Il provvedimento, richiesto dalla Procura ed emesso in sede di convalida del “fermo di indiziato di delitto” già eseguito dai Carabinieri mercoledì scorso nei confronti della donna, ed oggi a carico sia di Fortunata Caminiti che di Fabrizio Ceccio, ripercorre la ricostruzione fatta dagli inquirenti in merito a tutte le fasi dell’efferato delitto, avvallando in pieno i gravi elementi di reità raccolti nei confronti di entrambi gli indagati e riconoscendo, per l’omicidio, l’aggravante della “premeditazione”.
Agghiacciante, infatti, come risulti che la coppia abbia pianificato e preparato l’esecuzione di Scipilliti, noleggiando con documenti falsi un’autovettura il giorno precedente, procurandosi la necessaria disponibilità di armi idonee, concordando un incontro al fine di attirarlo in trappola e – infine – giustiziandolo con un colpo di pistola alla testa, mentre si trovava ancora sul veicolo, da dietro e verosimilmente in modo improvviso, senza dare modo alla vittima di realizzare quanto stava accadendo.
L’ordinanza richiama anche una importantissima prova acquisita proprio la sera in cui è stato eseguito il fermo della donna, durante la contestuale perquisizione domiciliare effettuata dai carabinieri all’interno dell’abitazione che – come è emerso dall’indagine – i due risultano aver occupato negli ultimi mesi di latitanza del Ceccio ed alla quale, insieme, hanno fatto ritorno la sera del giorno del delitto: uno dei cellulari in uso alla coppia – quello da cui è stata effettuata l’ultima telefonata a Scipilliti, probabilmente per confermare l’appuntamento – con evidenti tracce di sangue sullo schermo.
Ed effettivamente, quando è stato estratto dalla ormai famosa “Panda gialla” e gettato nel fosso in cui è stato ritrovato, il cadavere di Scipilliti– con un foro di proiettile che gli attraversava la testa – di sangue deve averne perso molto, tanto da rendere inevitabile, per i suoi assassini, di sporcarsi le mani ed i vestiti.
Sono ancora in corso le indagini per fare piena luce sulle motivazioni che hanno spinto i due complici a compiere un’azione tanto spietata e brutale, che pur richiamando i contorni delle più spinte pellicole “pulp” si colloca, purtroppo, nella realtà.
Gli inquirenti stanno vagliando e passando sotto la lente di ingrandimento diverse strade e, al momento, non c’è un’ipotesi investigativa privilegiata, per cui nulla si può ancora escludere.
Infatti, se da una parte appare verosimile che quanto accaduto possa essere maturato negli ambienti degli interessi illeciti che accomunavano i due assassini e la loro vittima, dall’altra stanno emergendo contorni e dettagli che potrebbero portare a ricondurre l’omicidio non più a quello delle truffe, ma a tutt’altro tipo di ambienti.
In particolare, anche se è ancora presto per ipotizzare una vera e propria connessione con il delitto, l’ambiente che sembra in qualche modo poter entrare in scena è quello delle chat erotiche e degli appuntamenti a pagamento.
Nei prossimi giorni il lavoro di Procura e carabinieri continuerà ad essere incessante e frenetico: sono ancora tanti, infatti, i reperti dai quali gli accertamenti tecnici degli specialisti del RIS potranno far emergere ulteriori conferme.
E grazie ai quali sarà possibile effettuare una sempre più precisa ricostruzione della dinamica dell’azione delittuosa, accertando se – come appare oggi più probabile – sia stata effettivamente la donna a premere materialmente il grilletto.
Nel frattempo la caminiti, dimessa dall’Ospedale di Taormina dove dalla sera del 25 gennaio era piantonata a vista, è stata tradotta presso il carcere di “Catania Piazza Lanza”, mentre il Ceccio è ristretto presso il carcere di “Messina Gazzi”.