“La figura di Cristo nei sonetti di Tarquínio Antero de Quental” è stato l’argomento che Salvatore Statello ha trattato, nei giorni scorsi, durante un pubblico incontro a Catania, presso la Scuola “Pizzigoni”, organizzato dall’Archeoclub d’Italia, sede di Catania, presieduto dalla prof.ssa Giusi Liuzzo.
Come noto, da anni, il prof. Statello è uno studioso della cultura portoghese e diverse sono le sue pubblicazioni su Ines de Castro, personaggio storico-letterario, diventato lungo i secoli un topos della storia letteraria lusitana. Questa volta il suo interesse si è focalizzato su Tarquínio Antero de Quental, uno dei più grandi poeti portoghesi, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento. Poeta ribelle, nato nelle Isole Azzorre, come altri dello stesso periodo sparsi in varie nazioni europee (basti ricordare Baudelaire, Verlaine e Rimbaud in Francia, Wilde in Inghilterra, Mihail Eminescu in Romania…) che appartengono, latu sensu, a quella schiera di “poeti maledetti”, è considerato dagli studiosi “il Leopardi lusitano”. Vari sono stati i suoi interessi letterari, politici e filosofici.
Dal punto di vista poetico la sua opera più importante è ritenuta “Os Sonetos Completos”, pubblicata definitivamente nel 1886. Per l’elevatezza dei contenuti e per la perfezione stilistica raggiunta, insieme a Luís de Camões e Maria Manuel Barbosa du Bocage, egli forma la triade dei grandi poeti lusitani in questo genere letterario. I temi affrontati, generalmente, sono quelli metafisici. Si può dire che queste composizioni sono “filosofia in versi”.
Pur non riuscendo a risolvere il suo problema con la divinità, da cui si era allontanato dallo stereotipo acquisito nella prima giovinezza, rimanendo sempre in un rapporto di odio e amore, diverso è stato quello con Gesù Cristo. Discepolo, soprattutto di Ernest Renan, Joseph Proudhon e Frederic Feuerbach, per lui la missione di Cristo è stata soltanto quella sociale e rivoluzionaria; ed è talmente il suo atteggiamento “affettuoso” verso Gesù, tanto da farne spesso riferimento nelle sue composizioni e da dedicargli cinque sonetti.
Approdato ad un pessimismo ontologico, oltre che al Nirvana, ed afflitto da problemi psichici, egli stesso mise fine alla sua vita l’11 settembre 1891, due mesi prima della scomparsa di un altro grande poeta, Rimbaud! Aveva 49 anni. La lettura lirica, intercalata lungo il discorso, è stata curata da Marinella Scordo.
Corrado Petralia