Non è un buon periodo per Francantonio Genovese, ex parlamentare del Pd poi passato a Forza Italia e la sua famiglia. Dopo la sentenza sfavorevole della Commissione tributaria che lo ha condannato al pagamento di 16,5 milioni di euro di imposte non versate ieri altra tegola (clicca e leggi Evase tasse per 16 milioni di euro: l’on. Genovese condannato a pagarle).
Genovese è stato condannato a 11 anni dal tribunale di Messina al processo – che vede altri 22 imputati – scaturito dall’operazione “Corsi d’oro” sull’uso illecito di finanziamenti erogati dalla Regione siciliana a enti della formazione professionale.
Il cognato di Genovese, Franco Rinaldi, ex deputato regionale del Pd e ora di FI, ha avuto una condanna a due anni e mezzo.
Tra gli altri condannati anche le sorelle Schirò: Chiara, moglie di Genovese, ha avuto 3 anni e 3 mesi; Elena, moglie di Rinaldi, 6 anni e 3 mesi. Condannato anche l’ex consigliere comunale di Messina Elio Sauta: 6 anni e 6 mesi.
Ma non è finita. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Messina hanno dato esecuzione nei giorni scorsi ad un provvedimento di sequestro per oltre un milione di euro emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Messina, d.ssa Monica Marino, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Antonio Carchietti, nell’ambito di un procedimento penale a carico dell’avv. Francantonio Genovese per evasione fiscale ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini hanno avuto avvio da una complessa attività di verifica fiscale, per gli anni dal 2008 al 2014, nei confronti del citato professionista, che ha consentito d’individuare un complesso sistema evasivo grazie al quale sarebbe stata occultata una base imponibile di circa sei milioni di euro.
Ciò mediante sia un costante ricorso all’emissione e all’utilizzo di fatture false tra varie società collegate al citato avvocato messinese, che attraverso la mancata dichiarazione dei proventi derivanti dalle ingenti disponibilità detenute su conti bancari accesi in Svizzera, i quali erano stati a suo tempo segnalati dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano all’Agenzia delle Entrate.
In particolare, per quanto riguarda l’emissione di fatture per operazioni fittizie pari ad oltre tre milioni di euro, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno, a seguito di approfonditi accertamenti, acquisito una serie di gravi indizi dai quali risulterebbe che il professionista non avrebbe svolto nessuna delle attività di consulenza fatturate a due importanti compagnie di navigazione dello Stretto, nelle quali il Genovese deteneva rilevanti partecipazioni azionarie.
Tali prestazioni sarebbero state, di fatto, effettuate da altri studi professionali. Questo sistema illecito avrebbe permesso alle due predette società di erogare utili allo stesso Genovese, facendoli figurare quali compensi per prestazioni in realtà mai ricevute.
Allo stesso tempo, tali condotte avrebbero consentito alle medesime società di abbattere il proprio reddito, pagando quindi meno tasse. Il tutto avrebbe determinato un vantaggio fiscale in capo alle due imprese calcolato in oltre un milione di euro.
Il ciclo di fatturazioni false si sarebbe chiuso con il Genovese che, a sua volta, avrebbe ridotto il proprio reddito da portare in dichiarazione utilizzando altre fatture non veritiere per prestazioni di servizi, soprattutto per attività di disbrigo pratiche d’ufficio e gestione contabile, emesse a loro volta dalla Caleservice s.r.l. di Messina, società di cui il medesimo soggetto deteneva il 99% delle quote sociali.
Quest’ultima società, inoltre, presentava bilanci costantemente in perdita e, pertanto, non si trovava mai in una posizione debitoria nei confronti del Fisco.
Le perdite erano dovute sia al pagamento di cospicui interessi su mutui accesi per l’acquisto di immobili, che pur risultando formalmente intestati alla società medesima, erano di fatto riconducibili al patrimonio immobiliare dell’avv. Genovese, che al sostenimento di altri costi, ritenuti dagli investigatori non attinenti la gestione societaria, ma relativi ad esigenze di natura personale del citato socio di maggioranza, principalmente, viaggi e spese di ristorazione.
Un altro filone delle indagini ha riguardato la mancata inclusione nelle dichiarazioni dei redditi del professionista degli interessi maturati sulle cospicue somme detenute in Svizzera.
In merito a queste somme, già oggetto di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, il lavoro degli investigatori si è concentrato sulla determinazione degli interessi maturati sulle stesse, nel corso degli anni dal 2008 al 2014.
Il danno per l’Erario, determinato dalle condotte dell’avv. Genovese ammonterebbe ad oltre due milioni di euro.
Il provvedimento di sequestro del G.I.P. dott.ssa Marino è stato disposto nei confronti delle due predette compagnie di navigazione, che avrebbero utilizzato le false fatture emesse dal professionista per un importo pari all’indebito risparmio d’imposta ed i cui rappresentanti pro-tempore sono indagati dalla Procura della Repubblica di Messina per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false.