Il Codacons ha presentato alla Procura di Catania un esposto sulla morte, avvenuta nei giorni scorsi a Riposto, di un uomo di 50 anni colpito da infarto, deceduto mentre attendeva l’ambulanza, che sarebbe arrivata dopo oltre 40 minuti.
L’Associazione ha presentato l’esposto “nei confronti dei rappresentanti e degli operatori del 118 – dichiara la dirigente dell’ufficio legale regionale avv. Isabella Altana – e di quanti altri abbiano concorso nei reati di rifiuto di atti d’ufficio ed omicidio colposo e che hanno cagionato la morte del cittadino di Riposto che, sentendosi male, ha dovuto attendere 40 minuti l’arrivo dell’ambulanza”.
“Il mezzo di soccorso, l’unico con medico a bordo disponibile nel comprensorio ionico etneo, – afferma il Codacons – giungeva da Linguaglossa. Le altre, solo due presenti tra Giarre e Mascali, erano già impegnate altrove”.
Intanto sui social è riesplosa in questi giorni la protesta delle associazioni e dei comitati dei cittadini che reclamano un ospedale, quello di Giarre che vanta una lunga storia, con tutti i suoi servizi e con un pronto soccorso capace di soddisfare le esigenze di un vasto territorio.
Sugli ultimi episodi di soccorso operati dal 118 interviene anche Aurelia Mercurio, sorella di Maria, la 53enne giarrese deceduta in seguito ad un presunto caso di malasanità, il 23 maggio del 2015.
La donna colta in casa da un malore è morta in seguito ad un arresto cardiaco, ancora prima di raggiungere l’elipista dello stadio di atletica di viale Sturzo, mentre era a boro di una ambulanza non medicalizzata e priva di strumentazioni per la rianimazione.
“Quanto accaduto in questi giorni – afferma Aurelia Mercurio – non può che riportarmi alla mente alla tragica morte di mia sorella. A distanza di due anni da quel terribile episodio, nel comprensorio giarrese continuano ad operare per i soccorsi ambulanze non medicalizzate. Evidentemente la lezione non è servita. Da sola ma anche con il supporto delle associazioni e del comitato dei cittadini mi sono battuta per quella morte di malasanità, eppure, ancora oggi, apprendiamo di morti sopravvenute a seguito di presunti ritardi di ambulanze.
Quello che ci mortifica, come familiari di Maria, è il silenzio che è calato su quanto accaduto. A distanza di quasi due anni non sappiamo nulla delle indagini, se esiste un colpevole. Se mai ci sarà un processo. Un silenzio tombale su un fatto gravissimo. Tuttavia – continua Aurelia Mercurio – quel che mi addolora, oltre alla mancanza di giustizia, è l’assenza di sensibilità da parte dei cittadini del comprensorio giarrese.
Alle manifestazioni non partecipano, dimostrando apatia rispetto ad un tema delicato come la sanità e l’assistenza pubblica in emergenza. Quasi fossero degli immortali. La mia battaglia andrà avanti in nome di Maria e di quei giarresi che vogliono. Anzi pretendono il sacrosanto diritto alla salute”.