Diverso tempo fa riportammo la notizia dell’arresto di un marito violento in un Comune della Provincia di Catania. Uno dei tanti, purtroppo, episodi di violenza sulla donna che nei casi più gravi sfociano anche nel femminicidio. Questo no. La vittima in questo caso ha smesso di esser tale e si è ribellata. Ha denunciato ed ha riconquistato la propria vita.
Questa donna ci ha contattato in redazione e ci ha chiesto di poter raccontare la sua storia affinché si possa comprendere che denunciare serve e che una via d’uscita al tunnel della violenza domestica esiste. E ci ha raccontato il suo vissuto con parole semplici ma cariche di emozione. Un racconto che vale più di mille conferenze o dibattiti e che speriamo serva a chi riconoscendosi possa trovare il coraggio di ribellarsi.
“Voglio lanciare un messaggio a tutte quelle donne che non hanno la forza di ribellarsi ad un uomo che le sottomette. Un messaggio a tutte le donne che credono di essere sole; che credono che le forze dell’ordine non le possano aiutare e che sono convinte di non valere più niente.
L’unico modo che ho per lanciare questo messaggio e raccontare la mia storia, che è la storia di una donna persa e poi ritrovata.
Per anni ho subito violenza fisiche e psicologiche da un uomo che sfogava su di me la sua debolezza. Oramai ero diventata nulla non ero più padrona della mia vita. La ragazza che prima di incontrarlo aveva tanta gioia di vivere si era completamente trasformata.
Continuavo a stare con lui con la speranza che un giorno la mia vita sarebbe cambiata ma la vita di una donna accanto a un uomo simile non può cambiare. Ho sopportato ogni cosa a tal punto di distruggere quasi me stessa. Sono caduta talmente tanto in basso che oramai non avevo più le forze per risalire.
Ero sola, senza nessuno che mi aiutasse a riprendermi. Guardavo i miei figli e non erano più in grado nemmeno loro di darmi forza.
L’aiuto di cui avevo bisogno mi è arrivato da una ragazza conosciuta proprio in quel periodo in chat. Una ragazza che aveva vissuto una situazione simile alla mia e che ha fatto una cosa semplicissima: mi ha ascoltata come non mi ascoltava nessuno da tanto tempo.
Sapevo che non avrei potuto affrontare quella situazione da sola e ho quindi deciso di denunciare tutto ai carabinieri. L’idea di denunciare mi era passata per la testa tante volte ma ho sempre pensato che le istituzioni non avrebbero potuto aiutarmi, perché è questo il messaggio che passa in televisione e sui giornali.
Ma ero talmente caduta in basso che quella mi sembrava l’unica soluzione possibile. Ho incontrato un maresciallo dei carabinieri che si occupa di femminicidio, a cui ho fatto la promessa che non sarei mai più tornata sui miei passi e lui ha promesso a me che mi avrebbe aiutata in ogni modo possibile per quello che gli era possibile.
Nel giro di pochi giorni si è occupato personalmente del caso e mi ha tenuta informata ogni giorno su tutti gli sviluppi. Questo mi dava la forza per continuare a fare quello che avevo iniziato.
Oggi sono una donna autonoma, io e i miei bambini viviamo in tranquillità. Ho un lavoro, ho indossato di nuovo il sorriso di chi ama la vita e sopratutto quell’essere debole è in carcere. Il messaggio che voglio dare e che in ogni situazione c’è sempre una via d’uscita, basta solo trovare la forza dentro se stessi e permettere alle istituzioni di darti una mano.
Prima di amare gli altri amiamo noi stesse! L’unico amore che rimarrà per sempre”.