare” quando il “problema” è costituito dall’organizzazione della presidenza italiana del vertice del gruppo dei Paesi più industrializzati del mondo, comunemente denominato “G7”, in programma a Taormina tra poco più di quattro mesi (ossia il 26 e 27 maggio prossimi)?
E’ auspicabile che il “geniaccio” italo-siculo riesca ancora una volta ad avere la meglio, anche se ad un appuntamento così prestigioso ed impegnativo sarebbe stato opportuno iniziare a prepararsi per tempo, così come nei giorni scorsi ha fatto osservare il magistrato Raffaele Cantone (nella foto), presidente dell’Autorità Anticorruzione, nel suo intervento presso la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.
«Il G7 – ha in particolare dichiarato Cantone – si terrà a fine maggio, ma siamo già a fine gennaio e, che io sappia, nulla o pochissimo è stato ancora fatto in merito agli interventi infrastrutturali previsti per l’occasione».
Ma cosa c’entra, ci si potrebbe chiedere, l’Autorità Anticorruzione, rappresentata da Cantone, con i lavori in vista dell’imminente G7 taorminese? Semplice: l’insorgere del comprensibile timore che la fretta possa costituire un “humus” fertilissimo per intrallazzi e fenomeni corruttivi vari, così come del resto fa presagire l’art. 7 del decreto legge n. 243/2016 con il quale il Governo nazionale ha autorizzato, per la preparazione dell’importante appuntamento internazionale, un percorso procedurale semplificato che consente di evitare l’iter degli appalti. In pratica, dunque, basteranno cinque preventivi per affidare un lavoro di qualsivoglia importo.
«Nemmeno per i terremoti – ha fatto notare Raffaele Cantone – è stata disposta una deroga di questo tipo, che ci preoccupa non poco in quanto è la prima che viene fatta ad un Codice dei Contratti, nato proprio per mettere fine una volta per tutte alle procedure negoziate senza bando, che adesso, con il G7 di Taormina, potrebbero tornare in auge. E’ giusto e doveroso – ha aggiunto il presidente dell’Anticorruzione – che le scadenze vadano rispettate, ma vanno anche messe a punto delle garanzie sulle procedure da porre in essere, anche se mi rendo conto che, con i tempi ristrettissimi rimasti a disposizione, ciò è ormai pressoché impossibile».
Cantone ha anche spiegato che non saranno né il capo della struttura di missione, Alessandro Modiano, né il commissario straordinario, Riccardo Carpino, ad occuparsi in prima persona degli appalti per il G7 bensì, con molta probabilità, i Provveditorati alle Opere Pubbliche di Palermo e Messina.
Ma in cosa dovrebbero consistere i “lavori per il G7” da realizzare a Taormina affinché la capitale siciliana del turismo possa mostrarsi al meglio ai “grandi della Terra” ed al mondo intero, che seguirà l’evento attraverso i vari mass media? Intanto, come hanno fermamente ribadito sia l’ex premier Matteo Renzi (grande fautore della candidatura di Taormina ad ospitare il G7) e sia il nuovo Governo guidato da Paolo Gentiloni (in particolare il sottosegretario Maria Elena Boschi, incontratasi nei giorni scorsi a Roma col primo cittadino taorminese Eligio Giardina), gli interventi dovranno riguardare prevalentemente le aree direttamente interessate al meeting ossia, in buona sostanza, solo il centro storico di Taormina.
Ciò ha “gelato” le aspettative dei sindaci degli altri Comuni del comprensorio, che facendo soprattutto leva sul “viavai” dei capi di Governo e delle rispettive delegazioni tra l’aeroporto di Catania e Taormina, avevano abbozzato una “nota della spesa” comprendente, ad esempio, l’agognato completamento della strada alternativa di collegamento Riposto-Schisò.
Qualche ricaduta positiva potrebbe esserci per Giardini Naxos, probabile quartier generale degli operatori dell’informazione provenienti per l’occasione da tutto il mondo in quanto una grande ed esclusiva struttura ricettiva della prima colonia greca di Sicilia sarebbe già stata individuata come sala-stampa dell’evento.
Per il resto, la “dote” da quindici milioni di euro che il Governo nazionale ha destinato alle opere infrastrutturali in vista del G7 in terra siciliana verrà impiegata a Taormina per mettere finalmente a norma il Palazzo dei Congressi, per dotare Via Teatro Greco di un elegante lastricato, per sistemare il manto stradale delle principali arterie cittadine e per ridare decoro alla Villa Comunale, a cominciare dalla sua caratteristica “passeggiata romantica”, crollata a seguito di uno smottamento. Tutti interventi, dunque, di cui beneficerà solo ed esclusivamente la Città del Centauro (e forse, come prima si accennava, anche la vicina Giardini Naxos in quanto probabile location per la sala-stampa).
Gli amministratori comunali taorminesi volevano approfittare dei fondi del G7 per realizzare anche il vecchio sogno di dotare di ascensori il parcheggio “Lumbi”, ma trattasi di un intervento dai tempi prevedibilmente lunghi, che nemmeno gli “appalti veloci”, cui prima accennavamo, sarebbero in grado di abbattere.
Certamente, sino a qualche anno fa, con un evento internazionale come il G7 si sarebbe “rifatto il look” l’intera Sicilia, mentre adesso bisogna contingentare i costi limitandoli allo stretto indispensabile, ossia ai posti dove poggeranno i piedi e le terga i “potenti del pianeta”. Anche se non sarebbe male pensare pure a dove… gireranno le ruote delle tante “auto blu” che sicuramente, in tale occasione, invaderanno le corsie della sempre più “scandalosa” autostrada (pardon: trazzera…) Messina-Catania.
La corsa è, comunque, contro il tempo che, come recita un vecchio adagio, “è galantuomo”. E’ auspicabile, pertanto, che la fretta non sia, viceversa, un’avversaria “mascalzona”, come non fa mistero di temere il presidente dell’Autorità Anticorruzione.
Rodolfo Amodeo