Anche a Catania, da tre mesi, si è attivata una nuova forma di accoglienza per i migranti, direttamente nelle famiglie. Si tratta del progetto “Refugees Welcome Italia”, un progetto, come sottolinea Valentina Bellelli, responsabile per Sicilia orientale , che mira alla integrazione.
Valentina Balelli, cos’è il progetto RWI?
“Refugees Welcome Italia è una associazione onlus costituita l’11 dicembre 2015, parte del network internazionale Refugees Welcome, nato a Berlino nel novembre 2014, per favorire la diffusione dell’accoglienza in famiglia di richiedenti asilo e rifugiati.
L’associazione è nata grazie al lavoro volontario e autofinanziato di un gruppo eterogeneo di professionisti del settore, che includono competenze multidisciplinari maturate in processi di innovazione sociale, in materia di migrazione e politiche di inclusione.
Crediamo in un modo più virtuoso di accogliere rifugiati e richiedenti asilo. Crediamo che i rifugiati e/o i richiedenti asilo in Italia possano essere ospitati anche dai privati cittadini e non nei centri collettivi spesso sovraffollati, impersonali e non accoglienti.
Crediamo che accogliere le persone in casa consenta di attivare risorse e legami di comunità, favorendo reali percorsi di inclusione e di convivenza pacifica.
E’ un progetto votato all’integrazione, e non all’assistenzialismo puro. L’accoglienza in famiglia è, infatti, vista come un momento di transizione verso l’autonomia, periodo di transizione che se ben veicolato e grazie ad una reale accoglienza, come quella familiare, può essere facilitato e velocizzato.
Seguiamo metodologie strutturate di lavoro sociale e di comunità e con metodologie strutturate dialoghiamo con le famiglie e con i ragazzi e le ragazze, svolgendo un processo accurato di accompagnamento e di tutoraggio”.
Quale è lo status dell’immigrazione a Catania, e quali sono le maggiori difficoltà che incontra RWI a Catania?
“Personalmente non amo sciorinare numeri e statistiche spersonalizzanti e che descrivono persone e vite come una massa “nera” informe, quando invece stiamo parlando di uomini, donne e spesso giovanissimi che hanno storie difficilissime anche solo da raccontare. Quello che posso dire, se vogliamo parlare di dati, è che sicuramente a Catania, così come in tutta la Sicilia, vi è l’esigenza di rispondere con urgenza ai bisogni di minori e neo maggiorenni che non possono di certo sostenere una gestione dell’accoglienza spesso non all’altezza dei bisogni di questa categoria in aumento e particolarmente fragile.
Refugees Welcome sul territorio di Catania si sta infatti concentrando proprio sul promuovere l’accoglienza in famiglia di ragazzi e ragazze che arrivati come minori non accompagnati, giunti alla maggiore età vengono catapultati nel realtà dei centri di accoglienza, realtà spesso molto difficili e complicate anche per gli adulti, o ancor peggio abbandonati a se stessi.
Questi ragazzi nel periodo trascorso in comunità per minori hanno spesso intrapreso un percorso di scolarizzazione ed un reale processo di integrazione nel tessuto sociale di riferimento; purtroppo tutto ciò al compimento della maggiore età viene polverizzato e anche l’impegno profuso da molte realtà virtuose, nonchè risorse economiche investite, vengono resi vani.
A Catania, dopo appena tre mesi dalla nascita del gruppo territoriale e dalla presa di contatto con le famiglie interessate al progetto, è stata appena avviata la prima accoglienza in famiglia di un giovane gambiano, neo maggiorenne. E siamo sicuri che questo sia solo il primo di una lunga serie”.
Quali sono i referenti catanesi di RWI?
“RW Catania è costituito da un gruppo di volontari che operano a stretto contatto con realtà già presenti sul territorio, ritenute virtuose e affidabili, a cui far riferimento e con cui fare rete”.
Spesso, l’immaginario collettivo è indotto a pensare che chi s’interessa specificamente di volontariato non abbia null’altro da fare nella vita. Sfatiamo questo “immaginario”: chi è Valentina Ballelli?
“Sono una donna di 35 anni che per caso è nata dalla parte fortunata del pianeta e che ha potuto studiare, viaggiare e lavorare in giro per il mondo e costruire con tutta serenità e libertà la persona che oggi sono. Oggi sono anche mamma e lotterò affichè mia figlia abbia i miei stessi diritti e possa vivere in un mondo multiculturare dove ogni persona possa essere artefice del proprio destino e possa decidere di non arrendersi”.
Orazio Vasta