Ad Aci Trezza, nell’area dei basalti, una piccola oasi naturale, i monumentali alberi di mimosa hanno subito un vero e proprio scempio. Artefici non sono stati ignoti Attila-venditori abusivi di mimose dell’8 marzo ma l’“Attila”, in questo caso, ha una identità precisa: il Comune di Aci Castello.
Tecnicamente, questo scempio si chiama capitozzatura. Ma chi ha ordinato tutto questo sa che un albero, dopo la capitozzatura, aumenta il tasso di crescita, nel tentativo di rimpiazzare rapidamente la superficie fogliare perduta, necessaria per fornire nutrimento al fusto ed alle radici? E che non rallenterà la crescita, fino a quando non avrà raggiunto più o meno la stessa grandezza di prima della capitozzatura?
“Per ironia – evidenzia “Technogreen” – molti tagliano i loro alberi perchè così pensano di renderli più sicuri! In alcuni regolamenti comunali la capitozzatura è vietata, perchè possibile fattore di rischio per la cittadinanza. Capitozzare un albero ti fa apparire una persona folle o crudele. Più si diffonde la comprensione su quello che significa realmente capitozzare e minore sarà la stima nei confronti di chi lo fa (o lo fa eseguire). Magari puoi fare capitozzare un albero per godere di una bella vista sul mare, ma ci saranno sempre più persone, i tuoi vicini di casa, i tuoi amici, che vedranno invece un albero macellato con il mare sullo sfondo”.
“E’ normale tutto questo? – dichiara Antonio Castorina, presidente del Centro Studi Acitrezza (CSA) -. In un’area naturale al cui interno trovano riparo varie specie d’animali e che è l’ultimo lembo dove poter vedere l’Aci Trezza di un tempo, vengono capitozzati gli alberi di mimosa – che già dalla settimana prossima avrebbero iniziato a fiorire – e cosa ancor più grave è stato tagliato di netto uno di essi.
Abbiamo presentato formale istanza al sindaco ed all’assessore al ramo del Comune di Aci Castello, per chiedere lumi su tale intervento, a nostro avviso totalmente fuori luogo. E’ un’area unica nel suo genere, che va tutelata!”.
Orazio Vasta