Biagianti e Higuain. Baldanzeddu e Dani Alves. Scoppa e Pjanic. Buttate giù così, queste tre coppie di nomi di calciatori sembrano non aver alcun significato rilevante. In realtà, dopo un’attenta riflessione, si arriva a capire che la differenza tra chi comanda in Italia da oramai tanti anni, la Juventus, e chi invece si trova a metà classifica in Lega Pro come il Catania è un qualcosa di abissale. La Vecchia Signora ha una rosa da un valore si avvicina alla soglia dei 450 milioni di euro, la società etnea di ben 90 volte inferiore alla dominatrice del campionato italiano.
Nulla di può ovvio, si potrebbe tranquillamente dire. E se il confronto si allarga alle big d’Europa viene quasi da sorridere. Basti pensare ai 105 milioni pagati dal Manchester United per avere Paul Pogba o ai 50 sborsati dal Manchester City per avere dallo Schalke 04 Sanè. Cifre folli che, a certi livelli, non vengono spese forse nemmeno in dieci anni. Però, vedendo i risultati delle due inglesi, probabilmente non sembra l’assioma più spendi più vinci costituisce verità assoluta. E gli esempi potrebbero fioccare all’infinito.
C’è qualcos’altro che però colpisce fortemente. Per spiegarlo occorre partire da uno studio effettuato da Bwin che rivela come la capitale degli investimenti nel mondo del pallone sia Londra con la bellezza di 459 milioni di euro spesi nella sessione di calciomercato della passata estate. Numeri da capogiro. Ciò che però farò riflettere è che a concorrere e contribuire non sono state solo le tre big londinesi, ossia Chelsea, Arsenal e Tottenham, ma anche squadre di secondo piano, come West Ham e Crystal Palace. Il punto è proprio questo. Ciò che differenzia la Premier League dalla Serie A è la possibilità che hanno quasi tutti i club di fare un certo tipo di mercato. Per fare un esempio, i 24 milioni spesi dal West Ham per acquistare Ayew sono un qualcosa di impensabile per squadre italiane di medio livello. Questo dipende da molteplici fattori, come gli stadi pieni, ricchi proprietari che decidono di investire e un gestione dei diritti tv molto equa ed equilibrata. Insomma, una distanza davvero di anni luce con quello che accade in Italia. Sotto tutti i punti di vista.
Quindi a contare e a pesare è, senza alcun dubbio, anche l’organizzazione e l’impianto del sistema calcio nel suo complesso. Poi appare fin troppo chiaro, ovvio ed evidente che le risorse di un club di Serie A sono superiori e maggiori rispetto a uno di Lega Pro. Però quando parliamo di una squadra come il Catania occorre anche ricordarsi dell’importanza di una piazza, che, ai tempi di Montella, ha persino sfiorato la qualificazione in Europa. La sua decadenza dipende da molteplici fattori e non solo dalle regole del mondo del mercato e del pallone. Ma, a volte, appare lecito chiedersi come diventerebbe il nostro campionato e cosa accadrebbe se ci fossero tanti West Ham. Probabilmente resterà solo una curiosità. Ma chissà che il tempo non ci smentirà categoricamente